Profumo d’addio

Mi svegliai con il suono degli uccellini nell’aria ancora calda di ottobre e il rumore di un cancello aprirsi tra le prime note della mattina, e pensai che qualcuno fosse uscito a prendere le sigarette.

Nelle lenzuola bianche ero stranamente sola eppure non cercai nemmeno un pezzo di lui accanto me, come se il mio corpo fosse ormai abituato alla sua assenza, rimasi così aggrovigliata tra la mia pelle solitaria e i miei pensieri agitati.

Gli occhi socchiusi tra un sogno lontano e la realtà, così vicina a me, che non volevo sostenere quando avrei lasciato le lenzuola fragili della mia solitudine per andare ad affrontare l’incertezza di me e lui, così traballante, così straziante, come una corda di violino mai accordata e suonata all’infinito.

La sera prima ci aveva lasciato spezzati e distrutti nella nostra ennesima discussione, nella paradossale incomprensione della nostra coppia che continuava a tenerci legati , mai così distanti e mai così uniti abbastanza da sostenere il peso immenso dell’amore.

Come due calamite che si attraggano e respingono a vicenda, eravamo in quella gravità di mezzo che per tutti quegli anni intensi di convivenza non ci aveva permesso di essere liberi o di appartenerci profondamente.

Eravamo due anime innamorate destinate a non incontrasi mai veramente, come rette parallele di un cuore sordo e muto, così vicine da non sfiorarsi mai pur rimanendo nella stessa identica traiettoria.

Quando scesi dal letto avevo il cuore pesante e la sensazione che sola, da quel momento, lo sarei stata veramente.

Guardai la casa straniera in cui ero appena arrivata e il senso di vuoto si fece persistente, come se fossi inadatta a me stessa, all’amore e a quel luogo, come se mi mancasse la cognizione fondamentale per poter affrontare il presente con consapevolezza e sicurezza, era come il primo giorno di scuola, mi sembrava che avevo ancora un bagaglio pieno di cose da imparare e non fossi pronta per esistere nel mondo.

Guardai intorno a me. C’erano buchi di vuoto ovunque, l’inevitabile immagine della mancanza.

Le sue valige non c’erano più, i suoi vestiti sparsi dappertutto erano spariti, le sue scarpe sotto il letto che tanto mi davano fastidio erano scomparse insieme a lui.

Andai in bagno e il primo vuoto che notai fu quello del suo accappatoio blu appeso al muro, quello che gli avevo regalato io stampandogli uno stemma con le sue iniziali. Un regalo di Natale forse, o di compleanno. Di regali ne avevamo fatti così tanti l’uno l’altro, i ricordi sbiadiscono sempre prima delle emozioni.

Nel bagno il suo profumo era ancora così tangibile, una fitta bruciante nel petto che stordiva tutte le mie sensazioni.

Appoggiati alle mensole aveva lasciato il suo bagnoschiuma, il suo shampoo e il suo deodorante, segni di una quotidianità ormai finita.

Feci per buttarli, ma toccarli era un po’ come toccare lui. Lì lasciai lì, abbandonati come mi sentivo io.

Mi vestii con tutta la calma che riuscivo ad avere e andai alla spiaggia dietro casa mia, e il mare mi accolse sempre molto fedelmente. Le onde infrante sulla spiaggia mi toccavano piedi e caviglie, e con quel profumo di salsedine provai a guardarmi dentro, come non avevo mai avuto il coraggio di fare prima.

Mi fu subito abbastanza chiaro che non ero più innamorata di lui da tempo, eppure come sempre era stato lui a decidere per noi, e questo faceva un male incredibile con cui mi sembrava difficile dover convivere.

Avevo dato tutto a quell’amore travolgente, struggente, disarmante. Avevo dato tutta me stessa.

Così, con quei pensieri non c’era più profumo di mare, ma un profumo d’addio incredibilmente intenso.

Un addio a quella parte di me che esisteva con lui, a quell’amore, ai sogni fatti con esso e a tutti gli anni trascorsi insieme.

Mi decisi a dire addio anche al mare e a tornare a casa.

Aprendo la porta, per un attimo, non sentì più profumo d’addio, di profumo sentii il mio.

E per quell’attimo il mio profumo mi sembrò buonissimo.

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Discussioni

  1. Ciao Tiziano,
    ti ringrazio per avermi letta e per aver compreso l’intensità che speravo di riuscire a trasmettere con questo piccolo racconto.
    C’è bellezza nel tuo commento, mi piace molto come descrivi la percezione del profumo nelle stanze di una relazione che non funziona più, mi ha veramente avvolta come frase.
    Grazie anche per lo stile, del quale merito va anche il mio essere femminile, che tocca inevitabilmente corde delicate come queste.
    Le tue domande, che vengono spontanee, fanno piacere perchè in una conclusione così veloce vuol dire che riesco dare curiosità al lettore del dopo quel profumo.
    Per risponderti concretamente dovrei andare a incrinare quel confine labile di mistero fra realtà e narrazione, il racconto si ferma alla bellezza del profumo della protagonista e credo che questo le possa bastare sia nel caso che lui sia tornato, sia che abbia scelto di seguire la sua strada da sola. Quello di cui sono certa è che ancora oggi, sicuramente, il suo profumo solitario è buonissimo.

  2. Ciao Marta, è davvero coinvolgente la descrizione di questo addio e del profumo che si percepisce nelle stanze di una relazione che non funziona piú. Mi piace il tuo stile così delicato e attento. Mi verrebbe da chiedere: lui è piú tornato? O quella casa, da allora, ha solo il profumo della protagonista?