Verso la Resistenza

Serie: Cyberfobia - capitolo 1


Guardò per un istante quel grande palazzo e vide sbucare dalla finestra ancora rotta le teste della madre e del fratello e sebbene Jutta avesse la maschera appannata a causa delle lacrime che scendevano copiose sul suo volto, non aveva intenzione di tornare indietro, di fingere ancora una volta di essere lei il capro espiatorio di tutti i loro mali, perciò tornò a guardare dritto davanti a sé ed iniziò a correre.

Non era difficile per lei orientarsi nel suo distretto siccome era abituata a camminare in lungo ed in largo, alla ricerca continua di provviste e di baratti convenienti da fare e non appena capì in che direzione stesse correndo, continuò a correre dritto davanti a sé, con Atum che la seguiva entusiasta, il quale stava probabilmente cercando di capire dove fossero diretti o forse, era solo felice di potersi fare una corsa senza limiti, chissà.

Quando l’affanno sopraggiunse, Jutta si fermò e dopo aver posato lo zaino per terra per far riposare le spalle lesionate che le bruciavano come lava incandescente, la giovane iniziò a guardarsi intorno mentre riprendeva fiato: era quasi al confine del distretto otto e se a sinistra riusciva a scorgere le strutture del distretto sette, davanti a sé vedeva le lande desolate dove non vi era nulla ad attendere alcun essere vivente, eccetto i trovatori.

Il suo unico problema si ergeva a destra, alto ed inquietante: era un tripoide.

Jutta non era mai stata in altri distretti e non sapeva nemmeno se la polizia l’avrebbe perseguitata se avesse cercato di intrufolarsi in altre zone abitate dai pochi superstiti sopravvissuti all’Ultima guerra; era però, riuscita ad andare oltre al confine, diretta verso le lande desolate in qualche occasione e sapeva che prima di varcare il confine delimitato proprio dalla presenza del tripoide, doveva prima passare la scannerizzazione della popolazione che si attivava di sera, esattamente alle undici.

Guardò l’orologio: erano le dieci e cinquantatré di sera, quindi si concesse un sospiro di sollievo mentre ancora stava recuperando il fiato assieme al suo cane il quale aveva fatto annebbiare tutta la maschera. Jutta decise di togliergliela ed infilarsela nello zaino, anche perché tra qualche minuto sarebbe entrata in un posto decisamente meno sorvegliato.

Jutta avrebbe potuto fare a meno di correre, ma dentro di sé, da quando aveva iniziato la corsa fino a quando era arrivata al confine, non aveva voluto altro che scappare, di liberarsi finalmente da quel peso enorme che la perseguitava rispetto al sentirsi inutile per loro ed un peso anche per sé stessa.

Alzò la sua maschera antigas sulla testa e si prese un momento per abbracciare Atum, il quale ricambiò con affettuose leccate sul viso della ragazza.

Il tripoide che distava almeno trecento metri da lei, iniziò a fare suoni metallici: era un robot gigantesco, alto almeno una trentina di metri, comprensivi delle lunghe gambe metalliche e sottili come lame di spade che affondavano nel terreno, aguzze e temibili. Jutta alzò lo sguardo al di sopra delle gambe di quell’automa composto da chissà quale materiale e osservò come nel suo gigantesco ventre fosse in atto un processo del quale Jutta poteva solo intravedere una sorta di luce blu: capì subito di cosa si trattasse, quindi si rimise la maschera sul volto e una volta inginocchiatasi, coprì il volto di Atum col proprio piumino imbottito e guardò al volo l’orologio: le dieci e cinquantotto.

Come previsto da Jutta, il tripoide iniziò a spruzzare tanti diversi e lunghissimi getti di liquido blu avente lo scopo di disinfettante lungo tutto il perimetro del distretto. Il tripoide non aveva bisogno di muoversi in quanto i getti di liquido riuscivano a toccare praticamente ogni angolo del distretto, compresa una manica del piumino della ragazza.

Quando il getto si fermò, ella liberò il cane dalla stretta, quindi si tenne pronta per il prossimo passaggio che l’essere robotico stava già eseguendo (sempre senza muovere le gambe ma solo il corpo), ossia la scansione del territorio: Jutta non aveva mai capito a che scopo il tripoide dovesse contare ogni singola persona presente su quella fetta di territorio dal momento in cui al Governo Ombra pareva non interessare nemmeno un po’ la sopravvivenza dei superstiti, ma sapeva che si sentì sicura quando uno dei numerosi raggi di luce viola attraversarono anche lei ed una piccola luce verde si accese sotto ai suoi piedi per un paio di secondi per poi tornare a spegnersi di nuovo.

Quello era il via libera.

Ora che era stata immessa nel conteggio, nessun poliziotto sarebbe venuta a cercarla.

Jutta accarezzò Atum e dopo essersi tolta di nuovo la maschera, prese un lungo respiro e disse: – ci siamo, si va alla base della Resistenza.

Detto ciò, Jutta rimise lo zaino sulle spalle con una smorfia di dolore sul viso, prese dalla tasca una torcia e si fece luce nel buio delle ormai desertiche lande desolate mentre si incamminava con Atum, il suo fedele compagno, verso l’unica cosa in cui ancora credeva.

Resistere.

“Leggi e principi possono essere rimodulati in base alle necessità del momento”.

– Governo Ombra.

Serie: Cyberfobia - capitolo 1


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Sci-Fi

Discussioni