Panda e Herlig
Erano due semplici ragazzi all’apparenza: avevano una piccola casa in cui ci vivevano da due anni. Lui alto, capelli chiari, occhi scuri e pelle ambrata. Lei alta, capelli e occhi scuri, bella chiara come la porcellana. Non erano né fidanzati, né sposati, avevano una cosa in comune, un segreto in comune. In quel momento si trovavano nella camera di lei quando iniziarono i guai. Lei era seduta sul letto con le gambe incrociate, lui era disteso su una poltrona, guardavano entrambi la televisione.
-Dai vieni a farmi compagnia- gli chiese per l’ennesima volta la ragazza. Ma lui gli rispose sempre allo stesso modo.- Non mi va- era solo una bugia. Era agitato, sentiva che qualcosa sarebbe andato storto e avrebbe rovinato i loro piani.
-Uff- disse lei alzandosi e dirigendosi verso la porta della camera. -Almeno mi dai una mano?- gli chiese senza nemmeno girarsi per guardarlo, abbassando un po’ la maniglia della porta. Lui ci pensò un attimo poi disse: – Abbiamo iniziato questa cosa insieme, quindi sì- si alzò dalla poltrona e si avvicinò alla ragazza. Aprirono la porta, seguirono un lungo corridoio scuro, aprirono un’altra porta sulla sinistra e scesero in cantina. Ad ogni loro passo le scale scricchiolavano e il battito del ragazzo accelerava. Lui l’aveva accordata, le aveva dato appoggio per quella pazzia, e non sapeva nemmeno il perché. Lui non era come lei. Lei era completamente fuori di testa, e forse per questo gli piaceva.
-Hey Panda- così lui la chiamava in modo affettuoso.
-Cosa Herlig?- così lei lo chiamava.
-Ci hai ripensato?- chiese lei seccata.
-No- lui stette zitto e continuò a camminare. Appena le scale finirono Panda chiese a Herlig di accendere la luce, perché era molto buio lì sotto. Lui lo fece. E appena la accese , quel solito nodo alla gola, che gli veniva quando accendeva quella luce, era ricomparso. Lo scantinato era grande, sulle pareti vi erano molti scaffali, con scatoloni l’uno sull’altro appoggiativi. Sarebbe apparsa una cantina normale, se non fosse stato per un piccolo, , Panda l’avrebbe definito insignificante, particolare. Al centro della stanza vi era un lettino operatorio, e questa era solo la parte meno inquietante. Perché sul lettino vi era legato un ragazzo. Era legato così stretto che i polsi e le caviglie erano quasi diventate viola. Era imbavagliato, indossava dei vestiti sudici e sporchi di sangue, il suo sangue. Riki, questo il nome del ragazzo, aveva fatto un grosso errore. Lui, Panda e Herlig frequentavano la stessa scuola, la differenza stava nelle classi che frequentavano: Riki stava al quinto, Panda al quarto perché aveva perso un anno e Herlig stava al terzo perché di anni ne aveva persi due. Riki era famoso a scuola, popolare, era il più bello dei giocatori di basket, con i capelli biondo oro e gli occhi neri, con la carnagione chiara e un magnifico sorriso. Tutta la sua bellezza però lo rendeva una persona davvero cattiva, era un bullo. Tutti lo ammiravano e lo temevano allo stesso tempo. Tutti tranne due ragazzi. Panda e Herlig lo odiavano. Avevano questo in comune, l’odio per un ragazzo. Herlig ,un pomeriggio, si accorse di quanto la ragazza odiasse Riki, così decise di parlarle. Chiacchierarono tutto il pomeriggio e così fecero per diversi mesi. Più Herlig conosceva Panda, più si accorgeva di un lato oscuro della ragazza. Un pomeriggio lei gli propose un piano che a lui sembrò assurdo, ma che accettò comunque: avrebbe rapito Riki, l’avrebbero rinchiuso in una stanza e l’avrebbero torturato. Così acquistarono una casa (che grazie ai loro lavori pomeridiani poterono pagare) e misero in atto il loro piano. Rapirono Riki in una calda giornata estiva, il sole era cocente e il ragazzo stava tornando a casa. Panda l’avvicinò con una scusa, lo drogò e Herlig le diede una mano per caricarlo in macchina. Da allora Riki era stato legato al lettino e torturato. I due lo dissetavano, sfamavano e lo curavano quanto bastava per tenerlo in vita. In quel momento piangeva e guardava lherlig. Riki sapeva che lui aveva un cuore mentre invece la ragazza era di pietra. Lei infatti appena lo vide sorrise, prese un coltello e con i polpastrelli sfiorò le profonde ferite che il ragazzo aveva sul viso, sulle braccia e sulle gambe. Riki piangeva ancora più forte e cercava di gridare, ma il bavaglio alla bocca non gli permetteva quell’azione. Herlig stava per sentirsi male, un conato di vomito gli risalì in gola. Trovò il coraggio di dire: – Aspetta non è meglio farlo alzare? Almeno per un po’, ho sentito che così avrà probabilmente il collasso degli organi e se succede davvero come continuiamo a torturarlo?- sembrava convincente infatti la ragazza accettò la proposta. Herlig lo slegò e lo mise in piedi.
-Perchè non lo laviamo?- lei acconsentì, li lasciò andare al piano di sopra e i due ragazzi si chiusero in bagno.
-Ti tolgo il bavaglio dalla bocca, non gridare, voglio aiutarti- intimò Herlig a Riki. Quest’ultimo annuì e l’altro gli tolse lo straccio che gli impediva di parlare e gli disse: Ti faccio uscire dalla finestra, grazie a Dio siamo a piano terra, tu corri, vai a chiedere aiuto, non guardarti indietro, chiedi aiuto e indicagli questo indirizzo, capito?- lo guardava fisso negli occhi.
-Ma lei ti ucciderà- sussurrò Riki.
-Non preoccuparti per me, vai, scappa e chiedi aiuto- ripeté Herlig, che aveva paura, sapeva che Riki aveva ragione, ma non poteva scappare. Riki si allontanò abbastanza velocemente, e Herlig pregò affinché mandasse i soccorsi al più presto. Intanto Panda si era insospettita e aveva chiesto a Herlig spiegazioni. Lui le aveva propinato una scusa e lei sfortunatamente non ci aveva creduto. Con le sue abilità di scassinatrice aveva aperto la porta, ma non aveva trovato né Riki né Herlig, perché anche quest’ultimo aveva deciso di scappare. Panda lo inseguì.
-Io mi fidavo- gli gridava mentre piangeva e correva verso di lui, si sentiva tradita e questo le faceva crescere un’ira incredibile.Herlig aveva paura, correva, correva e sudava, il cuore gli andava a mille e piangeva. Pensò a tutti quei momenti orrendi che aveva passato in quella casa, il conato di vomito si rifece strada in gola e lui fu così distratto, che cadde su una radice di un albero. Non fece in tempo a rialzarsi che Panda lo raggiunse. Che bastardo era il destino. Si trovavano in uno spazio aperto e lui era inciampato sull’unica radice presente in giro. Panda lo assaltò, lo fece rialzare e lo prese a pugni, gli gridò contro, iniziò a piangere. Lui la abbracciò e qui commise il suo più grande errore. Lei lo pugnalò alle spalle. a lui mancò il fiato.
-Ti pugnalo alle spalle come tu hai fatto con me- gli sussurrò Panda all’orecchio, poi lo lasciò cadere in avanti.
-Tu eri tutto per me e mi hai tradito, se oggi non morirai, dovrai vivere con la paura che un giorno ti troverò e quel giorno saprai cosa significa trovarsi all’inferno- poi si voltò e corse via. Herlig pensò seriamente che quella fosse la sua ora. Ma poco dopo arrivarono Riki e i soccorsi. Lui riuscì a dire:- Lei è scappata e vuole uccidermi-
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