
ACCA
Non sono un accademico della crusca: troppo grezzo, integrale. Meglio della farina doppio zero: O+O=O più raffinato, anche se per necessità uso sempre quella senza glutine.
Tutto quello che penso lo scrivo, e quindi è tutta farina del mio sacco: un sacco di ca***te.
“Ogni tanto mi ritorna in mente,
bella come sei, l’acca che vorrei”.
Povera lettera “h”, che scarsa considerazione la lingua italiana ha di lei. Una lettera bistrattata da tutte le altre, una povera cenerentola dell’alfabeto, una vera e propria lettera di servizio: al servizio di altre ben più blasonate come la “c” e la “g”, ma che in valore assoluto sono ambigue perché hanno bisogno dell’acca per definirne la durezza.
Da sola l’acca non vale niente. Però davanti alla “a” dà valore e possesso: “egli ha!”. Non sappiamo cosa ma non ha importanza. L’importante è avere.
Dobbiamo fare attenzione a dove la mettiamo. Se per esempio scriviamo:
“ho un hobby e vado da Obi”,
vuol dire che abbiamo studiato per il bricolage. Se invece scriviamo:
“o un obby e vado da Hobi” ,
vuol dire che non abbiamo capito un’acca. E poi è una lettera impronunciabile, trasparente. Che alitiamo per scaldarci le mani:
“hhhhhhhhh, hhhhhhhhh!”
Nel dizionario non esistono parole che iniziano con la lettera acca, solo parole straniere:
hobby, hacker, handicap, hard-core, hangar, hamburger, harem, hippy, hovercraft ecc.
Io voglio farla contare ( h1 h2 h3 affondato!) più che nella matematica nella grammatica.
Come simbolo si scrive “h” mentre per esteso scriviamo acca (per me va bene anche con una “c” sola, tanto le doppie le scartiamo).
Fantastico! Una lettera che contiene più lettere. Allora perché non utilizzarla per intero, nella sua pienezza?
Così accademico si scriverà “hdemico” con un risparmio di ben tre lettere, di tempo, di carta e d’inchiostro. Una lettera davvero ecologica e con questa logica vi do un esempio, e tra parentesi la traduzione per chi ha la mente anelastica:
“Hdde che un hdemico andando ad Hpulco si hlorò: Hrdo vieni h`in hppatoio. Fhldo!”
(Accadde che un accademico andando ad Acapulco si accalorò: Accardo vieni accà in accappatoio. Fa caldo!) 23 lettere risparmiate!
Di certo, nel giorno di Dante – o meglio Dante dì -, questo discorso farebbe inorridire il nostro “toscanaccio” nazionale, tanto decantato da un narratore “benigno”, ed un posto all’inferno me lo troverebbe di sicuro.
Ma non me ne curo, anzi di loro me ne faccio un boccon solo, con la pasta ai “toscanacci”.
Forse il mio ragionamento è senza senso, però ho scoperto di non essere solo. Ho notato tanti seguaci che scrivono cartelli:
APERTO H24 e NON SOSTARE H24 leggendo acca 24.
Sono stato abbastanza chiaro e limpido nel mio ragionamento e spero si faccia strada negli Italiani l’idea che degli hdemici della Crusca non ce n’è bisogno – anche perché della lingua italiana hanno una semplice “infarinatura” .
Son contento, mi do una ph sulla spalla.
Hdemici della Crusca:
“H`nissiun è fess! “
(napoletano – Accà nissiun è fess)
“Porca vh! Te ghpì?”
(triestino – Porca vaca! Te ga capì?)
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco
Genius, storiella bislh ma httivante! Bravo!
Scrivendo in questo modo poco hdemico ho un futuro d’httone, sono sulle orme di Paolini.
Pasolini
L’ho letto col sorriso sulle labbra e non di meno con senso di meraviglia per il gioco di parole e la riflessione molto ben argomentata sulla H. Mi complimento per l’abilità nello scriverlo e spiegarlo, oltre che per l’idea sottile. Apprezzato. Per provare…un Hlorato racconto!
Le tue parole dette d’impeto e non tirate per la gih
le custodirò nel cuore sigillate con la ceralh.
Mi hanno dato gioia e per le mie orecchie il vigor di una Polh.
Purtroppo la batteria è scarsa, mi resta solo una th.
Ti ringrazio di aver letto e condiviso la mia storia in h.
È meglio che la finisca quà perché sono in partenza per Dh. (!!!)