
ANGELI NEGRI
Fausto Leali è un cantante famoso, come lo era stato Coppi, Fausto è stato un eccezionale scalatore delle classifiche di vendita con tanti successi alle spalle. E sulle spalle porta un cognome impegnativo: Leali. Di quelle ali non ne parla mai, anche se inconsciamente sono una parte di sé. Sono ali che lo hanno fatto volare alto nelle hit parade, con tante canzoni che i giovani d’oggi non ricordano più.
Aaa Chii..…...gli chiede quale canzone “sente” di più risponde: “Angeli negri”. La canzone parla di un bambino negro che si rivolge ad un pittore chiedendogli di dipingere sopra l’altare non solo angeli bianchi ma anche un angelo di colore.
Una notte Fausto fece un sogno.
Quell’angelo, tante volte cantato, gli apparve davanti nella sua maestosità, leggero nell’aria, a sfidare le leggi che la gravità impone a noi esseri umani. Non muoveva le ali e ciò lo stupì, lui lo aveva sempre immaginato volare come una creatura del cielo ma l’angelo non era di questo cielo. “Cielo! Ho visto cose dell’altro mondo in questo mondo che voi umani” pensò, “ma lo so, è solo un modo di dire sentito in un film. Ma è un sogno o anche un segno?” continuò. Era un sogno che lascerebbe in tutti un segno ma in quel mentre Fausto non se ne avvide; trasalì rimanendo immobile ad ammirare quella celestiale bellezza. Non credeva negli angeli, cantava “Angeli negri” non per fede ma per caso, ma il successo non venne per caso, tanto era il lavoro dietro, l’ostinazione, la ferrea volontà di arrivare. Ora era lì, non sapeva che ora era, era ora di cena? Forse. Il tempo ora non aveva più importanza, si era fermato lì, e non a Eboli. Così rimase incantato fintanto che l’angelo negro disse:
“Fausto, gli angeli negri esistono, e non solo nelle tue canzoni”.
Il sogno era confuso, Fausto era confuso, il ricordo era per così dire: confuso. Che confusione, come spesso accade nei sogni la psiche, labile per natura, nasconde parzialmente i ricordi facendoli affiorare, come la punta di un iceberg, a sprazzi, rendendo difficoltosa la ricostruzione del sogno nella sua interezza. C’è una lettera, una vocale, la “o” che associamo allo stupore “Oh oh oh!”, che tolta a Fausto ci ricorda e riporta al Faust o al dr. Faust. È un caso? Un presagio infausto per Fausto? Un patto con il diavolo? Una domanda mefistofelica a cui Fausto non poteva dare risposta perché non conosceva molto il Faust e neanche il dr. Faust, come peraltro non li conosco io, ma poco importa, il sogno “must go on”, e non solo per il compianto Freddie, beato su qualche nuvola bianca, di certo vicino all’arcobaleno.
Poi il sogno si fece ancora più confuso, se possibile, ma Fausto non era felice come Carmen, confusa e felice, era allarmato e spaventato. Avvertiva un pericolo, un pericolo imminente. Sentiva di dover scappare via lontano da lì e in fretta, non c’era tempo da perdere.
L’angelo, con quelle ali nere, possenti, in un attimo si librò in cielo, e dall’alto della volta celeste color azzurrognolo lo chiamò:
“Fausto le ali, Fausto le ali!
Spicciati, spicca il volo”
Fausto alzò lo sguardo al cielo per vedere l’angelo. Con le braccia spalancate e le mani protese verso l’alto, nel goffo tentativo di librarsi in cielo, a Dio si rivolse così:
“Tutti son stati leali con me ed io sono stato leale con loro, e questo cognome, che da una vita io porto, non venga sprecato, anzi, mi dia la forza di fuggire lontano, lontano da qui”.
Spuntarono le ali, grandi e stupende, su quelle spalle non proprio possenti. E questo Dio che lo ascoltò impietosito lo accolse con amore, come un vero Dio fa.
Fausto era salvo, ma grande fu lo stupore quando anche una moltitudine di angeli negri lo accolse con gioia, gioia sincera. In mezzo c’era anche l’angelo del sogno. L’angelo negro gli si avvicinò, lo prese per mano e fissandolo dritto negli occhi disse: “Fausto ricorda, io sono il tuo angelo negro.” Poi, con parole profetiche:
“Ti lascerò….. andare, ti lascerò…..vivere, ti lascèrooo, ma sarò per sempre con te”.
Fausto all’improvviso si risvegliò. Era turbato e sudaticcio, ed allo stesso tempo sconcertato e madido di sudore. Le sue mani freneticamente cercarono le ali del sogno, quelle ali che lo avevano salvato, ma non c’erano più, erano sparite.
“Son vivo, son vivo” esclamò con contentezza.
Provò una gioia grande, grande come il mare, grande grande grande come quella provata da Mina (quando evitò di saltare su di sé! Scusate la battutaccia, potevo farne a meno, ma Mina so che non mi mena per questo).
Era stato solo un sogno anche se un po’ agitato, un sogno fortunatamente non “infausto”, che Fausto mai più potrà dimenticare.
Il nuovo giorno era iniziato, doveva continuare il suo viaggio in questo mondo, la musica lo reclamava: “Fausto Mi manchi” un fan sfegatato.
“Io camminerò, tu mi seguirai, angeli braccati noi” era la nuova canzone che doveva incidere quella mattina. Ora aveva la certezza di essere “sotto protezione” di un angelo, di un angelo negro total black, come una guardia del corpo ma totalmente invisibile.
Dopo quella notte così tormentata doveva ritemprarsi, ritrovare tutte le forze.
“Deborah, mia Deborah!” la sua domestica “Ascoltami ti prego: ho proprio voglia di un buon caffè.”

Quale miglior modo per
iniziare la giornata?
~~~~~~~~
Fabius P.: “Diavolo che storia!” Poi, rivolgendomi a mia mamma: “Angela! Mi fai un buon caffè anche a me!”
“Fatelo da solo, c’ho una certa età io!” la risposta lapidaria, d’altronde a 88 anni parlando sempre di funerali, loculi, tombe…..
PS. Nel panorama musicale italiano volevo ricordare anche un altro Fausto: Faust’O, Fausto Rossi, un altro cantante, per chi non lo conoscesse, con ben 15 album pubblicati dal ’77 in poi.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco
Speriamo che i giochi di parole non finascano più, come i rotoloni Regina. Maledizione! Anche la Regina non c’è più, ma Fabius P. c’è. Grazie del commento, mi dà la carica giusta per continuare.
I tuoi racconti sono sempre molto piacevoli da leggere. Scorrevoli e anche divertenti. La canzone che prendi in considerazione come spunto, mi è sempre piaciuta fin da ragazzina. Certo che Leali era veramente avanti con le idee!
È sempre un piacere leggere i tuoi racconti Fabius. Confesso di conoscere poco Fausto Leali, tranne la canzone più celebre (AAAaaaaaaaaaa chii) quindi non ho colto alcuni riferimenti. Mi hai dato però lo spunto per conoscere meglio le canzoni di Fausto Leali. Sui giochi di parole, soprattutto all’inizio, sei sempre un mago. Complimenti!
Grazie Carlo. Hai un motivo per ascoltarle: A chi, Ti lascerò che cantava con Anna Oxa e vincitrice del festival di Sanremo del 1988, Mi manchi, Angeli negri, Deborah, Io camminerò. Sono delle canzoni indimenticabili che fanno parte della storia della canzone italiana.
Per essere leale è il primo racconto che ho scritto con i giochi di parole e risale all’altro anno. Mi era piaciuta l’idea ma non ho potuto pubblicarlo perché troppo corto, solo 300 parole. Così l’ho rielaborato e integrato con le canzoni di Fausto e i miei giochi di parole un po’ più elaborati. È stato il mio primo amore, con le ali di Fausto Fabius P. ha spiccato il volo. Povera mamma, combinazione si chiama proprio Angela; sono sicuro che mi perdonerà, come Mina. Buona serata, buone feste e che l’ispirazione non ci manchi, ti manchi, M.Luisa M.
Grazie. Buona serata e buon uso della tua “lampada” in questo fine anno e nei tanti che verranno.
Ho letto il racconto come se, in alcuni momenti, stessi leggendo una bella favola moderna, originale e giocosa. L’ omaggio a Fausto Leali mi e` piaciuto anche perche`, essendo diversamente giovane, ho avuto modo di scoltare per tanti anni le sue canzoni e apprezzarne la voce un po` roca, ma capace di trasmettere emozioni.
L’ improvvisa comparsa della namma (nel racconto) mi ha un po’ spiazzato, ma anche questo rientra nel tuo stile unico e inconfondibile.
👏 👏 👏