
Aspettando i miei amici
Serie: Picciuotti adolescenti
- Episodio 1: Di notte a ciauliari
- Episodio 2: La storia di Gnaziu
- Episodio 3: Aspettando i miei amici
- Episodio 4: I turisti e zu Pippinu
- Episodio 5: Viaggio a Milanu
- Episodio 6: In tram a Milanu
- Episodio 7: I due gemelli
- Episodio 8: Le fresche notizie dal barbiere
- Episodio 9: La lotteria Italia
- Episodio 10: Il circolo della caccia
- Episodio 1: Davanti a televisioni
- Episodio 2: Il venditore di cianfrusaglie
STAGIONE 1
STAGIONE 2
In quella matina di agostu, vidi quel brindisi fattu in onori del signor Franciscu, non so chi minchia è questo uomo, ma alla vista di quanti lo volleru beni quel giorno era sicuramenti uno canusciutu ca dava travagghiu. Ognunu di quegli uomini gli dedicò due paroli di ringraziamenti e riconoscenza. Iddu era al centro del gruppo, sorridenti, col bicchieri in manu, e calava a testa ad ogni parola ca recivia con soddisfazioni. Mi accorsi che non beveva però. Era comu na statua di un santo, del patrono, immobili e cuntentu, si godìa il suo momentu.
Uno di loro mi vide ca ero davanti alla porta e cominciò a gridari: «Ehi tu, picciuttieddu, ne vuoi travagghiu? Se trasi vedi ca questo signore ti farà cuntentu. Chi fai a quest’ura in giro? Voli a ddiri che cerchi travagghiu, quindi trasi e bevi con noi autri.» Io lo taliai con timore e sorpresa, e facendo di no con la testa mi allontanai velocementi da quel circulo. L’unicu che mi salutò fu Gnaziu u stunatu con un sorriso a venti denti, di più non ne aveva il poverettu.
Mi spostai verso la piazza San Giovanni, dove dovevamo vederci con i miei amici. Non c’era nessuno. Accanto alle alla scalinata della chiesa c’era accostato un signore, aveva circa quarant’anni, pelato, gonfio di panza, basso di statura, mi sembrò un ranocchio, aveva anche le orecchie tese e attente, esse si allontanaunu dalla testa con decisioni, erunu comu due radar pronte a captare qualsiasi suono o persona ca si avvicinava alla sua lapa, dove aveva appena sistemata la frutta fresca. Finutu il presepiu, era fermu che si godeva il travagghiu fattu, sembrava sistemare alcuni difetti solo con gli occhi. Girava la testa e parìa prendere ora una mela ora na pera ora na ficumora e metterla nel modo giusto, mi sembrò troppo esageratu, manco era un pittori!. Taliava la sua opera d’arti e mi parsi che rideva. Poi, uno dei due radar gli feci distogliere l’attenzioni da quel quadru, e si girò di scattu versu di mia. Mi taliò con sguardu sorpreso. Cosa ci faceva a quell’ura un picciuttieddu o canto di iddu, cosa vulìa a frutta? Forse lo mandava la mamma. E così mi disse se vulìa racina, puma, peri, ficumori, vieni talìa, c’è u muluni bello rosso e saporuso, e mi invitò ad avvicinarmi alla lana così da assaggiari quello che vulìa. Feci un segno di no con le mani, che non vulìa nenti e quannu feci alcuni passi per andare via iddu presi un pumo, di quelli belli rossi e duri e me lo lanciò. « Tiè, mangialo per colazioni e poi dici alla mamma ca iu sono sempri qua, nti mia c’è qualità e cortesia.» Io lo presi a volo, lo ringraziai e dando un morso a quella mela mi spostai e mi sedetti sullo scalino poco distanti.
In pochi minuti avevo visto tanto. Una vita ca non mi apparteneva, un respiru del mio paisi che non sapevo. Ero affascinatu da quel momento. Taliava a tutti con curiosità. Mi piaceva tutto quello che girava attorno a mia. Ero comu se fossi entrato al cinema Aurora, a vederi na pellicola nova e che mi stava piacendo tanto.
Un altro scruscio attirò la mia attenzioni, una saracinesca di un altro bar si stava alzando. Vidi un uomo che si muoveva con velocità estrema e siccomi non era tantu distanti di mia lo potei sentiri quello che diceva a sé stessu. Era in ritardo, ce l’aveva con tutti, con sa mugghieri, ca festa dove erunu dovuti andari, facendo tardissimo. Ed era stato fregato dal sonno. Ad aspettarlo c’erano due persone. «Giovà ogni tantu non riesci a spiaccicarti di ta mugghieri! Eh liccu! Ti piaci!»
«A lasciami stari, magari almeno ne valìa a pena, no, è stato il sonno. Mi futtìu!»
«Avanti facci due caffè come li sai fari tu. Pi noi autri il caffè è quello tuo»
«Grazie. Trasiti. Accomodatevi, due minuti e sarete serviti. Siete due veri clienti, grazie.»
E vidi un leggero sorriso sulla bocca del proprietario del bar, il che mi fece veramente piaceri.
Sintìa un po’ di fresco. Sapìa che a brevi la calura di agosto sarebbe stata, al solito, travolgenti. In Sicilia, ma non solo, le estati sono lunghe, caldissime, umide. Una cosa, mi racconta sempre mi patri, che prima non era così, sì c’erano le giornate calde per carità, però si arrivava, mi dice, a goderi questi giorni di caldo estremo. Ma erunu quattro, cinque, guarda, massimo dieci giorni, e questo, un paio di volte durante tutta la stagioni. Oggi è esattamenti al contrariu, ci sono una decina di giorni dove si può respirare, sempri con difficoltà, ma diciamo uno ce la fa, mentre tutto il resto è inferno. Ci sono i diavuli in giro, armati di forchettoni, pronti ad infilzarti e infilarti nel forno, e lì puoi stare, fin quando non ci fai l’abitudine.
Quella mattina assaporai la delizia di un leggero freschicello che ti accarezzava. Mi sembrò essere al di là dell’estate. Mi sembrò ottobre, se non fu che un manifesto non mi portò dritto dritto in pieno agosto. Domani alle ore 20:00, in piazza San Giovanni, parlerà l’onorevole La Pinna, siete invitati tutti a partecipare. Davanti al manifesto c’erunu due anziani, erunu proprio accanto a mia. Uno aveva la camicia sbottonata fino alla pancia, le maniche tirate su che pareva doveva far nascere un vitellino, dai capelli arruffati e da baffuna ritti come setole di una vecchia scopa. L’altro, pochi centimetri più indietro, aveva un paio di occhiali stranissimi, un po’ sbilenchi, grandi, che lo costringevano ogni tre secondi a spostarli su nel naso perché propensi a cadere, pensai chissà quanta pazienza ha quel signore! Fumava una sigaretta con una rapidità impressionante, come se lo Stato , da quel momento, non avrebbe più venduto altri pacchetti, e lui, convinto forse di questo, ne godeva il sapore e i fumi densi, inalando quel veleno socchiudendo anche gli occhi. Finito di pomparsi quella sigaretta dentro, si mise anche lui a leggere l’invito di partecipazione al comizio.
Serie: Picciuotti adolescenti
- Episodio 1: Di notte a ciauliari
- Episodio 2: La storia di Gnaziu
- Episodio 3: Aspettando i miei amici
- Episodio 4: I turisti e zu Pippinu
- Episodio 5: Viaggio a Milanu
- Episodio 6: In tram a Milanu
- Episodio 7: I due gemelli
- Episodio 8: Le fresche notizie dal barbiere
- Episodio 9: La lotteria Italia
- Episodio 10: Il circolo della caccia
Ciao Giuseppe, grazie
Mi è piaciuta molto l’immagine dell’uomo, nel paragrafo finale, che fuma la sigaretta come sapendo già che non ne avrebbero più vendute.
Vediamo, ora, cosa accadrà con questo comizio.