Caduta

Serie: Hýlē


In un luogo senza materia né tempo, una vibrazione primordiale prende forma. Isen appare, incarnando un’idea destinata a farsi realtà nell’Hýlē. Presenze antiche osservano, consapevoli. L’idea parte, pronta a risvegliare mondi che ancora non sanno di esistere.

    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Logos
  • Episodio 2: Caduta
  • Episodio 3: Sinfonia

Lo spazio tra i mondi era vivo. Popolato da ciò che non accadeva.

Ritardi, deviazioni, dimenticanze.

L’idea attraversò quello spazio.

Non scendeva. Non saliva.

Tendeva.

Qualcosa la avvertì. Forme che non avevano mai compiuto il loro viaggio.

Residui.

Memorie interrotte. Pensieri abortiti.

Larve.

Non avevano volontà. Solo bisogno.

Si attaccarono alla vibrazione. La distorsero, appesantendola.

Una di esse si avvicinò ancora di più.

Sussurrò nomi che non esistevano. Verità che nessuno aveva mai pronunciato.

L’idea non si difese.

Proseguì.

Sembrava sempre più lenta. Più fragile.

Isen se ne accorse.

Spostò la mano, un movimento impercettibile.

Il cammino si ripulì, per un solo istante. Ma un’ombra restava, nel bordo.

Aveva contorni netti. Troppo netti per appartenere a quel passaggio. Troppo definiti per essere dimenticata.

Immobile, dietro una soglia che non esisteva più. I suoi occhi chiari non riflettevano nulla.

Isen alzò lo sguardo verso il margine. Verso di lui.

Non parlò.

Più avanti, lo spazio si strinse.

Non per ostacolare, ma per selezionare.

Una piega, una fenditura.

Un residuo di tempo scivolava tra i flussi.

In quella piega, qualcosa suggeriva una deviazione.

Non era voce. Non era forma.

Era un’intenzione.

Un disegno senza autore.

Il cammino tremò appena.

La vibrazione non si spezzò.

Si fece più sottile. Più decisa.

Trovò soglie.

Tutte chiuse.

Sfiorò altre presenze.

Frammenti umani. Corpi mai nati. Ricordi spezzati.

Un uomo sognò una parola che non era di quel tempo. Al risveglio, la dimenticò. Nei giorni seguenti smise di parlare. Un silenzio nuovo, consapevole.

Una bambina disegnò una figura curva, con al centro un cerchio nero. La madre guardò il foglio. Lo gettò senza voltarsi. Quella notte, sognò lo stesso segno. Nel sogno non c’era carta, solo pelle.

L’idea osservava senza giudicare.

Nessuno di loro era pronto.

Proseguì.

Qualcuno sentiva freddo senza motivo.

Altri si svegliavano con il battito irregolare nel cuore della notte.

Qualcun altro si fermava di scatto davanti a una porta chiusa.

L’idea tornò in luoghi che aveva già sfiorato.

Trovava segni di sé.

Un graffio su una parete. Un suono che si ripeteva. Una lacrima non spiegata.

Non era ancora il momento.

Chi la percepiva la scambiava per disturbo.

Per ansia. Per sogno.

Isen osservava. Presente, ma non visibile.

Non guidava. Non forzava.

Sapeva che l’idea cercava il suo tramite nell’Hýlē.

Ogni vita era una possibilità.

Ogni possibilità, un’interruzione.

Dopo eoni, l’aria cambiò.

Non ovunque, in un punto preciso.

Un vuoto cominciò ad aprirsi.

Senza forma.

Pronto a ricevere.

Serie: Hýlē


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Discussioni

  1. Questo brano mi ha fatto sentire come se stessi leggendo qualcosa di davvero confuso e affascinante. C’è questa “idea” che si sposta lentamente, ma sembra sempre in bilico, quasi come se non riuscisse a realizzarsi completamente. Mi ha dato la sensazione di qualcosa di incompleto, come se il tempo fosse in pausa e stessimo tutti aspettando qualcosa che non arriva mai. Mi è quasi sembrato di essere in un sogno un po’ inquietante, ma anche affascinante.