Cogito (e forse per questo non so chi sono)

Non abbiamo mai niente da dirci tu ed io. Eppure abbiamo cercato ogni occasione per dircelo, questo niente. Neanche ricordo più cosa mi piaceva di te. Non so neanche più se fossi veramente innamorata di te. Probabilmente no. I tuoi difetti io non li ho mai voluti vedere. E allora come posso dire di averti amato? È stata più un’intossicazione. Ogni parola che pronunciavi, ogni tuo sguardo, ogni tuo sospiro mi entravano in gola e mi stravolgevano lo stomaco. Forse a vent’anni si ama così, forse a vent’anni l’amore è una reazione fisica. Si dice tante volte che sarebbe stato meglio incontrarsi fra vent’anni. Io credo di averti incontrato al momento giusto. Con te ho imparato ciò che credevo di volere e ciò che so che non vorrò mai più. A vent’anni sei stato la mia esperienza più viscerale. Tra vent’anni ti avrei solo disprezzato. Me le ricordo tutte le notti che ho passato in posizione fetale, come immersa nel liquido amniotico, a sentire questa cosa nel petto che non sapevo controllare. Me li ricordo tutti i difetti che mi sono trovata per cercare di spiegarmi perché per te non potessi essere abbastanza. Mi hai intossicata al punto di farmi pensare di poter portare il peso di un rapporto da sola. Pensavo che metterci tutta me stessa sarebbe bastato a legarci indissolubilmente. Mi fa un po’ ridere ora quella ragazzina, che si muoveva con quei passi goffi e un instancabile slancio. Mi manca anche un po’. Non mi sono più buttata per nessuno. Si potrebbe razionalizzare il tutto, dicendo che sono semplicemente cresciuta, “maturata”. Ma i frutti maturi sono più dolci, e di questa dolcezza io invece non sento il sapore. Sento solo un retrogusto amaro, che nutre la mia necessità di dimostrare di essere più che abbastanza, almeno per qualcuno. E va bene anche che quel qualcuno sia chiunque. E allora dimmi, in tutto questo, tu la maturità dove la vedi?

So solo che continuiamo entrambi a cercare occasioni per dirci il nostro niente. Forse perché quel niente è ciò che resta di un momento in cui non avevamo paura di farci male. Forse perché è l’unica cosa che ci ricorda che si può sempre tornare indietro.

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Discussioni

  1. Uno sfogo, una lettera di addio per un addio che ancora non arriva. Forse una dichiarazione programmatica di dire addio. Mi spiazza per il confine temporale labile e confuso fra il “prima”, l’innamoramento sebbene inconsapevole perché acerbo, ed il “dopo”, quando la consapevolezza è arrivata ma, ancora, non ha portato a quell’addio.
    Bello, molto.