Come l’aurora
Quella notte era la prima in cui riusciva a riposare da quando aveva deciso di cambiare città, casa, vita. Le ore continue di luce avevano completamente fuso il suo ritmo-sonno veglia e in quella settimana si era spesso ritrovato a vagare in una città che avrebbe dovuto essere inghiottita dal buio, ma così non era. Così non aveva dormito, ma aveva pensato, pensato, pensato. Che poi era quello che gli era sempre venuto bene: pensare e mai agire. L’unica volta in cui aveva preso una decisione se la ricordava bene: era un caldo pomeriggio di agosto e durante un turno terribile in ospedale aveva pensato “ma come sono arrivato qui? Ed è davvero qui che voglio rimanere?”. La risposta, in cuor suo, la sapeva bene, ma sapeva bene anche di avere paura. Paura della vita, paura di quello che avrebbe significato abbandonare tutto e ricominciare da zero.
La verità era che non aveva niente per cui combattere, niente per cui svegliarsi la mattina se non un lavoro che aveva scelto, ma non aveva mai amato fino in fondo. Faceva l’infermiere, ma quel giorno si era chiesto quali fossero state le motivazioni che l’avevano spinto a intraprendere quella strada e la verità era che non lo sapeva. Come si poteva fare quel tipo di lavoro senza avere qualcosa che ti spinge da dentro? Non ci aveva mai pensato. Era arrivato lì, ma senza sapere come e perché. Aveva vissuto la sua vita come un semplice spettatore e questo, quel giorno, aveva iniziato a tormentarlo. Non sapeva più chi fosse, ma sapeva che aveva fretta e voglia di scoprirlo.
A quel punto aveva capito che non poteva fare altro che andare via da lì, da quel posto che non aveva mai sentito come casa sua e via da una vita che non gli era mai appartenuta.
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Mi è piaciuta questa tua breve analisi su una condizione umana veramente molto diffusa. Scritto bene, tra l’altro. Benvenuta 🙂
Concordo con @cedrina Maria Luisa: questo sarebbe proprio il punto perfetto per iniziare una serie.
È un testo molto coinvolgente, che, alla fine, fa rimanere il lettore con la voglia di saperne di più.
Spero anch’io che, un giorno, tu possa decidere di dare maggior respiro a questa vicenda.
prendere coscienza di una situazione esistenziale come quella che tu descrivi è un’operazione molto rischiosa, perché il nulla è sempre lì a un passo pronto ad inghiottirci. Che rimedio c’è? Sinceramente non lo so. Forse raccontarla, parlarne, oppure cercar di non vederla … non so.
Ciao Anna, coinvolgente questo racconto. Chi non ha mai pensato, desiderato o anche deciso di cambiare lavoro, citta`, vita? Leggendo si puo` capire la scelta del protagonista di partire e ricominciare. Pero` a questo punto vorrei sapere come andra` dopo. Facci un regalo, Anna, scrivi altri episodi e crea una serie. Facci sognare, oppure dimostraci che, tutto sommato, abbiamo fatto bene a restare.
Cara Anna, ben venuta! Hai velocemente e sapientemente affrontato un tema potentissimo, nel quale penso che tante persone ci si ritrovino. Magari chi lo leggerà prenderà forza per cambiare e iniziare a dormire sogni tranquilli. Ciaoo