
Conversazione con la pioggia
Notte. Nel totale silenzio una violenta pioggia imperversa. Le gocce impattano le tegole dei tetti, le grondaie metalliche, le foglie degli alberi, provocando suoni inusuali e incessanti, gli unici tuttavia presenti. Il rombo dei tuoni squarcia il cielo e i fulmini emettono bagliori improvvisi che ne illuminano l’oscura veste. Un uomo barbuto, elegantemente vestito e dall’aria raffinata è seduto su una piccola sedia in legno, al centro di una altrettanto piccola stanza quasi totalmente buia, scarsamente illuminata solo da un candelabro posto su un basso tavolino, proprio di fronte a lui. Al capo opposto del tavolinetto c’è un’altra sedia esattamente identica, ma vuota. L’oscurità regna nella stanza al punto che a stento se ne riescono a scorgere le pareti. Se essa è colma di oggetti, mobili, divani o totalmente vuota, non è dato saperlo. La fioca e calda luce delle candele è proiettata sulla figura del misterioso uomo elegante, modellandone il lineamenti del viso dal buio e accentuandone i dettagli (rughe, capelli grigi ordinati, occhi pensanti). Con lo sguardo osserva una grande finestra situata sulla parete, esattamente a metà tra le due sedie, in corrispondenza del tavolino. Ne osserva l’incessante scorrere delle gocce, che ne provoca il rumore sui vetri e il bagliore blu dei lampi, che si mescola sul suo viso con la calda luce. Le uniche altre due cose illuminate sono due porte, una marroncina in legno e una completamente nera, che si trovano esattamente alle due estremità, una dietro l’uomo misterioso, l’altra davanti. Le colpisce una luce ovale proveniente dall’alto. Improvvisamente la porta in legno si apre e ne entra un uomo che immediatamente la richiude alle sue spalle e altrettanto rapidamente si siede sulla sedia fino ad allora rimasta vuota. Anche il suo viso è illuminato dalla luce calda delle candele. E’ sicuramente più giovane dell’uomo barbuto che gli sta di fronte, ha l’aria stanca, trema, indossa vestiti rovinati ed è completamente bagnato. Avvicina le mani al candelabro per riscaldarsi e asciugarsi, poi alza lo sguardo verso l’apparente gentiluomo. Quest’ultimo fa lo stesso.
Uomo misterioso: “Eccoti di nuovo qui.”
Giovane: “Sono tornato.”
Uomo misterioso: “Abbastanza presto direi.”
Giovane: “Prima di quanto mi aspettassi.”
Uomo misterioso: “Che cosa è successo? Se qualcosa è successo, ovviamente.”
Parlano con toni calmi, come se si conoscessero da una vita e come se tali situazioni si presentassero in maniera frequente e regolare, al punto che per entrambi è divenuta un’abitudine.
Giovane: “Perchè cerchi sempre di arrivare subito al punto?E’ difficile arrivarci se neppure si sa quale sia. Non c’è mai un punto centrale, è tutto il resto che conta.”
Uomo misterioso: “Allora parlami del resto.”
Giovane: “Sono stanco, affaticato, esausto, se mi venissero in mente altri sinonimi li direi.”
Uomo misterioso: “Logorato, estenuato, sfinito, stravolto. E’ per via della pioggia?”
Giovane: “La pioggia…Questa maledetta pioggia incessante.”
Uomo misterioso: “E’ la pioggia allora.”
Giovane: “Stasera tantissima gente sia era radunata in piazza per assistere al mio spettacolo. Attendevo con ansia gli applausi alla fine che avrebbero gratificato il lavoro, ma non sono mai arrivati. Le gocce hanno iniziato a cadere violentemente e la gente è fuggita. Era rimasto solo un gatto a guardarmi, ho finito lo spettacolo per lui, poi sono fuggito anch’io.”
Uomo misterioso: “Perlomeno avrai avuto gli applausi da lui.”
Giovane: “Ho notato anche una ragazza tra il pubblico, bellissima, castana di occhi e capelli. Avevo intenzione di parlarle dopo l’esibizione.”
Uomo misterioso: “Sono sicuro che la ritroverai domani.”
Giovane: “Pioverà di nuovo.”
Uomo misterioso: “Di certo non ti faccio discorsi sul destino che te la farà reincontrare.”
Giovane: “Probabilmente non era neanche interessata, internamente rideva di me. Quanto vorrei rivederla.”
Uomo misterioso: “Pensi sia lei la risposta?”
Giovane: “Non lo so, forse una delle tante.”
Si sente bussare tre volte alla porta in legno. I due si girano per osservarla.
Uomo misterioso: “Ti cercano.”
Giovane: “Strano, di solito quasi nessuno mi cerca.”
Uomo misterioso: “Lo so. Eppure ti cercano. Hai intenzione di andare?”
Giovane: “Ancora no.”
Uomo misterioso: “L’ignoranza è una benedizione, ma perchè la benedizione sia completa, l’ignoranza deve essere così profonda da non sospettare se stessa.”
Giovane: “Chi è?”
Uomo misterioso: “Edgar Allan Poe.”
Giovane: “Ah ecco. Lessi tutti i suoi racconti tempo fa, meravigliosi.”
Uomo misterioso: “Era tremendamente alcolizzato. Te lo ricordi?”
Giovane: “Si mi ricordo.”
Uomo misterioso: “Come può un uomo costantemente brillo scrivere delle storie tanto affascinanti? Penetrare così a fondo nell’animo umano tanto da potersi rivedere in lui?”
Giovane: “Mi stai consigliando di bere?”
Uomo misterioso: “No, ma forse qualche bicchiere non ti farebbe male.”
Il disperato si piega leggermente, nascondendo il volto tra le mani
Uomo misterioso: “Il tuo pendolo di Schopenhauer oscilla troppo rapidamente.”
Giovane: “E non si può fermare?”
Uomo misterioso: “No, è uno di quelli che oscillano continuamente.”
Altri due colpi provengono dalla porta in legno. Il giovane si alza dalla sedia e si posiziona in piedi davanti alla finestra, contemplando per qualche secondo lampi e gocce.
Giovane: “Sto pensando di aprire la porta nera.”
Uomo misterioso: “Di nuovo? E’ da un po’ che non ti sentivo pronunciare questa frase. Cos’è, curiosità o afflizione?”
Giovane: “Disperazione.”
Uomo misterioso: “La porta nera è la risposta?”
Giovane: “Sei riuscito a scoprire cosa c’è oltre la sua soglia?”
Uomo misterioso: “Non ancora. Può esserci un’oscurità tanto grande quanto il colore della porta stessa o una luce accecante come in una eclissi. La fine dell’universo o il suo principio o un’altra stanza come questa.”
Giovane: “Di certo non c’è la pioggia.”
Altri colpi alla porta in legno.
Uomo misterioso:”Eppure nessuno bussa per te dalla porta nera. Hai più paura di quella o della porta da cui sei entrato?”
Giovane:”Se lo sapessi avrei la risposta.”
Uomo misterioso: “La porta nera nasconde il nulla cosmico, la completa inesistenza, il non essere, l’incoscienza.”
Giovane:”Non ti credo.”
Uomo misterioso: “Oltre la porta in legno invece c’è la pioggia incessante, l’imperversare del temporale, preceduto o seguito da piccoli sprazzi di sole e belle ragazze tra la folla.”
Giovane:”Non voglio più ascoltarti. Ho deciso da me.”
Il giovane si incammina lentamente e un po’ esitante verso la porta nera, oltrepassando il saggio elegante, ancora compostamente seduto al suo posto.
Uomo misterioso:“Se fare fosse facile quanto sapere ciò che va fatto, le cappelle sarebbero chiese e le catapecchie poveri palazzi principeschi.”
Il ragazzo lo ignora totalmente e prosegue, finchè non è quasi arrivato di fronte la temuta porta.
Uomo misterioso: “Al centro della stanza i passi che ti separano dalle due porte sono gli stessi, ma tu stai percorrendo quelli sbagliati!”
E’ arrivato alla porta. Con la mano afferra la maniglia, intimorito, e resta per un po’ immobile.
Uomo misterioso: “Potresti aspettare che smetta di piovere. Una porta così facile da aprire potrà attendere ancora! Guarda me, che rimango seduto sulla mia sedia!”
Tira in basso la maniglia e apre la porta. Immediatamente il silenzio regna nella stanza, l’uomo barbuto ha smesso di parlare. Lo sventurato si volta e nota che costui è scomparso, lasciando vuota la sedia. Poi gira lo sguardo verso la porta spalancata, ne osserva l’interno con gli occhi sgranati ed infine ci entra, chiudendola alle sue spalle.
Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Benvenuto, Andrea.
Mi e’ piaciuto molto questo tuo primo racconto, ti seguiro’ con piacere. C’e’ dentro Poe (che citi) ma anche Kafka.
“Non c’è mai un punto centrale, è tutto il resto che conta”
👏
Una porta sul buio direi. Delicata ma “trainante”, a mio modesto avviso, la conversazione
Alcuni affrontano la pioggia, altri aprono la porta.