Curiosità

Serie: Un pessimo desiderio


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Esistono diversi tipi djinn a seconda della loro base d'origine: dalle fiamme pure nascono gli afarit, dalla spuma dell'oceano prendono forma i māridūn, potenti e orgogliosi. Dai frammenti di folgorite emergono i ghul esseri simili ai nostri fillostomidi, con la predilezione per il sangue umano.

Lo spirito del fuoco con i suoi capelli fiammeggianti e la sua pelle scarlatta indossava un paio di pantaloni harem a vita alta, quasi neri, di un tessuto simile al lino. Sulla gamba destra, un bellissimo ricamo in filo d’oro di fiamme stilizzate e arzigogolate in eleganti spirali, faceva bella mostra di sé.
Non calzava scarpe, le unghie di mani e piedi erano di un nero lucido e sembravano pericolosamente affilate.
– Papà aveva ragione, cazzo! Pensavo fosse diventato scemo! – Martina non riusciva a distogliere lo sguardo.
– Sei vero? Cioè, sei qui davvero? Non ti sto immaginando? –
– Non sono… fatto della tua stessa materia, se è questo ciò che intendi. Non potresti videre me… vedermi. Mi hai chiamato, per questo i tuoi occhi mi percepiscono. – La creatura allungò la mano destra verso la ragazzina come a porgerle qualcosa.
– Proba a saggiare la meam consta… consistenza. –
Martina tentennò, sollevò e abbassò la sua mano un paio di volte. Infine, facendosi coraggio e aggrottando le sopracciglia, cercò di afferrare quelle dita color del fuoco, color demonio dei libri religiosi di suo padre… Solo aria calda. Non toccò nulla, le sue dita attraversarono quelle del djinn, nel punto del contatto la ragazza avvertiva un calore deciso, come quando ci si avvicina con il palmo aperto alla fiamma di una candela.
– Sei uno spirito del fuoco! Come si chiama? Ifrit! – disse la ragazza con l’occhio nero, sorridendo e massaggiandosi la mano.
– Ho letto che siete stati gli unici a ribellarvi alla volontà degli angeli o qualcosa del genere! Mentre gli altri spiriti hanno ceduto alla determinazione e alla fermezza divina… –
– Conosci molte cose celate ai mortali e sei stranamente calma e posata. Hai davanti ai tuoi occhi una creatura ignota e di daemonio-aspeciens… dalle sembianze demoniache. Perché? – Il djinn si sporse verso la ragazzina, cercando di osservarla meglio, esaminando attentamente qualcosa che gli era sfuggito ad una prima occhiata.
– Papà è andato in fissa nel cercare di provare la vostra esistenza. Si è procurato migliaia di libri che vi descrivono, testi antichi, roba del genere. È un… cioè era, era un archeologo rinomato, ma poi è morta mamma ed è impazzito! Ha cominciato a trafficare oggetti antichi alla ricerca dei geni o jinn reietti rinchiusi al loro interno.
E ha trovato te! Cioè lei, voi… Non so come ci si rivolge ad uno spirito del fuoco! Scusam… Mi scusi. –
Martina aveva le tempie che pulsavano per l’emozione, la bocca le si era completamente asciugata e nel petto un porcospino d’ansia si stava rotolando disegnando dei cerchi complessi.
– Le formalità non hanno senso, puoi appellare me come più ti aggrada. I pensieri che mi rivolgi sono palesi… Riesco a vedere chiaramente quello che vuoi dire e capisco che molte cose che pensi su di noi afarit, sono frutto di banali leggende e fanciullesche fabule… Storielle per bambini. –
Il colore delle fiamme che facevano da capelli, cambiò passando dal giallo oro al blu elettrico.

– Riesci a leggere i pensieri? Cioè mi leggi nella mente? – Martina arrossì violentemente cercando di mascherare quel poco che la sua mente stava elaborando in mezzo ad un guazzabuglio di idee confuse.
– Non leggo, vedo i pensieri che mi rivolgi. Sono come immagini in movimento… Sicut pictura, come quel quadro cangiante che guardi tu. – L’ifrit indicò lo schermo della televisione appeso alla parete.
– Cosa… cosa devo fare? Cosa posso fare? Credo che tu sia prigioniero di questa bottiglia e devi scontare una pena o punizione in qualche modo, giusto? – Martina sollevò il contenitore dal vetro scuro e opaco e lo scagliò, senza preavviso e con gesto sicuro, sul pavimento con forza: il rumore di vetro che colpiva la ceramica delle piastrelle riempì la stanza proibita, rimbalzò un paio di volte e rotolò poggiandosi alla parete sotto la finestra chiusa.
– È incorruttibile. Posso riottenere la mia libertà solo aiutando voi stolti umani. Aiutarvi, salvarvi o rendervi felici, ma solo nei modi cui io sono capace. – L’essere infuocato guardava con una certa sorpresa quella ragazzina che non aveva esitato a provare a liberarlo senza pretendere niente in cambio. Lo sorprendeva come la sua pacatezza avesse superato la paura di trovarsi davanti un essere arcano. I suoi pensieri, sconclusionati, comprendevano anche la voglia di esprimere desideri sciocchi, ma prevaleva la volontà di stabilire una specie di rapporto fatto di scambi di favori e… Era amicizia?
– Sei una piccola umana novis… strana! –
– Sto solo cercando di capire se questo è un sogno o se il colpo preso oggi, ha provocato un trauma tale da farmi avere le allucinazioni. – Martina si indicò l’occhio nero distrattamente, poi riprese in mano la bottiglia, non era stata versata neanche una goccia del liquore al suo interno.
– Mostrami la tua prigione. Cioè fammi vedere dove hai vissuto finora. –
Le fiamme divennero oltremodo luminose, di un giallo violento, minuscole faville guizzavano disperdendosi e sparendo subito dopo.
– Nessuno chiede mai una cosa simile… Cosa te ne fai di una visione tanto inutile? – domandò l’ifrit sempre più interessato dallo strano comportamento.
– È una mia curiosità! Quanti anni hai passato qui dentro? – La ragazza dai capelli arancione indicò la bottiglia portandola vicino al volto per osservarla meglio in controluce.

L’essere fiammeggiante accennò una specie di sorriso sbilenco e allungò una mano sfiorando il braccio di Martina.
L’antico recipiente di vetro cadde nuovamente in terra con lo stesso suono acuto di poco prima.
La
coscienza della ragazzina venne assorbita da quella creatura immateriale, splendidamente ardente. Martina avvertì una specie di vertigine, una perdita dell’orientamento e dell’equilibrio, per un tempo che non riusciva a quantificare, vide la stanza ruotare, capovolgersi e cambiare di colore. La vetrina appariva illuminata da luci come quelle delle luminarie natalizie accese, il suo corpo era immobile, una statua dagli occhi spenti, ma appariva liquido, ondeggiante e dai colori falsati, le venne in mente l’effetto che si poteva applicare ai filmati di KitKot, il social che andava tanto di moda tra le sue “amate” compagne di classe.


Serie: Un pessimo desiderio


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Discussioni

    1. Ciao Tiziana! ♥ È bello sapere che sono riuscito a catturare la tua attenzione! Spero davvero di mantenerla sempre viva e desiderosa di conoscere gli sviluppi di questa strana avventura! Grazie di vero cuore!

  1. Finalmente i due mondi s’incontrano! Ho atteso 6/7 episodi, ma ne è valsa la pena! 😼
    Sento odore di vendette e riscatti, per entrambi! Non vedo l’ora di scoprire il loro modus operandi e quanto il loro legame diventerà stretto con l’andare del tempo. 😸

    1. Mi son fatto una cultura sui jinn! Lo sapevi che il nostro vampiro, non è altro che una versione stramba di un ghul? Che poi è una varietà di genio bruttino e cimiteriale, ma parecchio più antico del conte succhia sangue! Agni è un ifrit e poi ci sono anche i māridūn… Dimmi te!
      Martina avrà delle belle rogne da debellare. Grazie Mary! ♥

  2. Non è il mio genere a dire il vero, però funziona, quando si dice che segui la storia e non ti rendi conto di come è scritta perché è scritta bene.

  3. Sabato scorso, durante l’incontro su King, mi capitava di perdermi a fantasticare sull’immagine del tuo sfondo…a un certo punto è apparso anche il genietto! Credo (e spero) che nessuno l’abbia notato, e vi assicuro che vi ho seguito con attenzione. Se mi sono distratta, è durato pochissimo…ma forse per un attimo mi sono imbambolata nell’immagine del genio e persa come Martina. Come lo seguirei volentieri anch’io. “Genio, portami con te!”
    Scherzi a parte, sono curiosa di sapere dove andrà a finire, perchè qualche ideuzza io ce l’ho…
    Un abbraccione Emi ♥♥♥♥♥

    1. Taci, taci che io mi incantavo a guardare te… Micol non si mostra mai e quindi posso solo immaginarla! La bellissima Emme Luisa l’ho vista per poco e anche Viola è sparita presto dallo schermo. Tu invece eri al centro tra Giuseppe e Tiziano, così cercavo di cogliere tutte le espressioni che facevi, tanto per avere l’illusione di conoscerti meglio, fantasticare sul tipo di carattere che hai davvero. E niente, è difficile sbagliarsi con alcune espressioni, con il movimento delle sopracciglia e con quegli occhi sorridenti: sei una bella persona che però esige una giusta forma di rispetto, educazione e una determinata classifica dei valori. In caso contrario depenni il candidato o la candidata senza possibilità di appello. Beh, sappi che sono un forte sostenitore dell’arancione! 😀 Quello però dei tramonti o delle albe! Mille ♥!

      1. wooooow! ho sempre pensato fosse difficile capire una persona soltanto dagli sguardi, ma tu ci hai preso! e sappi che nel tuo caso e per tutti voi di Open, non vi depennerò mai 🙂 ♥♥♥♥♥

  4. Finalmente c’è stato l’incontro! Molto visive le descrizioni, un episodio estremamente riuscito. Vediamo che succederà, sento odore di vendetta, ma anche la possibilità di un’insolita amicizia. Bravo!

    1. Grassie mille! ♥ Ciao Melania! Beh, sto apparecchiando la tavola per complicare un po’ le vite di tutti, il dramma è che le mille parole arrivano praticamente subito! Tieni presente che i capitoli che ho scritto fino ad ora sul mio editor, sono otto e ogni capitolo ha un numero di parole che si aggira attorno alle cinquemila, seimila in totale e ho sempre l’impressione che non accada mai niente… 😀

  5. “Sulla gamba destra, un bellissimo ricamo in filo d’oro di fiamme stilizzate e arzigogolate in eleganti spirali, faceva bella mostra di sé.”
    Le parole scelte con cura nelle descrizioni, in questa e in varie altre frasi come “… un porcospino d’ ansia nel petto”, mi hanno colpito e confermano la solita grande stima che ho per te.
    Ciao Emy.

    1. ♥Emme!♥ Tu lo sai che ogni volta che ti vedo, ti leggo e mi perdo nelle tue parole, mi emoziono tantissimo perché ti considero una mia potenziale amica! Ma non per un canonico modo di dire, ma perché sento che starei bene in tua compagnia, chennesò… io mi immagino a commentare insieme una puntata de I Fantaeroi o di Steven Universe! Qualunque cosa, perché tanto lo so che mi divertirei un casino a gustare le tue reazioni! Ecco.

      1. E io immagino che farei scena muta, ascoltandoti, perché non sono preparata su I Fantaraeroi e neppure su Steven Universe. Ma dopo potrei raccontarti delle Janas, i personaggi femminili, un po’ fate e un po’ umane, di tante storie che fanno parte della vecchia cultura popolare sarda. Un genere fantasy che veniva tramandato, soprattutto per via orale, al tempo dei miei nonni, dei miei bisnonni e da prima ancora, quando in pochi potevano andare a scuola. La maggior parte dei miei antenati non sapevano né leggere né scrivere. Io, da lettrice vorace, cerco di recuperare, almeno in parte, il debito karmico con la letteratura. Leggo soprattutto libri di narrativa di scrittori contemporanei, pochi classici, e tanti cari libriCK quotidiani.
        Che vita sarebbe senza tutte queste storie? Quando compaiono anche le belle immagini colorate come quelle dei tuoi fumetti o diventano film sul grande schermo di un cinema, come quello che ho appena visto, ispirato alla vita della scrittrice Goliarda Sapienza, viaggiare e volare altrove, da fermi, diventa un’ esperiena fantastica quasi reale.

        1. Penso che ascoltare i racconti di fate, spiriti, spiritelli e leggende della tradizione sarda… beh, di qualunque tradizione, sia sempre una esperienza che arricchisce l’anima. I cartoni animati di cui ti accennavo sarebbero solo una scusa per chiacchierare, per mettere su un pentolino con l’acqua della tisana da preparare, per aprire il vassoio con i dolcetti della pasticceria Pasubio… Cose così insomma, in modo da far passare la serata immersi nelle piacevolezze!