
IL DONO
“YOU HOO HOO! Mi sentite? Io vi sento!”
Non mi presento, perché non so come mi chiamo ma lo saprò tra non molto, quando vedrò la luce e così finalmente smetterò di succhiarmi l’alluce, forse.
Sono come una piccola bollicina di vita rinchiusa in un altro corpo e povera di odio. Poi, col tempo, ne assumerò a sufficienza, non c’è da preoccuparsi: di odio è piena la terra.
Qui sono al buio e il posto dove mi trovo si fa ogni giorno più stretto; però non mi lamento: ho tutto quello che mi serve pur non facendo un tubo, anche se è del tubo che mi servo, per ogni mia esigenza alimentare.
Se ho delle voglie busso e mi agito, così è che mi faccio sentire ancor prima del mio primo vàgito. Che brutto accento! Non mi piace: meglio vagìto!
Qui, oltre a non vedere niente, sono anche all’oscuro di tutto quello che sta succedendo lì fuori, sotto i raggi del sole; ho un po’ d’ansia perché mi manca tanto l’Ansa e tutte le notizie che ricevo provengono dalla stessa fonte che mi dà da bere e così è che anche le notizie me le bevo tutte. Non sarò mai una o un dissidente anche se il parto coinciderà con un espulsione.
Per me sarà una grande scoperta, più che dell’acqua calda, sarà la scoperta della luce, anche se dovessi nascere al buio, di notte.
Più passano le ore, i giorni, le molte domande che mi faccio, e a cui non so dare risposta, stuzzicano ancora di più la mia curiosità.
Lo so, sono analfabeta, ma non serve sempre saper leggere e scrivere per capire: i miei cinque sensi non sono ancora sviluppati bene ma ho un sesto senso che funziona benissimo.
Quando uscirò da qui entrerò in un mondo molto più grande del mio piccolo nido. Il nuovo mondo lo immagino come una sinfonia di Dvořák: quella “Dal nuovo mondo” che deve essere piaciuta un mondo alla mia mamma. Però “Mamma mia” …..mi piace un sacco ed anche di più.
Nel nuovo mondo tutto sarà fantastico, tutti mi vorranno bene, mi coccoleranno, mi copriranno di regali, mi vizieranno; è per questo che scalpito: per uscire. Do anche dei calci, anche forti pensate! A volte mi sposto per trovare una posizione più comoda perché non è piacevole sentirsi imbottigliati.
Fuori immagino un mondo bello dove vivere, gioire, giocare, amare, fare amicizie. Se così non fosse perché mai dovrei nascere e lasciare questo posto ameno? A meno che non mi obblighino a farlo controvoglia. Allora strillerò, urlerò, vagirò con tutte le mie forze (Ah! Non si dice? Scusate, ci sono cascato un’altra volta, ma non ho un dizionario della lingua: ho solo una lingua per fare delle pernacchie). Mi aggrapperò al cordone con tutte le forze, è il mio unico appiglio, e lo terrò ben stretto.
Qui non ho niente con me, non ho vestiti per coprirmi ma non mi vergogno; e poi di cosa dovrei vergognarmi? Del mio corpicino? Delle mie manine, dei piedini, del nasino, del pancino, di quello che fuori sono così ansiosi di scoprire e che poi mi obbligheranno a coprire?
Nudi è bello! Perché, mi volete coprire come quelle povere bestiole col cappottino? Non facciamo i bigotti! Qui fa caldo, e se fuori farà freddo mi vestirò; per fortuna – o per sfortuna – gli inverni sono sempre più miti.
Dicono che nascere è come una lotteria, che è tutta una questione di “culo”. Io ce l’ho, lo sento, lo tocco, ogni tanto si dà anche delle “arie”, ma non so se mi basta perché tutti noi, in fondo, nasciamo col culo – oltre a tutte le altre parti del corpo, almeno lo spero. Dicono che sia meglio nascere dalla testa perché il parto podalico non è proprio il massimo del “culo”.
Della lotteria non mi è chiaro il funzionamento, anche se con il parto ha in comune un’estrazione. Poi ho capito che l’estrazione a sorte del numero vincente, quello che ti cambia la vita, è come il parto, dove la sorte ti segna la vita. Ecco perché la vita è un terno al lotto.
La lotteria della vita è la madre di tutte le ingiustizie perché non ci fa nascere tutti uguali. C’è chi nasce con la camicia e la cravatta (i soliti raccomandati) e chi senza mutande. C’è chi parte in pole position e chi più indietro, molto più indietro, neanche dai box ma da qualche lontano tucul. Io spero di avere pochi davanti a me, se il gruppo lo vedrò alle spalle la mia sarà una buona partenza.
Mi chiedo spesso, nei tempi morti di questa lunga attesa per la vita, se nascerò sano, se sarò maschio, femmina o cos’altro, di che colore sarà la mia pelle, in che anno nascerò. E poi dove, in che luogo, in che famiglia. Sarà una famiglia ricca o povera?
Ci siamo, incrocio i ditini anche dei piedini in attesa del count down finale: “Ten, nain, eit, seven, sics, faiv, four, frii, tciù, uan!” Qualcosa non funziona! Mi sentite? Ora ridò i numeri, quelli esatti! Riprovo: “Ten, nine, eight, seven, six, five, four, three, two, one!
Che il viaggio cominci, perché io P A R T O O O ! ! !
Ecco, intravedo un primo raggio di luce. Piango, urlo, mi agito ma dicono che sia normale; quando scopro che è il primo di aprile del 2022 (e non è uno scherzo), che ho un piedino più lungo dell’altro, ho una fessurina sotto il pancino, la pelle è scura, mi trovo a Mariupol ed i miei genitori, emigranti siriani poverissimi fuggiti da Aleppo e dai bombardamenti dei Russi e che sono nuovamente sotto le bombe russe (quelle definite “speciali” perchè solo per i russi questa non è una guerra) allora mi blocco e penso:
MA CHE CULO!
E pensare che questo è solo l’inizio!
Proprio un bell’inizio, complimenti!
Ma la vita non è un dono?
Ed allora perché non mi è stato regalato niente?
Mi sa che invece del dono mi hanno “TIRATO IL PACCO”:
e che pacco dono!
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È solo una questione di culo o no?
Il senso della vita… noi abbiamo il lusso di poter filosofare altri hanno problemi molto più terreni da affrontare. E solo per scelte di destinazione fatte dalla cicogna!
Anche a me, inizialmente, come ha scritto Carlo, e´ venuto in mente “Senti chi parla”, poi pero´ ho capito che era tutta un’ altra storia, con un finale sorprendente. Una conclusione triste, ma non per questo meno vera e meno importante, di una realta´ che non possiamo ignorare. Ho avuto anche l’ impressione che nei tuoi ultimi testi ci sia stata un’ evoluzione. Bravo.
Grazie dell’osservazione. Mi sembra di aver risposto a Carlo invece che a te per errore.
Molto bello, come sempre scorrevole ironico e originale. All’inizio mi aspettavo qualcosa tipo “Senti chi parla”, il finale invece ha virato di molto e portato all’attualità, che hai trattato con ironia ma anche con delicatezza e rispetto. Solo doni da te, mai pacchi 😉
Per “dono” ho ricevuto un tuo gradito commento in dono.
Vorrei essere solo ironico per nascondere il mio innato pessimismo che ogni tanto emerge nelle mie storie con finali impensati. La tua osservazione è azzeccata.