Incontro nello studio dello scrittore

Lo scrittore se ne stava da solo nel suo studiolo, ma non stava scrivendo. La schiena appoggiata alla poltroncina imbottita, le gambe allungate in avanti, le mani che pendevano dai braccioli sottili, sembrava uno che si fosse accomodato per godersi un meritato relax, ma la smorfia sul suo viso, con le labbra all’ingiù e la fronte aggrottata, rivelava che così non era. I suoi occhi piccoli, rabbiosi, fissavano con disgusto la pila di fogli bianchi sopra la scrivania davanti a lui, e il cestino a fianco del mobile, pieno di carte scritte con grafia sottile e poi appallottolate o strappate in piccoli pezzi, tradiva l’odio che in quei momenti provava per lo scrivere, per il leggere, per tutto quello che aveva a che fare con la letteratura.

 

«Ehi, scusa!»

Lo scrittore incurvò le sopracciglia e spalancò gli occhi. Di chi poteva essere quella voce dietro di lui? Mentre rifletteva su questa inaspettata intrusione, la voce si fece sentire ancora: «Ehi, sveglia! Parlo con te, sei sordo? Insomma, è un quarto d’ora che sto qua a chiamarti, ma tu niente, stai là a pensare agli affari tuoi senza badarmi, come se io avessi tempo da perdere!»

Lo scrittore si girò piano, incuriosito, e la vide. La vide e la riconobbe subito, anche se in realtà non l’aveva mai incontrata prima: il lungo mantello nero tutto a brandelli, il cappuccio calato che non lasciava vedere il volto, la lunga falce, non poteva sbagliarsi.

«Oh, alla buon’ora!» esclamò la Morte «Ti sei deciso finalmente a darmi retta, eh? Dai, andiamo che è già tardi e ho un mucchio di lavoro da fare».

«Tu sei… tu sei…»

«Sì, sì» sbuffò la Nera Signora «Sono la Morte, sì, ci vuol tanto a capirlo? Pregasi osservare mantello nero con falce annessa e se vuoi mi tolgo il cappuccio così vedi anche il cranio vuoto.»

«No, no non importa, mi fido. È che, beh, non ti aspettavo stamattina.»

Lei scrollò le spalle: «Nessuno mi aspetta mai, nessuno, neanche gli ultracentenari rimbambiti… È da non crederci, ma non sai quanti di loro fanno tante di quelle storie che mi tocca fare una fatica bestia per portarli via, uno direbbe che dovrebbero stare tranquilli, no? E invece… Vabbè, lasciamo perdere, è meglio. E adesso, dai, su, muoviamoci, alza le chiappe da quella sedia. Non vorrai mica fare storie anche tu, no? Con tutti i tuoi stravizi, con tutto quello che bevi e mangi, con i tuoi due pacchetti di sigarette al giorno, non dirmi che non mi aspettavi!»

«Sì, certo, hai ragione, capisco… solo, sai, io ho ancora un mucchio di progetti, cose da scrivere, ho un sacco di idee in testa, non mi pare giusto mollare qua tutto sul più bello.»

«Seee, le vedo le tue idee e i tuoi progetti» lo schernì l’altra indicando con la falce i fogli bianchi sulla scrivania «Da quando sono arrivata tu non hai scritto non dico una riga, ma neanche una parola. Su, alè, diamoci una mossa.»

«Aspetta…. ho una proposta da farti.»

Da sotto il cappuccio parve uscire una risatina «Una proposta, ma pensa te! E che cos’è, una partita a scacchi? Guarda che ci hanno già provato, amico.»

«Niente partita a scacchi. Solo un affare, un affare tra gentiluomini.»

«E che razza di affare pensi di potermi proporre tu? Chi ti credi di essere?»

«Sono uno scrittore. E proprio scrivendo posso aiutarti.»

«Prego? Sei fuori?» la risatina continuava ma lo scrittore aveva percepito una nota di curiosità.

«Ecco, vedi, tu sei una che fa paura, la gente ti evita, parla male di te, fa di tutto per non incontrarti… Guarda come ti dipingono nei quadri, come ti raffigurano nelle statue… sei brutta, sei vista come un personaggio negativo, Nera Signora, e quello che ti serve è qualcuno che sia capace invece di valorizzare la tua immagine, il tuo lavoro, quello che fai e quello che sei oltre alla falce e il nero mantello.»

«Uhm. Spiegati meglio.»

«Ecco la mia proposta. Io scriverò racconti su di te. Ti presenterò come un essere come gli altri, con i suoi problemi, le sue crisi, le delusioni e le speranze. Scriverò racconti per cui la gente ti odierà di meno, ti vedrà sotto altri punti di vista, non dico che ti amerà, questo no, però avrà meno paura, e un po’ più di considerazione per te e per il tuo lavoro.»

Lo scrittore fece una pausa per vedere la reazione della Morte. Questa non diceva niente, però si era appoggiata alla scrivania come per mettersi più comoda a riflettere, segno che era interessata. E lo scrittore continuò: «Ad esempio, prendiamo il tuo lavoro. È monotono, ripetitivo, tu prendi la gente e la porti da un’altra parte, non fai altro, in fin dei conti fai quello che fa un tassista, un corriere, e allora io lo descrivo per quello che è, così tutti quelli che hanno lavori monotoni, ripetitivi, che odiano il loro tran tran quotidiano, ecco, questi potranno riconoscersi nel tuo problema, e in qualche modo sentire che sei anche tu una di loro. Oppure, mi dicevi che fai fatica a convincere ultracentenari a venire con te, ecco potrei scrivere un racconto in cui tu ti fermi a parlare con loro, a convincerli, a coccolarli rivelando così un lato comprensivo e rispettoso, magari presentandoti come un angelo consolatore, qualcosa del genere. Oppure anche tirar fuori il problema dei suicidi che, loro non lo sanno, ma ti incasinano di brutto il lavoro perché non erano programmati e a te tocca fare gli straordinari, e poi altri racconti ancora, magari in tono leggero e bonario, così da renderti proprio un personaggio più accettabile, meno triste, meno torvo, meno inquietante…»

La Morte si staccò dalla scrivania e rimase in piedi davanti allo scrittore.

«Non so se me ne pentirò, ma mi hai convinto. Come restiamo d’accordo?»

«Un racconto, un anno. Un anno di vita per ogni racconto che ti faccia apparire sotto una buona luce.»

«Un anno, un racconto…»

«È un affare, te lo assicuro. Guarda, come scadenza, lo pubblichiamo ad ogni Halloween, naturalmente, e se poi non sei contenta o non ti piace il mio lavoro… beh, io storie non ne farò.»

Ci fu un lungo silenzio, poi da sotto il mantello uscì una mano ossuta che andò a stringere la mano grassoccia dello scrittore.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Peccato che la Signora con la falce senza martello lo fregherà comunque perché messun testo sarà mai di suo gradimento. Mi immagino Dante quando la incontrò. “Ma come, non le piace neanche la Divina Commedia? Lei è incontentabile!” “Sempre!” La risposta secca. (Giampiero Albertini nella pubblicità della IGNIS).
    Sei molto bravo: Sempre!

  2. Questa storia mi ha intrigato molto. Il patto tra la morte e lo scrittore e i modi in cui egli vuole dipingerla nei suoi racconti è per me innovativo e mi ha strappato molteplici sorrisi.
    Inoltre si legge molto bene, complimenti!