La controproposta 

Serie: Ziu Pippinu


Storia di debiti in una provincia siciliana, dove il potere schiaccia, o tent di schiacciare l’umile vita della gente comune.

— Mie belle signuruzze, non è una cosa strana quello che oggi sentite, anzi, io sono uno di quelli che chiede, capite? Io chiedo. Voglio far capire come a logica di certi situazioni porta a certi soluzioni, ca nun sunu (sono) necessariamenti strani. Non vi sto mancando di rispetto, anzi tutt’altro— disse don Sariddu con tono pacatu e con lentezza.

— Franca, non posso trattenermi dal dire che sei di un profumo inebrianti, tu ad un uomo te lo giochi— e così dicendo mise tutta la sua lurida nasca(narici, naso) fra i biondi lunghi capelli di Francuzza, la quale taliando Saretta si sentiva tremari. Capì che non c’era via d’uscita. Sentiva già il corpo pesante di quell’uomo su di sé, si sentiva avvolta da quelle braccia possenti, di una peluria schifosamente abbondante, sentiva l’alito caldo scorrere fra la sua pelle, sentire quella ruvida lingua entrare dentro la sua bocca, iniettare il veleno di un serpente degno solo di strisciare e di ottenere le cose solo con la forza. Comu putìa(poteva) superare tutto questo? Don Sariddu non l’avrebbe lasciata mai più in paci. Sapeva di essere bedda, era la più bella del paisi. E gli occhi di quel signorotto l’avrebbero resa schiava delle sue voglie, calpestando la vita sua e quella della sua famiglia. Alla fine voleva interrompere tutto e gridare:” Va beni, lasciati stare a Peppi, eccomi, sono qua, faccia di me quello che voli. Fate usciri a mia suocera, liberati a ma maritu ed Iu mi dò a lei.”

Poi, frenata da altri pensieri, avrebbe voluto dire tutto quello che pensava a quel bastardo:

“ Signorotto da due soldi, lei le femmine le vede solo se le paga, è di una bruttezza mostruosa, si taliassi(guardasse) beni, stuortu, panzuni(pancione grasso) di merda, può farlo solo in un buco di muro, sceccu (asino). E se qualcuna venissi obbligata a fari sessu con lei, le dovrebbe tagliari la minchia!”

È chiaru ca la povira Francuzza non disse né la prima versioni né tantomeno la seconda, troppo volgari per lei, anche se debbo diri, quando me l’hanno raccontato ho riso per un po’, vedendo la figura di Franca dire quelle parole a don Sariddu, certo, sarebbe stato uno spettacolo vedere la faccia di quell’uomo veniri affrontato in quel modo. La parola invece la prese ma figghia:

— Don Sariddu, la prego, la preghiamo di lasciarci stari, le assicuriamo i soldi, parlerò ancora una volta con ma patri, cercherò di farlo convinto e se non ci riesco, io stessa le porterò i soldi, ma mi deve dare tempu.—

— Ancora tempu. No. Tempu non ce n’è più. Oggi o i soldi o….—

Saretta si avvicinò a don Sariddu.

— Don Sariddu, posso parlarle da solo? Lasci Franca e mi ascolti.—

— Possiamo benissimo così, mi diverte parrari appoggiato a questa bella fimmina. E la vuole saperi una cosa? Anche questa fimmina non le dispiaci esseri trattata così, non certu comu o smidollatu di so maritu. Francuzza lo senti il maschio dietro di te?— disse poi ridendo, stonando l’orecchio della povera ragazza.

Saretta si avvicinò ancora di più. Stava per parrari quannu sentirono un grido lontano, un lamentu come non avevano mai sentito. Era la voce di Peppi? Non seppero definirla beni. Tutte e due si bloccarono a sentiri ancora un altro grido di dolore.

— Ci aveva assicurato che a Peppi non veniva fatto nulla— disse con voce spaccata dalla rabbia Franca.

— Don Sariddu, gli uomini di onore sono di parola— disse forte Saretta.

— Tranquille. Vedete la parola è una cosa seria. Io fino ad oggi l’ho sempre osservata. Chi non la sta mantenendo è sa figghiu. Iu invece, la mia, la manterrò. Avranno dato un pizzicotto o picciriddu(bambino) niente di che. Non dovete avere pensiero. Dovete solo dirmi, va beni, accettiamo l’offerta. È un’offerta generosa. Cinquantamila euro, e chi li paga per una fimmina a tempu.—

Franca a sentiri questi ragionamenti riuscì non so comu a liberarsi della presa dell’uomo. Si trovò proprio davanti a lui e con grande violenza mise la scarpa tra le palle del padrone di casa, il quale quasi non respirando si accasciò a terra, blu in faccia, tenendosi il sotto ventre, donando uno sguardo violento alle due donne. Si contorceva ancora per terra quando Franca ne lasciò andare ancora un altro che quasi non lo ammazzò. Don Sariddu si girava e rigirava per terra, senza avere la forza di lamentarsi. Si teneva le palle maciullate da due pedate micidiali.

— Che hai fatto Franca? E Peppi?— disse Saretta

— Andiamo a cercarlo— disse presa dalla adrenalina la nuora.

— Andiamo dove, sei impazzita? Non sappiamo come muoverci. E poi quella montagna di uomo, come faremo?—

Intanto che le due decidevano cosa fare, don Sariddu era riuscito a rialzarsi, barcollante e dolorante chiese aiuto gridando.

Saretta non avendo altra scelta prese il ferro del camino tanto agognato da Peppi e glielo diede in faccia. Uno, due, tre colpi. Fino a quando non videro la faccia del bastardu piena di sangue. Lo videro immobile, morto dinnanzi ai loro piedi.

— Francuzza, non ti preoccupare di tuo marito. Non succederà nulla. Dipende da te. Tu sei l’ago della bilancia. Ora ascoltiamo tua suocera cosa ha da dirci.—

Franca fu svegliata, amaramente, dalla sua soluzione. Dal suo sogno. Lo aveva ucciso, gli aveva messo due grandi pedate sulle palle, sua suocera lo aveva finito. Come faceva a parrari?

Quannu sentì la voci di Saretta si rese realmente conto di essere stata vittima del suo impeto omicida, si rese conto che era stata tutta una illusione. Ma ebbe un attimo di ripresa: questo vulìa diri che lo poteva fare ancora, e questa vota (volta) davvero.

— Don Sariddu, e va beni. Io le vuogghiu (voglio) offrire un’altra cosa a lei — disse non senza una certa difficoltà ma figghia.

— Soldi o passerotta— disse con decisione e spazientito don Sariddu.

— Avendo capito che lei i soldi ce l’ha, le offro la mia di passera. Le va beni?—

— Comu? Lei signora Saretta prenderebbe il posto della picciotta che ho tra le braccia? Ma devo credere alle mie orecchie o sto sognando? Per non far soffrire di più sa figghiu? Per riservare la bedda Francuzza dall’orso che se la mangia viva? O perché Saretta, perché ? So figghiu, mi creda Saretta, da questo momento visto i risvolti le dò del tu, posso permettermelo, vero?—

Saretta lo taliava senza riuscire a dire nienti. Già era tanto quello che aveva detto. Si era infilata in una situazioni periculusa. Forse non aveva considerato bene cosa ne avrebbe fatto della sua controproposta quell’animale, sicuramente ne avrebbe tratto profitto. Lei non vedeva comunque altre strade. A maggior ragione dopo le urla sentite poco prima. Disse solamente:

— Si, va beni, mi dia del tu, ma io no però, non ci riesco.—

— Grazie Saruccia, mi basta che posso chiamarti per nome, è più intimo.—

Serie: Ziu Pippinu


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. “sentiva l’alito caldo scorrere fra la sua pelle, sentire quella ruvida lingua entrare dentro la sua bocca, iniettare il veleno di un serpente degno solo di strisciare e di ottenere le cose solo con la forza.”
    Un’immagine fortissima, ma incredibilmente riuscita!