La famiglia di ziu Pippinu

Serie: Ziu Pippinu


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: La società di provincia siciliana.

Don Sariddu lo taliava con un pò di ammirazioni, si vidìa iddu a chidda età, prima se ci arrivava, accussì serenu. A lo zu Pippinu niente sembrava tuccarlu, eppuri n’avìa avutu disgrazie, avìa pessu due figghi nella giovani età. Unu avìa morto in una  manera violenta, lo trovarono steso per terra in una campagna vicinu. Iddu facìa parti di bandi aggressivi, attaccaunu lo stato e difendono  i diritti dei poviri cittadini dalle pretesi della malavita. Portava  sempri con sé una pistols. Una Volta u zu Peppi vedendo la pistola addosso a so figghiu gli disse

 

 «Figghiu miu qualche vota quella pistola ti si rivolterà contro, posala.»

 

Non la posò mai, era cuntentu e sicuru proprio picchì avìa l’arma addossu. 

Quannu lo trovarononu l’avìa sistemata nella tasca della giacca.

Si dissi ca fu giustiziatu da Don Calogiru,

Il picciuottu avìa messo il cuore suo nelle manu di una  fimmina velenosa e pericolosa. bedda comu il sole, se lo giocò comu ha voluto. È finita che ha perso la testa. a farici a via di minni e mutanni calati, al poviru cristianu lo fece ‘nnamurari e si sa,  quannu si perde la testa nun c’è nenti di fari. 

A picciotta era nipote di Don Calogiru, iddu lu sapìa. Si era messo con questa picciotta in un primo tempo apposta per sapiri cosa facessero , però alla ragazza la trattava più che beni, ma le cose si sono complicate quannu fu ciamatu all’appellu e ci fu ddittu ca se vulìa fari parti della famiggjia onorata s’avìa dimostrari curagghiusu. Ci prisintaru nomu e cugnomu del  coraggiu. Ma non se la sentì. La zita, di colpo lo lasciò., e siccome sapìa assai nun ci fu autra via di soluzioni.

 

L’altro gli era morto per una gravi maladdia. Lu ziu Pippinu avìa quarantacinque anni e suo figghiu venti. Una tragedia! Avìa passato tanto tempo da quel tragico fatto, e non riusciva, ovviamenti, a parlarne serenamenti, e questo mi sembra normali, deviava subito il discorso appena si sfiorava quel triste capitolo della sua vita; girava su sè stesso, e ridendo raccontava na barzelletta. Esorcizzava il dolore infilandolo tra le risate dell barzelletta ancora più in fondo a sé stesso.

Sua mugghieri non si rimise più da quella batosta. Il colpo finale infine glielo diede quell’altro figlio morto ammazzato. Morì un mese dopo dalla morte del secondo figghiu.

Ziu Pippinu riuscì a guardare oltre la tragedia, scappò da quel dolore, ignorandolo, con grandi coraggio, ebbe la forza di rialzarsi, dedicandosi alla falegnameria. Prima ammutuliennu il mondo (rimanendo in silenzio con il resto del mondo), tappandosi orecchie e bocca, solo lavoro e poche paroli, quelle strette necessarie per contrattari. Poi, pianu pianu, lentamenti, si rimise in sesto, se così si pò dire. La forza gliela diede l’altra figghia, Saretta, la sua primogenita, na fimmina bedda, forti, autoritaria. Era capaci di tenere testa a tutti, anche ai masculi, si sa nelle società come le nostre di qualche anno fa, la fimmina era una specie di compagnia per le notti, per i figli, per i servizi di casa ed altro, niente, altro? Doveva stari muta! Oggi, purtroppo, qualche famiglia la pensa ancora accussì. Il fratello era contento di lei, del suo caratteri forti, una fimmina-uomu, sì, si sentivano dire cose brutte, ma non importava alla famiglia di ziu Pippinu, no, affattu, loro erano contenti di Saretta. Il fratello ne faceva, della difesa e dell’emancipazioni femminili (si dice accussì veru?) uno scopo di vita. Insomma che la fimmina doveva cuntari, in ogni ambitu, l’avìa scrittu ‘nta l’anima. Ma come loro, che la pensavano in questo modo, non ce n’erano. Oggi c’è ancora resistenza, ma Sicilia, Sicilia bedda! Per certi così si bedda solo di fuori, ma brutta dentro , bruttissima e figghia di buttana, svegliati da questo torpore che ti sta uccidendo!

Scusati lo sfogo. Quannu ci voli, ci voli.

Saretta avìa dui figghi, uno maschio e una femmina. Peppi e Maria. Oggi, mentri vi racconto a storia hanno trenta e trentatre anni. Il nipote, un picciuottu alto, tutto suo nonno, coraggioso, quasi arroganti, era lu ziu Pippinu in miniatura. Ma sulu di faccia.

Aveva tentato la strada del nonno, in falegnameria. Niente. Non ci stetti nemmeno il tempo di imparare nientl. Si mise a vendere biancheria, vestiti, cappelli, cappotti, mutandine, reggiseni, cravatte e tanto altro. Lo fece vendendoli porta a porta, anzi, piazza a piazza, strada strada, diciamo noi, anzi esattamenti diciamo, pieri pieri (piedi piedi). Lo fece per dieci anni. Nel frattempo si sposò, feci quattro debiti, anzi otto, fino a quando il principale non gli diede la strada per le mani e lo licenziò: si disse che non quadrava l’incasso.

Nelle difficoltà non sapìa cosa fari. Vota, gira e furrîa, faceva visita a suo nonno.

Serie: Ziu Pippinu


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Discussioni

  1. Che bello sentir parlare di emancipazione femminile usando un nostro dialetto. Chissà perché spesso si tende ad associare i dialetti alla ‘chiusura di mente’ piuttosto che all’opposizione netta con il progresso. Tu hai sfatato una sciocca credenza. Bravo

    1. Vero, al dialetto si lega la qualunque che sa di retrogrado, sarà anche così per tante situazioni ma molte volte no. Oggi parlare in dialetto non è sinonimo di arretratezza, anzi ti permette di esprimere la parte più profonda di noi stessi. Ziu Pippinu a mio avviso ne è la prova, e vi assicuro che è così