
La signora di sopra (1/2) – Bambinate
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La signora di sopra (1/2) – Bambinate
- Episodio 2: La signora di sopra (2/2) – Eleonora
STAGIONE 1
Nell’istante in cui aprì la porta del suo studio annusò l’aria. Non era un odore sgradevole, ma non era normale in quel contesto. Le tornarono in mente i pomeriggi quando, da bambina, nella piccola serra dietro casa, aiutava sua madre a rinvasare le piante che erano cresciute ed erano pronte per la vendita. Decise che dopo questo appuntamento avrebbe spalancato le finestre, anche se la temperatura esterna non era ancora quella che ci si sarebbe aspettati ad aprile inoltrato.
La donna era seduta sulla sedia di fronte alla scrivania. Era stata Linda, la sua assistente, a farla accomodare. Anni di pratica le avevano dimostrato che i nuovi pazienti si tranquillizzavano molto se restavano qualche minuto da soli al primo incontro. Ma quando la vide, si rese conto che quella donna non aveva alcuna necessità di essere tranquillizzata.
«Signora Martino» disse sedendosi alla scrivania. Non si avvicinò per stringerle la mano, non lo faceva mai. Ma anche restando a una certa distanza avvertì che quell’odore proveniva da lei. La osservò, come faceva con tutti i nuovi pazienti, prima di iniziare il vero e proprio colloquio. Indossava un cappotto marrone chiaro, sopra un maglioncino girocollo bianco e pantaloni marrone scuro. Non portava collane o altri accessori appariscenti. Molto classico, ma gradevole, pensò. Non riusciva a vedere le scarpe, che secondo lei erano un indizio importantissimo della personalità. La sedia era vicinissima alla scrivania, tanto che le sue braccia erano appoggiate al piano di legno. Osservando le sue mani giunte, la dottoressa notò le unghie cortissime, ma sufficientemente curate. Nessun indice di trascuratezza né di scarsa cura della persona, fu la sentenza di primo grado della psicoterapeuta. Tutto nella norma, quindi. A parte quello strano odore.
«Sono la dottoressa Klein» si presentò. «Le avranno sicuramente parlato di me a scuola. Mi occupo di bambini e ragazzi che mostrano anomalie nel comportamento e nelle relazioni interpersonali.»
«Buongiorno» rispose semplicemente la donna guardandola fissa negli occhi.
«Vorrei subito tranquillizzarla» riprese la dottoressa Klein mantenendo anche lei lo sguardo nei suoi occhi. «Le avranno anche detto che questi problemi sono tipici nella fase di pre-adolescenza e adolescenza. Si tratta di un quadro che si presenta in innumerevoli forme in quelle fasi della vita. In genere sono situazioni temporanee causate dalla difficoltà di accettare i primi segnali di cambiamento del corpo.»
Dall’altro lato della scrivania la donna ascoltava quasi indispettita.
«Qui, sulla relazione, leggo che Eleonora mette in atto un comportamento alquanto insolito per una ragazzina della sua età» riprese la dottoressa Klein. «Un po’ troppo… violento, mi lasci dire.»
«La maestra di sua figlia, ha riferito che in un tema Eleonora ha raccontato di aver… ucciso il vostro gatto…» La dottoressa utilizzò l’arma segreta degli psicoterapeuti, le pause, aspettando in silenzio la risposta della sua interlocutrice.
«È stato un incidente» rispose la donna sempre guardando negli occhi la dottoressa. «Stava giocando con il gatto e gli è caduta addosso, schiacciandogli il collo con un ginocchio.»
«Signora Martino…» iniziò la psicologa rispondendo al suo sguardo. «Ho letto il tema e non mi sembra che Eleonora lo racconti come un incidente. Penso di avere sufficiente esperienza con i bambini e bambine dell’età di sua figlia per capire se i loro racconti sono frutto di fantasie oppure sono reali.» Questa volta parlò con il tono di voce che solo i medici e gli psicoterapeuti sanno utilizzare per mettere a proprio agio i pazienti e contemporaneamente ricordare loro chi dirige davvero il gioco.
«Forse… è possibile» disse la donna senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi. «Ma sono bambinate, non sono azioni malvagie. Diciamo piuttosto che è il loro modo per crescere e per sperimentare.»
La dottoressa rimase in silenzio, aspettando che la sua interlocutrice continuasse a parlare. Si capisce molto del comportamento di un bambino ascoltando cosa raccontano i genitori. E come aveva previsto, la donna riprese a parlare.
«Chi non ha mai giocato staccando le ali alle mosche per vedere cosa succede… Quale bambino non ha mai dato la caccia alle lucertole, spesso uccidendole! Sono giochi innocui a quell’età. Lei non ha mai catturato le lucciole di notte chiudendole in un barattolo per vedere come davvero sono fatte? Sono soltanto bambinate.»
«Non è importante quello che faccio io e non è importante come si comportano gli altri ragazzini. In questo momento è di sua figlia che stiamo parlando. E… mi lasci dire, sono un po’ preoccupata per lei, per la bambina intendo, anche se vivo la situazione da operatrice esterna.» La dottoressa usò un tono professionale e alquanto freddo.
«Lei parla di bambinate… » continuò dopo un istante di pausa. «Alcune azioni possono essere definite così, ma anche a dieci anni ci sono dei limiti che non dovrebbero essere superati. Potrebbe diventare una situazione molto pericolosa.»
La dottoressa Klein osservò ancora per qualche istante la donna seduta di fronte a lei. Poi premette il pulsante per comunicare con la sua assistente in sala di attesa.
«Linda? Puoi far entrare Eleonora, per favore?»
«Adesso ho bisogno di parlare con sua figlia… da sola. Ci vorrà un po’ di tempo: se desidera tornare fra un’ora, o se preferisce aspettare di là…» Questa volta distolse lo sguardo. Non le capitava spesso, ma il modo in cui la donna la fissava, senza quasi battere le palpebre, le provocava un crescente senso di disagio. Inspirò in modo profondo per rilassare la tensione muscolare che aveva accumulato durante il colloquio e percepì di nuovo quell’odore indefinito di terra umida.
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La signora di sopra (1/2) – Bambinate
- Episodio 2: La signora di sopra (2/2) – Eleonora
Mi è piaciuto come hai gestito i dialoghi, cioè la scelta di inframezzarli con considerazioni della voce narrante al fine di enfatizzarne il contenuto e offrire spunti di interpretazione. È una tecnica (consapevole o meno che sia) che non posso fare a meno di riconoscere quando la vedo, e spesso e volentieri la rubo dalle opere che leggo perché la trovo parecchio efficace 🙂 Anche l’introduzione è costruita bene, con quel dettaglio dell’odore (particolarmente originale peraltro) che viene subito messo in risalto e che, immagino, sarà un piccolo fulcro anche della seconda parte.
Eh già…chi non è mai caduto sul collo del gatto facendolo casualmente secco?😅
Mi è piaciuto tantissimo il bilico in cui fai muovere il dialogo tra la madre a la psicoterapeuta. I genitori pur di non vedere i problemi dei figli tendono a giustificare, è una loro difesa, ma è anche vero che le code alle lucertole le abbiamo staccate tutti…anche se non è una scusante. Detto questo, la ragazzina è palesemente inquietante…vado a leggere il seguito.
E qui al di là del racconto si aprirebbe un trattato di psicologia… che è meglio lasciare a chi ne sa qualcosa.
Il collo del gatto… sì, forse avrei dovuto cercare qualcosa di meno sbrigativo… 🙂
In realtà mi è piaciuta molto come immagine quella del collo del gatto, perchè rende bene non soltanto i tratti “inquietanti” della bambina ma anche gli sforzi inutili della mamma per difenderla e non vedere…
Intrigante, vado subito a leggere il seguito. Hai saputo descrivere benissimo la dottoressa e la madre di Eleonora. E quell’odore di terra credo sia un indizio fondamentale. Bravissimo Antonio!
Mi piace. Scritto molto bene.
Ciao Concetta. Grazie per il tuo apprezzamento!