
La signora di sopra (2/2) – Eleonora
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La signora di sopra (1/2) – Bambinate
- Episodio 2: La signora di sopra (2/2) – Eleonora
STAGIONE 1
L’odore era diverso. C’era sempre quel sentore di terriccio umido, ma era miscelato a qualcosa di più sgradevole, dolciastro, nauseabondo.
La bambina e la dottoressa Klein erano sedute sulle poltroncine accanto alla finestra.
«Perché non appoggi il tuo zainetto a terra?» propose la dottoressa. «Sarai più comoda senza quel peso sulla spalla.»
«Non mi dà fastidio» rispose la bambina continuando a guardarsi intorno. «È leggero.»
«Come vuoi. Ti chiami Eleonora, giusto? Hai anche altri nomi?»
«Solo Eleonora. Anche se qualcuno mi chiama Ele. Odio essere chiamata Ele.» Sul viso della bambina comparve una smorfia di disapprovazione.
«Hai ragione, sai? Il nome Eleonora e talmente bello che non dovrebbe essere abbreviato o modificato in alcun modo.»
«Tu come ti chiami?» le domandò la bambina.
«Hannah» rispose la dottoressa. «Che si pronuncia semplicemente Anna, ma è scritto in modo diverso, con due acca, una all’inizio e una alla fine.»
«Perché?» chiese Eleonora.
«Se vuoi dopo te lo racconto… ma prima voglio che tu mi parli di te. Ti va?»
«Non so cosa raccontare» rispose la bambina accennando uno sguardo verso Hannah.
«Puoi dirmi cosa è successo al tuo gatto… Oliver, si chiamava così?»
«Non so cosa è successo. La mia mamma l’ha trovato sul pavimento del bagno.»
«Tu non eri lì quando la tua mamma ha trovato Oliver?» Stava cercando di fare breccia nelle difese della bambina.
«No.»
La dottoressa rimase in silenzio. La bambina abbassò il viso verso terra e iniziò a muovere i piedi descrivendo due archi di cerchio sul pavimento.
«Ho parlato con la tua maestra, qualche giorno fa» riprese la dottoressa. «Sai, mi ha fatto leggere qualcuno dei tuoi temi e mi ha detto che scrivi molto bene.»
«Mi piace leggere e scrivere.»
«Ti piacciono i racconti del terrore?» domandò la dottoressa.
«Sì.»
«Ti piace anche scrivere questi racconti? Ho letto alcuni tuoi temi dove parli di una tua amica immaginaria che vive in soffitta» incalzò la dottoressa. «Non mi ricordo come la chiami…»
«La Signora di Sopra» rispose Eleonora. «Ma non è mia amica.»
«Perché non le hai dato un vero nome?»
«Non me lo vuole dire. Forse non ha un nome e si vergogna di non averlo.»
«Beh, pero puoi darle tu un nome nel prossimo tema che scriverai.»
«No. Lei si arrabbierebbe e mi farebbe quello che…»
«Cosa pensi che potrebbe farti, Eleonora?»
La bambina rimase in silenzio.
«Ho letto anche un altro tema… Quello in cui racconti cosa hai fatto a Oliver» riprese la dottoressa tentando di indirizzare la conversazione a suo favore.
«Io… non gli ho fatto niente» rispose la bambina.
La dottoressa lasciò che il silenzio tra loro si espandesse nel tempo.
«Eleonora» disse. «Forse non l’hai fatto apposta, forse non volevi davvero fargli del male.»
«Io non ho fatto nulla» ripetè la bambina vicina al pianto.
«Non dirò niente a nessuno, non ce l’ho con te» la rassicurò la dottoressa.
Ci fu una lunghissima pausa. Eleonora si rannicchiò sulla poltrona stringendo a se lo zaino, una posizione che la faceva apparire molto più piccola. La dottoressa Klein pensò che fosse il momento di interrompere la seduta e riprenderla dopo qualche giorno. Non era il caso di sovraccaricare la bambina di un peso eccessivo. Si alzò muovendosi verso l’interfono per chiamare la sua assistente.
«È stata la Signora di Sopra. Io… io l’ho solo aiutata.»
Il dito si fermò a pochi centimetri dal pulsante di chiamata. In qualche modo era pronta alla confessione, ma sentì comunque la pelle lungo la schiena che protestava.
«Vuoi raccontarmi, Eleonora?» La dottoressa restò in piedi accanto alla scrivania.
«Aveva fame. La Signora di Sopra voglio dire, non Oliver.» La bambina iniziò a raccontare a voce bassissima. «Lei mi ha detto di prendere il gatto per le zampe dietro e di sbattergli forte la testa sulla vasca da bagno. Non lo voleva fare lei perché Oliver si fidava di me, non di lei.»
«Poi Oliver non si muoveva più… E allora la Signora di Sopra gli ha aperto la pancia e ha mangiato tutto quello che c’era dentro.»
La dottoressa Klein non potè fare a meno chiudere gli occhi durante il racconto della bambina. Il suo era un caso peggiore di quello che aveva immaginato. Iniziava a ipotizzare una dissociazione di personalità che avrebbe reso estremamente difficile la cura.
«Eleonora» disse con tono di voce molto dolce. «Oliver non è stato trovato come lo descrivi tu. Non aveva ferite visibili e non c’era sangue per terra.»
«La Signora di Sopra mi ha aiutato a riempirlo e chiuderlo bene.»
Il respiro dello dottoressa Klein si bloccò.
«Abbiamo usato la terra. Quella dei vasi. Poi l’ha chiuso bene, non so come ha fatto, poi lo ha pulito, e io ho pulito il pavimento.»
«Lo abbiamo fatto anche con Lilly… ieri.»
«Chi è Lilly?» domandò la dottoressa sforzandosi di mantenere un ritmo di respirazione normale.
«È la mia gatta. Io ho due gatti, un maschio e una femmina. Lilly è venuta con me» disse la bambina battendo la mano sullo zainetto. «La vuole vedere?»
«No, Eleonora. Adesso devo parlare con la tua mamma.»
«La mia mamma non c’è.»
«È di là, Eleonora, ti sta aspettando…»
«Lei non è la mia mamma. La mia mamma è a casa. Dobbiamo ancora pulirla, ma la Signora di Sopra mi ha detto di aspettare perché è più grande di un gatto. Ci vuole più tempo per svuotarla.»
Mio Dio, pensò la dottoressa Klein. Era chiaro che non avrebbe potuto occuparsi da sola di quel caso. Avrebbe dovuto chiedere aiuto al centro di psichiatria infantile.
La mano che era rimasta vicina all’interfono per tutto questo tempo si mosse veloce e pigiò il tasto di chiamata. Dall’altro lato non arrivò alcuna risposta. Provò di nuovo e di nuovo, in una serie di gesti compulsivi. Ancora nulla. Si mosse rapidamente e spalancò di scatto la porta. Fu assalita subito da un forte odore di terra umida che questa volta però soccombeva a un odore di morte. A terra il corpo di Linda era coperto da una quantità indescrivibile di sangue e brandelli di interiora. La Signora di Sopra a cavalcioni su di lei stava tirando fuori da un grosso zaino quello che sembrava terriccio per vasi con il quale riempiva gli spazi vuoti.
Lentamente si girò e fissò gli occhi della dottoressa Klein.
«Bambinate…» disse sorridendo.
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La signora di sopra (1/2) – Bambinate
- Episodio 2: La signora di sopra (2/2) – Eleonora
Applauso per questa storia che mi ha fatto correre brividi lungo la schiena! Il fatto che la situazione venga fatta intendere poco alla volta è davvero un pregio. Gli indizi ci sono, ma appena accennati, al punto giusto e svelati poco a poco. Davvero una notevole capacità. Seguirò volentieri questa serie da brividi 😳
Ammetto che non mi aspettavo una svolta di questo tipo, e considerato il genere, che di solito è abbastanza prevedibile, direi che la storia centra il punto! Prima il particolare del secondo gatto nello zaino (che saggiamente non viene aperto, ottima mossa da un punto di vista di “teoria del terrore”, se così possiamo chiamarla), e poi quel “Lei non è la mia mamma … Dobbiamo ancora pulirla”, sono i due aspetti vincenti di tutto il testo.
Come ha evidenziato @LaMascheraRossa , i due episodi sono ben collegati fra loro, e appaiono coerenti. Dal mio punto di vista, quando c’è un elemento che tiene assieme i capitoli in maniera efficace (in questo caso, l’odore dapprima fuori luogo e che poi diviene spiegazione di un orrore non da poco) difficilmente ci si ritroverà davanti a un’opera poco riuscita.
Complimenti ancora, Antonio! Non vedo l’ora di leggere gli altri testi di questa raccolta.
Ciao Gabriele.
Sono d’accordo con te sulla prevedibilità del racconto horror. E’ difficile trovare qualcosa di nuovo, e allora ci muoviamo tra le mille cose già dette, cercando di combinarle in modo diverso.
Se gli impegni me lo permetteranno dovrei riuscire presto a pubblicare una nuova storia. Il tema sarà ancora più prevedibile: il Vampiro… E’ una figura che mi ha sempre terrorizzato e voglio farmi male provando a scrivere qualcosa.
Ti ringrazio per il commento e per l’analisi. A presto!
Bravissimo! Mi hai spaventata come faceva IT quando sbucava dal tombino…
Credo dormirò con la lucina accesa stanotte…
Mi è piaciuto tantissimo, prima del colpo di scena, il dialogo con la psicoterapeuta. Hai reso benissimo le strategie che utilizzano quando vogliono farti abbassare le difese.
Mi piace questa nuova serie!
Eccomi… Riesco finalmente a riprendere in mano un po’ del mio tempo.
Sono felice di essere riuscito a spaventare qualcuno 🙂
Difficile trovare qualcosa di nuovo nei racconti horror. Tenterò di mettere giù qualche storia che faccia paura, anche se sono certo che sconfinerò nella prevedibilità e nel “già sentito” tipico di questo genere. Dopo aver letto migliaia di pagine proviamo a scriverne qualcuna…
Ciao!
Ok, mi hai decisamente spaventata! Complimenti Antonio, davvero un gran racconto!
Allora ho raggiunto l’obiettivo: spaventare qualcuno! 🙂
Grazie Melania. Un racconto che secondo i miei canoni va già troppo verso lo splatter, ma ci ho provato, e ho tenuto il sangue solo alla fine…
L’idea che muove il racconto è molto interessante. Mi è piaciuto il fatto che sia stata la bambina a descrivere la “presenza” di questa persona-creatura. E lo ha fatto con la semplicità e la spontaneità che caratterizzano il linguaggio dei bambini. Sei stato molto abile a riproporlo. Condiderando che ci muoviamo all’interno di un tetto massimo di mille parole, hai realizzato due dialoghi molto ben calibrati. Avevo letto il primo episodio quando lo hai pubblicato, questo lo leggo oggi, e ti posso dire che non ho avuto bisogno di rileggere il primo perché lo ricordavo bene, compresa al descrizione dell’odore della terra smossa e umida. Se consideri che ho una pessima memoria questo significa che l’esposizione è talmente chiara e gestita su poche ma efficaci frasi, che il lettore riesce a vedere il dialogo e a memorizzarlo con molta facilità. Anche il finale merita un complimento, perché è inaspettato. La scena della donna, la signora di sopra, impegnata a consumare il suo pasto e a riempire il corpo sotto gli occhi della psicologa riesce a dare un significato veloce ed efficace ai due dialoghi. È un finale intrigante che non racconta troppo, ma lascia il lettore libero di immaginare il destino della piscologa che adesso deve affrontare qualcosa di molto reale, ben lontano da un “semplice” caso di sdoppiamento della personalità. Un bel racconto. Mi sono divertito.
Devo dire che ho provato a utilizzare un linguaggio da bambino… non è facile ma sono contento che tu l’abbia colto.
Le mille parole… ho tentato di scrivere tutto in un singolo episodio, mille parole… Ma mi sono arreso. C’è bisogno di una capacità di sintesi che non sono in grado di raggiungere.
Ti ringrazio per il tuo commento dettagliato!
La scelta di dividerlo è azzeccata, aggiunge un po’ di suspence e crea una pausa tra un “colloquio” e l’altro. Secondo me il racconto ha guadagnato molto da questa scelta. Il lettore può concetrarsi su una figura alla volta e ragionare su certi elementi e indizi. A volte un limite, come quello delle mille parole, può trasformarsi in un vantaggio. Io ho letto un bellissimo racconto in due episodi.
Apprezzo la tua analisi, utilissima per me.
A presto!
Ho apprezzato molto l’intensa e inquietante narrazione psicologica. Il racconto è ben costruito con una tensione crescente, mentre qualcosa di grande e sinistro si rivela lentamente. Utilizzo del dialogo, a mio avviso, eccellente per costruire il personaggio di Eleonora, nella quale la vittima e il canefice coincidono. Nonostante il tema della bambina posseduta sia decisamente sfruttato dalla narrativa contemporanea, il brano mi ha coinvolto regalandomi un’esperienza molto intrigante.
Sì, hai ragione: il tema della possessione è stato utilizzato alla nausea, ma è uno dei cliché horror che continua a terrorizzarmi…
Per quanto riguarda il dialogo ho voluto provare a tirar fuori la storia facendola raccontare direttamente ai personaggi. Ti ringrazio tantissimo per avere apprezzato!
Meraviglioso, complimenti!
Beh… grazie davvero, Arianna!
Ciao Guglielmo. Ho riletto le frasi incriminate… Penso che tu ti riferisca al primo episodio: in effetti il suo modo di comunicare è un po’ anomalo data la sua posizione. Proverò fare qualche modifica.
Grazie davvero per il feedback!
Ho letto entrambe le parti. Terrificante. Scritto davvero bene e con un finale proprio in tema. Forse alcune frasi che pronuncia Hannah, uno psicologo le direbbe in modo leggermente diverso, più delicato. Ma questo è solo un cavillo. Gestisci davvero bene la tensione fino alla fine.