La storia di Gnaziu

Serie: Picciuotti adolescenti


L’indomani a sveglia mi parsi na bomba, non ci volevo crediri, no, mi dissi, non mi alzo, pi mia la dò vinta a tutti, io dormo e cu s’ha vistu s’ha vistu! E diedi un pugno a quella povera sveglia che volò via dal mio comodino ma, rotolando a velocità della luce, si mise a suonare nuovamente, era lontanu di mia, non potei fari altro che alzarmi. Stavo per mettere un piede sopra a quel frastuono infernale che facìa, mentre mi ripetevo a voce alta, ma chi mi ci portò a fari sta minchiata! Poi, tirai su a serranda, un pochinu e pianu pianu, non vulìa che ma matri si allarmassi, vidi ca era na bellissima giornata. Era già illuminato fuori. Mi domandai, ma quando finisce a notti? Non dura nenti! Vidi in lontananza una machina passari, vidi una signura, andari tutta di prescia, trasiri nel panificio e prima che uscisse ne vidi vomitari fora da quel negozio altre quattro persone. Tutti a quell’ora lo comprano il pane? Ma che non hanno tempo dopo? Proprio vicino alla mia finestra passò un vecchietto, sui settant’anni, un po’ curvo, un po’ zoppicava, mischinu, avìa nelle mani un panàru pieno di ficumori. Si fici sèntiri del suo passaggio con un leggero suono, quasi un lamento. A dir la verità, tutti sapevano del suo arrivo, e prima che quel vecchietto aprisse bocca, una donna era già sull’uscio di casa, e iddu, salutandola con estrema educazioni, prese dieci ficumori, belle, grandi, dovevano essere così buone da morire e gliele diede. Stavo uscendo per bloccarlo e accattari pure io quella delizia. Ma poi mi trattenni, non volevo svegliari a mia matri. Poi presi consapevolezza ca avìa una scommessa da vincere, mi vestì e uscì di casa. Il vecchietto era ancora lì. Ma chi c’era che mi dava le spalle? Mia matri!

Stava accattano i ficumori. Ma che ci facìa mi matri a quell’ora in giro? Non doveva essere a dormire? Poi, piano piano, chiusi la porta e mà svignai prima ancora che lei pagasse il venditore di delizie. Non si accorse di nulla. A me sembrò così, ma, come sempre, con lei io non ci capivo niente, era anni luce più avanti di mia.

Mi presentai in piazza San Giovanni alle sei in punto. Duranti il tragittu vidi molte persone, ammassate nei bar e nei circuli . Questi locali erano pieni, a quell’ora! Ma io non credevo mai che c’era tanta genti in giro. Ma quando si iniziava a travagghiari? Un po’ il mondo del lavoro mi fece paura. Alcune persone non le avevo mai viste, a me sembrarono stranieri, certu c’erano i marocchini, ma tanti autri non riuscivo a capire se erano della mia città o no. Mi sembrarono di fora. Dintra un circulo vidi a uno che conoscevo, ‘Gnaziu u stunatu. Era assittatu, diciamo sdraiatu supra una sedia, e parlava da solo. Va bè ca era davvero con poche rotelle in testa, ma alle sei del mattino era già combinato per le feste. ‘Mbriacu na signa! E gridava contro lu statu, ci l’avìa che comunisti ca lu avievunu lasciato in mezzo alla cacca, ce l’avìa che socialisti, sti autri bestie che pensavano solo agli affari suoi, l’avìa con gli avvocati , tutti, e poi, col presidente della Repubblica, non si salvava nessuno. Ogni tanto u barista o taliava con occhio severo, e lui, intimorito, si zittiva, abbassava lo sguardo fino quasi a cadere per terra, poi, di botto, si rimetteva dritto, con la schiena piantata sulla sedia, salutando il barista come fa un soldato davanti a un suo superiore. Il barista, alla fine, si metteva a ridere e lo lasciava parlari. Accanto a lui c’erano altre cinque persone che non conoscevo, avevano tutti un bicchiere in mano e a uno di loro ci sentii diri: —Alla saluti di Franciscu per lu travagghiu ca ci sta dando. Alla saluti! E tutti alzarono i bicchieri russu sangu.

Di Gnaziu u stunatu ne avìa sentitu parlari molte volte in famiglia. Era un uomo sfortunatu, avìa una famiglia a posto, una bella mugghieri, brava, seria, pulituna, ru figghi, rui masculi, e iddu era un lavoratori valenti, non si poteva vederi fermo. Travagghiava sempri, era contentu perché si sintìa soddisfattu della sua vita. Poi un triste giorno un incidenti sul lavoro lo mise fuori gioco, lo sconnesse dalla vita e da se stessu. Rimase in coma parecchio tempu, e quannu si svegliò non fu proprio in grado di continuare come prima. La sua famiglia entrò in grande difficoltà, loro non avevano nessuno che li potessero aiutare. Andarono in difficoltà totali. Entrarono nella povertà più nera, la mugghieri per fortuna riusciva a travagghiari qualcosa all’uncinettu, ma si sa benissimo che quel travagghiu basta solo per un piccolo pezzetto di pani. E il resto? E vedendo i bambini soffriri in quel modo, si era rassegnata a chiudere la propria esistenza e quella dei suoi figghi anzitempu, per il bene di tutti. Un avvocato di fora seppi sta storia, è venuto nel nostro paisi e l’ha voluto conosciri, ci parlò e sistemò la cosa. Manco a dirlo i due ebbero un intesa anche sentimentale, cosicché formarono un nuovo nucleo familiari, assistendo anche il povero Gnaziu. Il marito, pur nella sua infermità, diede l’impressioni di capire quello che succirìa attorno a lui. Si vedeva gironzolari quest’uomo continuamente, si avvicinava a sua mugghieri spesso e li virìa parlari vicinu vicinu. Poi però perdeva quella capacità di reazioni e di presenterasi come il veru marito della signora. Ma col passari dei giorni la sua salute peggiorò sensibilmente. La nova famiglia cominciò a lassarlu a sé stesso, lo portava al circulo e lì lui stava tutto il giorno. Certu mole persone entravano e vedendolo gli faceva pena. Si arrivò ad andare in quel circulo solo per incontrare Gnaziu, il quale sembrava contentu di tutto quello. In un bar è facile che si finisce per consumari, anzi direi è naturali consumari, vuoi per educazioni, vuoi per piaceri, vuoi, nel circulo in questione, per rallegrare quel disgraziatu. Però non sapevo che le sei del mattino fosse già in quel circulo. Ma dico io, comu si può essiri così spietati, comu si può lassari un uomo così vulnerabile in un posto a rischio. Il rischio non era certamenti vederlo derubato o altro tipo di violenza, ma, comu dicìa, era il beri, l’acol. Ridurlo a ‘mbriacuni è stato un attimo.

Serie: Picciuotti adolescenti


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Discussioni

  1. Ciao Giuseppe, il ragazzo scopre un mondo, mai vissuto, con personaggi e fatti particolari, tutto nuovo in un vecchio stile ordinario e spesse volte passivo. Occhi nuovi per cose mai viste, nella speranza di un futuro migliore. Grazie