L’Amore per me 

Amare. Amare, difficile da spiegare. Ma dovrei aver capito qualcosa sull’amore e ora proverò a dirtelo con le mie parole.

Amore è una camminata, strana ma pur sempre una camminata. Non è affatto silenziosa, nonostante si svolga in un piccolo e remoto sentiero di montagna in autunno. Infatti questo sentiero è tempestato da una miriade di frasche, le quali emettono un rumore terribile quando vengono calpestate.

Questo rumore non è terribile in sè, ma è il silenzio assordante che lo circonda ad amplificarlo e a renderlo così forte, così pungente, così fastidioso.

Il silenzio è l’apparente perfezione di amore; il silenzio è l’illusione che non possa mai capitare uno screzio, un litigio; il silenzio è credere che non ci siano difetti; il silenzio è uno stadio irreale, uno stadio divino, uno stadio non terrestre. Ma il silenzio non dura per sempre, infatti perisce e muore. Viene sostituito dal canto stonato delle frasche scricchiolanti, ma se lo ascolti bene non è così stonato; è imperfetto, ma meravigliosamente bello.

Amore è quindi calpestare queste foglie secche, cercando di muovere i piedi per creare una melodia dolce, una melodia che sia piacevole da ascoltare e meravigliosa da vivere. Ma Amore non è soltanto un piccolo espediente musicale, infatti questa della musica è solo una piccola cazzatina in cui credo che ha lo scopo di rendere questo testo un po’ più bello; ma l’aspetto fondamentale di questa camminata è tenersi per mano, sempre; e stringersi ancora più forte quando la melodia sembra poco orecchiabile.

Un potentissimo abbraccio di falangi e metacarpi.

Cancello e riscrivo, da capo.

Amare. Amare, difficile da spiegare.

Stesso sentiero, stagione diversa, inverno, inverno piovoso. Niente frasche, al loro posto fango, d’altronde, come detto in precedenza, è pur sempre un inverno piovoso. Bella la pioggia, rilassante.

Camminiamo, camminiamo con i classici scarponcini da montagna, ma questo fango è un fango particolare. Infatti non appena viene calpestato si solidifica e crea uno spessore che va ad aggiungersi a quello già presente delle suole. Dei tacchi, sostanzialmente. Questi tacchi ci rendono più alti, magari non saremo subito perfettamente bilanciati ogni volta che aggiungeremo un piccolo strato alle nostre suole, ma saremo sicuramente più vicini a toccare le stelle, a farle nostre e a custodirle gelosamente. Chissà, forse un giorno abbracceremo il sole e una notte coccoleremo la luna. Fango, tacco 12, Louboutin.

Bello (o forse no) il fango, belli i tacchi, ma in fin dei conti, per essere insieme a fare il solletico alla luna e al sole, dobbiamo alzarci contemporaneamente, quindi tenerci per mano, sempre.

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