Le dita intrecciate

La città che amo, a cui appartengo, dalla quale a volte mi sono allontanato ma verso la quale sono sempre ritornato, fornisce il libero accesso ad un luogo.

Mi sono soffermato un attimo prima di proseguire a digitare le parole, ero alla ricerca di un termine che definisse questo luogo, all’interno del quale mi trovo ora mentre scrivo, ma poi ho pensato che qualsiasi definizione avessi pescato dal dizionario, questa sarebbe stata nient’altro che limitante. Avrebbe fornito una collocazione funzionale nella mente di chi legge, questo è vero, ma avrebbe allo stesso tempo rubato una parte di quella che è la sua essenza. Che altro non è se non essere una macchina del tempo.

Un luogo di silenzio, ecco, questo sì. E tutto avrei pensato quando ero giovane tranne che poterlo definire così.

In questo luogo ci puoi fare un po’ quello che preferisci. Ci vieni a studiare, ci vieni a leggere, ci vieni a sederti con le dita intrecciate dietro la testa e ti guardi le onde di un mare invernale leggermente agitato che si infrangono sulla riva in maniera anch’essa silenziosa, quasi non volessero essere loro le prime a non rispettare quel desiderio di quiete che regna qui dentro.

Ci vieni a scrivere guardando ogni tanto il bicchiere vuoto di caffè che hai appena posato alla tua destra, la schiuma color terra che è rimasta avvinghiata alle pareti nel disperato tentativo di trarsi in salvo dalla tua golosità, prelevata impietosamente da una palettina piacevolmente lignea sulla lingua, pensando che la perfezione non è di questo mondo e che domani, beh, forse verrai munito del tuo caffè fatto con la moka di casa, da sorseggiare con calma da un thermos grigio.

Questo ero venuto a fare oggi, a scrivere. Spodestato da dove vivo senza possibilità di appello, avevo deciso di approfittare per la prima volta della presenza di questo luogo per iniziare a buttare giù le prime idee confuse che avrebbero poi composto le fondamenta del mio nuovo libro.

Ci ho provato ma non ci sono riuscito. Mi sono lasciato sopraffare come un giovane vecchio alle prime armi, non ancora in grado di gestire certi tipi di emozioni, dai ricordi che questo luogo ha scatenato nella mia mente.

Mi sono rivisto quando questo posto brulicava di gente, di luci in movimento, di suoni a volumi altissimi. Quando avevo sedici anni, i capelli lunghi legati indietro in un’improbabile mezza coda di cavallo striminzita (già, i capelli, chi l’avrebbe mai detto), dando spavaldamente le spalle al mare nel patio esterno con una sigaretta in mano e il sudore notturno che evaporava dal mio corpo in volute grigiastre inafferrabili, appoggiato allo stesso parapetto che vedo dalla postazione dove sono ora.

Non si riesce a stargli dietro ai cambiamenti, non ti lasciano nemmeno il tempo di capire dove sei seduto che già ti battono la mano sulla spalla per ricordarti che è ora di alzarsi e lasciare il posto a qualcun altro.

Solo il mare rimane sempre uguale. Lui lo sa che anche se ora gli dai le spalle, un giorno non potrai fare a meno di sederti con le dita intrecciate dietro la testa e perdere lo sguardo in quell’ondeggiare ritmico e paziente, pensando a quale sia il modo più elegante per chiedergli scusa.

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Discussioni

  1. ‘La città che io amo’, ‘Il mare’, ‘Il caffè’. Cosa si può volere di più in questo sabato mattina? Più della tua prosa così delicata che apre le finestre e ci permette di guardare e di essere parte? Hai ragione. Non si riesce proprio a stare dietro ai cambiamenti. Solo il mare resta sempre uguale. Stai attento perché prima o poi ti rubo qualcosa 😊

  2. Bello! Tanto amore per la propria città e per il mare…non poteva non piacermi! La foto mi ricorda molto la terrazza in cima al bastione di Saint Remy a Cagliari. L’ironia, soprattutto l’autoironia e mi riferisco alla frase sui capelli, nei tuoi testi è come il sale in una pietanza

  3. “Non si riesce a stargli dietro ai cambiamenti, non ti lasciano nemmeno il tempo di capire dove sei seduto che già ti battono la mano sulla spalla per ricordarti che è ora di alzarsi e lasciare il posto a qualcun altro.”
    Ah che bello vedere espresso così bene un sentire che mi pervade, mi si attacca alla schiena e di cui non riesco a liberarmi. 😂