LUCI E OMBRE
Rimase lì, immobile, osservando l’ombra che si allungava sul pavimento.
“Sto pensando che forse non c’è più molto tempo” mormorò il ragazzo tra sé e sé. Le parole erano quasi impercettibili, come se non volesse farsi sentire da nessuno.
Gil si avvicinò in direzione di quella strana figura che dal pavimento si propagava fin sulle pareti ma non osò attraversare quella linea sottile che intercorre tra luce e tenebre che lo circondava, poi trovò il giusto appiglio per proseguire:
“Finalmente vedo che un dubbio si sta insinuando nella tua mente” rispose l’ombra ai suoi pensieri ad alta voce, mentre seguitava ad allungarsi.
“Mi dispiace, non vorrei insinuarmi tra te e la tua intimità più profonda, è il destino a volerlo.”
Quel ragazzo, apparentemente un po’ svogliato ma che probabilmente non aveva considerato di imbattersi in un confronto così diretto, si fermò. Per un attimo ascoltò quel silenzio ingombrante che era calato per tutta la stanza e osservò l’ombra che pareva riprodursi e si allungava e sfumava nella penombra.
“Di solito non si dà ascolto al buio!” proseguì l’ombra leggermente divertita.
Gil rimase in silenzio, annuendo ma tornò a fissare l’ombra: “È solo che” incalzò quest’ultima “non sempre si può comprendere il senso di un’angosciante peso che si ha dentro e che è la proiezione di sé, se non nello smarrimento e nel conflitto col proprio doppio.”
Gil rimase sempre immobile, smarrito, senza proferire parola, come se aspettasse che fosse l’ombra a fare la prossima mossa. Ma l’ombra non si muoveva, non più. Era lì, immutabile, in attesa di una qualche strategia. Poi sembrò che si sedesse e insinuò:
“Non posso forzarti nel farlo. Non esiste di meglio, nella vita” replicò l’ombra “che la pazienza di chi ha già visto tutto. Esiste solo la verità. E prima o poi la verità trova sempre riscontro su quasi tutte le cose.”
“Non pensavi che sarebbe finita così, vero?” Quella voce giunse da dietro, lieve, quasi un fastidioso bisbigliare, ma piena di un’intimità che penetra le tue carni. L’ombra si sposta nell’angolo opposto della stanza.
“Non sto cercando di comprendere nulla” rispose il giovane “ma dentro di te senti l’incontenibile responsabilità di una bugia che vorresti evitare. In realtà, si cerca sempre di fuggire, da ciò che un’’ombra rappresenta, da ciò che porta con sé. Il fatto è che un’’ombra è solo il riflesso condizionato di ciò che è animato e compie movimenti grazie a fenomeni naturali, come il sole e la luce che contrastano il buio.”
“Non devi mentire” continuò sicura di sé l’ombra con un tono di voce che non è accusatorio ma quasi dolce, rincuorante “sono qui per ricordarti ciò che hai compiuto in altre vite ma che hai dimenticato o perché ti ostini a ignorare un futuro incerto che ti attende. Un brivido ti scorre lungo la schiena, lo so, perché sai di cosa parlo. Eppure, non sei sicuro di essere pronto ad affrontarla questa realtà.“
“L’angoscia in questo momento sei tu che non so cosa vuoi dimostrare oltre ciò che sei” seguitò Gil leggermente annoiato “sei solo un riflesso alimentato dalla luce del sole!”
L’ombra, con aria di sfida: “Allora smetti di temermi! Quando lo farai, sarai finalmente completo, libero dalle catene che ti trattengono.”
“Non sono io a tenerti e a perseguitarmi” aggiunse Gil, adesso decisamente seccato “se attribuisci a me la colpa, allora preferisco continuare a rimanere sempre al buio per non vederti più. I tuoi sono solo deliri che mi terrorizzano molto più di eventuali rimorsi della mia coscienza!”
L’ombra: “L’hai detto! La tua paura è la causa del timore che hai verso di me. Hai paura della tua stessa paura!”
Alla fine il giovane Gil realizzò. Non era l’ombra a spaventarlo né la paura stessa. Era il timore di ciò che quella paura rivelava di lui, delle debolezze e dei desideri reconditi che aveva sempre ignorato. La vera paura non era mai stata nell’ombra, ma nel riconoscere che quell’ombra era di lui parte integrante, gli restituiva il riflesso di tutto ciò che aveva evitato di guardare. La paura nascondeva la sua codardia o lo proteggeva.
E così estenuato da una conversazione che ritenne inutile, Gil aprì la porta della stanza e uscì alla ricerca di ulteriori chiarimenti o … dimenticare tutto. Insieme a lui, sparì anche l’ombra.
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Ciao. Mi era sfuggito il tuo racconto che leggo adesso e con piacere. Le considerazioni fra Gil e l’ombra sono molto interessanti e diventano spunto per riflettere sulle proprie paure e debolezze. Sui propri punti deboli. L’unica nota, se posso, è che forse non avresti dovuto risolvere ‘l’enigma’ con una sorta di spiegazione finale su ciò che Gil ha finalmente realizzato. Personalmente, avrei preferito una sospensione del pensiero così che il lettore possa farsi il proprio. Questo mio ‘bisogno’ nulla toglie alla bellezza del testo.