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Tiziano Pitisci posted an update in the group
a year agoAppuntamento Letterario
Traguardi:Utente Attivo
1984 di Orwell, il romanzo distopico per antonomasia
Due giorni fa – con imperdonabile ritardo rispetto alla mia età anagrafica – ho terminato la lettura di 1984 di Orwell e desidero condividere con voi le suggestioni ancora fresche che mi ha lasciato. È stato pubblicato nel 1949, a ridosso della prima guerra mondiale, ed è certamente uno dei romanzi più influenti del ‘900. Basti riflettere sull’impatto che continua ad avere su di noi, a cominciare dalla diffusione di espressioni come “Grande Fratello”, ormai divenute di uso comune, anche se solo per ragioni legate allo spettacolo e, paradossalmente, alla diffusione della cultura trash. Ma un esempio celebre e intellettuale di “occhio orwelliano” può essere riscontrato anche in pellicole di spessore intellettuale come quelle del film The Truman Show.
La trama (in brevissimo)
Nel 1984 il mondo è ridotto in ginocchio dai conflitti nucleari e 3 grandi superpotenze si contendono la conquista di un ultimo pezzo di terra da occupare. Il protagonista della storia, Winston Smith, vive nel super stato di Oceania e conduce un’esistenza svuotata di ogni piacere e ogni umanità, manipolata dal Partito che controlla le giornate, i pensieri e la vita di ogni singolo cittadino. Winston, come ogni protagonista che si rispetti, proverà a ribellarsi al suo destino, pur sapendo che la forza di volontà di un singolo è poca cosa rispetto all’oppressione di un intero sistema.
Cosa mi ha turbato di questo romanzo
Chi ama la libertà, chi desidera vivere la propria vita in modo indipendente, non può che rifiutare il principio dell’omologazione e l’esercizio del controllo sulle vite delle persone. L’occhio del Grande Fratello (fatto di telecamere collocate ovunque, come nella nota casa del compianto Taricone) è soltanto uno degli strumenti di oppressione descritti in questo romanzo, ma ce ne sono di più sottili. Cito solo due esempi per evitare di scrivere un post chilometrico:
1. La creazione di una nuova lingua (Newspeak), con molti meno vocaboli di quelli attuali. È con le parole, infatti, che si crea il pensiero, e più il vocabolario è ricco, più i pensieri possono essere sofisticati e in grado di rappresentare le sfumature di un ragionamento. Più parole abbiamo a disposizione e più possiamo allontanarci da ragionamenti dicotomici e semplicistici come “mi piace” vs “non mi piace”, “sono a favore” vs “sono contro”, ecc… Con tante parole possiamo esprimere concetti profondi e individuare quella ricca scala di grigi collocata tra il bianco e il nero, dentro la quale, in tanti casi, si colloca proprio la verità.
2. La manipolazione dell’informazione, a partire dai documenti storici. Winston, infatti, è impiegato presso il Ministero della Verità e il suo compito è rettificare i documenti e i giornali per fare in modo che essi siano in linea con le previsioni fatte dal Partito. Tutto questo contribuisce a creare quelle che oggi si chiameremmo fake news e che hanno l’effetto di condizionare l’opinione pubblica.
Mi fermo qui perchè di cose da dire ce ne sarebbero tante ma con l’occasione vi annuncio che tra qualche giorno riprenderemo i nostri “Appuntamenti letterari” dal vivo, nella stanza virtuale di Google Meet, e vi parlerò di persona di questo romanzo e di quello che mi ha lasciato dentro. Per ora vi lascio il link al libro nel caso voleste prenderlo: https://amzn.to/46CmfCr
Vi invito inoltre a scrivere un commento per cominciare ad avviare un dibattito qui. Ci vediamo presto!
amzn.to
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Traguardi:
Utente Attivo
Anch’io non l’ho mail letto, anche se ne ho sentito parlare moltissimo: grazie per questa tua descrizione che lo fa conoscere molto meglio. Mi sembra davvero impressionante il modo in cui Orwell è riuscito a individuare delle tendenze e dei particolari che poi riconosciamo nel nostro mondo, anche se ovviamente i suoi romanzi non potevano e non volevano essere una previsione precisa.
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Traguardi:
Utente Attivo
Ciao Federico, sono contento che il mio post abbia suscitato un minimo di curiosità. Sono tanti i classici e i classici contemporanei che dovremmo leggere. Il tempo manca ma mi sono imposto di provare a recuperare terreno. Orwell, come tanti precursori della del secolo scorso, è riuscito a proiettare scenari che, sia pure in forme diverse, si sono poi verificati a distanza di decenni. Provo grande ammirazione per questi artisti visionari e dalla loro lettura è si può dedurre che il futuro si può prevedere e, in molti casi, scongiurare.
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La distopia mi ha sempre interessato, soprattutto per la sua qualità di prevedere gli eventi. Un libro che mi è piaciuto molto, anche se da buon ingenuo ho creduto fino in fondo nel lieto fine
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Traguardi:
Utente Attivo
Ciao @alessandroricci a un certopunto prende una piega talmente angosciante che ero davvero curioso di scoprire dove sarebbe andato a parare
Indovinata comunque la suddivisione in tre capitoli/atti, romanzo “da manuale”
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Traguardi:
Utente Attivo
Ciao @biro , grazie per questa brillante analisi del panorama storico. Sì, dai totalitarismi del secolo scorso c’era molto materiale sul quale esercitare la propria fantasia. Orwell ha fatto del suo meglio con questa opera e a mio modesto avviso ha prodotto una distopia molto suggestiva. Riguardo al linguaggio, è vero quello che dici, c’è anche un tema di impigrimento generale e penso che questo sia il prodotto di una società altamente teclologizzata in cui tutto è diventato facile e immediato e dunque si viene sempre meno stimolati a ingegnarsi, a verificare, a pensare.
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