Primo giorno di vacanza

Mi devo essere addormentata.

Un’ora o solo cinque minuti, difficile dirlo.

Non sono ancora del tutto sveglia ma nel riprendere coscienza inizio già a vedere l’azzurro del cielo e sentire il rumore del mare che si muove dolcemente. Sento il sole che mi scalda la pelle salata e la sabbia fra le dita.

Faccio uno sforzo per restare ancora in quel perfetto limbo ma le urla dei bambini provenienti dell’ombrellone accanto al mio non mi concedono questo lusso.

Apro gli occhi lentamente, senza fretta e lascio entrare l’azzurro. Allungo una mano sabbiosa sopra la testa alla ricerca del mio zaino per cercare gli occhiali da sole che sono certa di aver preso prima di uscire di casa. Li trovo e me li sistemo sugli occhi prima che comincino a lacrimare per la troppa luce. Ora va meglio.

Mi metto a sedere sul mio asciugamano e getto uno sguardo attorno a me per fare il punto della situazione. Ombrellone giallo alla mia destra con annessi bambini urlanti e giovane madre disperata che cerca di spiegare al figlio numero uno che le polpette fatte con la sabbia non si mangiano mentre, con la mano destra, blocca il figlio numero due che cercava di degustare le suddette polpette. Alla mia sinistra una coppia di anziani. Lui seduto su una sedia sdraio intento a leggere il quotidiano locale sotto l’ombrellone. Lei sdraiata sotto al sole con una fascia gialla fra i capelli biondi e un costume sgargiante. Accanto a loro, poco più avanti, un gruppo di ragazzi sui vent’anni giocano a carte in cerchio.

Direi che nulla è cambiato rispetto alla situazione precedente il mio pisolino imprevisto. Forse ho davvero dormito cinque minuti.

Il fatto è che sono eccessivamente stanca, e con questo intendo esausta! Sono mesi oramai che lavoro ininterrottamente e oggi è il mio primo giorno di vacanza dopo un periodo interminabile di scadenze, riunioni infinite e viaggi di lavoro.

Oggi è il mio primo giorno di Sardegna dopo tanto, troppo tempo.

Quanto tempo le sono stata lontana e quanto mi è mancata questa terra figlia del mare e del maestrale che ti coccola con le sue dolci carezze mentre ti scompiglia i capelli.

È sempre così, ogni volta che torno so che sono a casa. Lo saprei anche senza aprire gli occhi, solo odorando il vento.

Qui torno ogni volta che il mio baricentro si sposta un po’ per cercare pace ed equilibrio prima di ributtarmi nella mischia.

Lascio il mio corpo e la mia mente prendere coscienza del fatto che possono agire con lentezza e mi dirigo verso l’acqua.

Sfioro le onde leggere con la punta dei piedi e cammino verso l’azzurro. Prima immergo le gambe, poi la schiena ed infine la testa. Trattengo il respiro e vado sott’acqua con pollice e indice a tappare le narici e tengo gli occhi chiusi. Assaporo la freschezza del mare per un po’ e poi torno in superficie a respirare.

Esco dall’acqua e mi allungo sul telo con la faccia verso il sole come una lucertola.

Quando il sole si fa meno forte decido che è ora di rientrare per cena. Scuoto l’asciugamano per eliminare un po’ di sabbia e raccolgo le mie cose sparse qua e là sulla spiaggia. Mi avvio con lentezza verso le scale in legno che si arrampicano verso il parcheggio dove ho lasciato la mia auto.

Una volta in cima apro lo sportello e i finestrini sperando di rinfrescare un poco la macchina prima di partire. Nel mentre carico tutto nel portabagagli. Quando mi siedo, tre minuti dopo, l’auto è ancora bollente e rischio di bruciarmi con la cinghia della cintura di sicurezza ma metto la retromarcia, manovra, prima e parto.

Appena dieci minuti dopo sono a casa dei miei. Parcheggio l’auto sotto la finestra della cucina e quando apro lo sportello sento la voce di mia madre che canta uscire dalla finestra insieme ad un profumo delizioso che mi ricorda la mia infanzia. È bello essere a casa.

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Discussioni

  1. “Quanto tempo le sono stata lontana e quanto mi è mancata questa terra figlia del mare e del maestrale che ti coccola con le sue dolci carezze mentre ti scompiglia i capelli.”
    Che bella questa frase! Dolce, reale e sincera.
    In questo tuo racconto hai messo con lentezza ogni movimento, emozione. Che sia la gioia del primo giorno di vacanza? 😉
    Complimenti, mi è piaciuto.

  2. Ho amato questo tuo racconto dalla prima frase fino all’ultima parola. Mi sono calata nella ‘lentezza’ (che concetto meraviglioso) e mi sono sentita cullare. C’ero anche io, sola, sulla spiaggia e ho provato le medesime sensazioni. Quel calore che ti scalda e l’acqua che invece ti rinfresca. Le voci che giungono ovattate un attimo prima di crollare nel sonno breve e leggero che ci concediamo in quei momenti magici. Un sonno contaminato dai mille pensieri, volti conosciuti, parole sentite e magari un racconto che arriva da dentro e bussa per essere messo sulla carta. Io ti ringrazio per questo tuo bellissimo scritto e aspetto altro.

  3. Sono d’accordo: e` bello essere a casa, in un luogo dove il mare puo` farti scordare ogni male e puo` farti rilassare, levandoti di dosso la fatica e le tossine, con l’acqua ricca di sale. E un sole senza veli, in un cielo nitido e azzurro, come se l’aria fosse composta di polvere sottile di zaffiri. E una sabbia fine e chiara, con tanti minuscoli cristalli di quarzo, su cui distendersi, che accoglie, sostiene e concilia il sonno, con il ritmo scandito dalle onde e il mormorio o il vociare innocuo dei bambini.
    C’e` solo da sperare che la nostra “casa” non cambi e soprattutto non venga inquinata o invasa da altro cemento, a poca distanza dall’acqua. O saccheggiata da certi turisti poco responsabili.
    Grazie Laura per aver condiviso queste tue sensazioni piacevoli, dalla nostra “casa” comune.