
Prologo
Serie: Il cacciatore di sogni
Doveva essere stato l’odore di caramello a risvegliarlo. Oppure il suono di un organetto. Aprì gli occhi e si ritrovò seduto su una panchina del lungomare, con una testolina bionda sul petto.
«Ada, sei qui» disse.
Lei alzò gli occhi e lui si tuffò dentro quel verde, che era la sua isola felice.
«Sono nel posto più bello del mondo, con la persona più importante della mia vita» rispose lei e si strinse di nuovo al suo petto.
Doveva essersi addormentato, negli ultimi tempi gli succedeva spesso di perdere la cognizione del tempo. Il medico gli aveva prescritto degli esami, ma non c’era nulla che non andasse in lui.
Accarezzò la schiena di Ada e con un dito le alzò il mento. Voleva ancora un po’ di quel verde, ma lei chiuse gli occhi e si umettò le labbra. Attendeva un bacio ruvido, come amava chiamarlo, le piaceva sentire la barba che le solleticava il viso, che la pizzicava e poi le mani di lui dure e callose che si insinuavano sotto il vestito.
Ennio si chinò e aspirò il suo odore che sapeva di fiori freschi e di sapone. Ada era la cosa più bella che gli era capitata e non poteva fare a meno di ricordare la prima volta che l’aveva vista, fuori dalla scala di Milano, mentre usciva insieme alle altre ballerine, con le scarpe basse e una borsa fatta di conchiglie. «Ti sei portava via il rumore del mare» le aveva detto. E da allora non si erano più lasciati e ogni fine settimana facevano un salto sulle coste più belle d’Italia: dalla Liguria fino alla Puglia, passando per la costiera Amalfitana.
Le posò un dito sulle labbra e poi le prese divorandole e succhiandole e lei si lasciò trascinare in un vortice che ogni volta lasciava entrambi senza fiato, fino a perdere la cognizione del tempo.
Già, il tempo, avaro e malevolo che si divertiva a giocare con lui.
Anche stavolta fu un odore a risvegliarlo. Un misto di sudore, urina e umidità. Si ritrovò in un ospizio, nudo e indifeso, su un materasso che divideva con un’altra donna. Un’infermiera lo sovrastava e con una pezza bagnata gli strofinava le ossa con tale vigore, che la pelle rischiava di sfaldarsi a ogni colpo. La donna al suo fianco era la moglie, ma aveva perso il senno ed era come se non ci fosse. Aveva trovato il modo per allontanarsi da quell’orrore, da quel dolore.
Anche lui aveva imparato a fuggire.
Si augurò che il donnone finisse presto, perché lui voleva solo dormire.
Dormire…
Sognare…
Serie: Il cacciatore di sogni
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Deve ma intenso. Dalla gioventù alla vecchiaia, dalla passione al dolore tutto in poche righe , in pochi minuti ma con tanta tanta poesia. Continua a piacermi Angela . Brava
Condensare in pochissime righe tutti questi significati non è affatto facile. Oltre alla bravura nel narrare, a mio avviso ci vuole stile… e tu ne hai parecchio! Bella la frase “Lei alzò gli occhi e lui si tuffò dentro quel verde, che era la sua isola felice.”, e fantastica la chiusura con quel “dormire… sognare…” Veramente brava, complimenti! 🙂 Nei commenti precedenti ho letto che inizialmente questo episodio doveva essere un libriCK a sé stante. Felice di sapere che hai dato vita, invece, a una serie! Vado a leggere subito il seguito. 🙂
Ciao Giuseppe, sono felice di leggerti. Ti ringrazio molto anche per i complimenti, fatti da te, che scrivi a livello professionale (almeno è questa l’impressione che ho avuto leggendo la tua serie), fanno doppiamente piacere. I brani che hai citato sono anche i miei preferiti, curiosa coincidenza. A presto.
Ciao, Angela. La dimensione del sogno è sicuramente affascinate, una forma di escapismo che questo racconto descrive molto bene. Attendo il secondo episodio. ?
In realtà era nato come un singolo librick, ma il commento di Sara mi ha fatto pensare: ” e se…”?
PS = Il secondo episodio è in fase di approvazione 🙂
Bel racconto Angela, tenero nonostante la condizione che il sognatore è costretto a vivere nella realtà. Che poi, che fosse il sogno la dimensione che tutti ambiamo afferrare, come spettatori in un’altra dimensione? Dove è il sogno, e dove è la realtà? Temi classici ma che hanno sempre un certo fascino, scatenando suggestioni profonde. Il finale lascia presagire un desiderio estremo del vecchio… che l’aldilà sia tutto un bel sogno? Magari, sarebbe bello. Nella sua brevità, racconto molto efficace. Brava!
In realtà mi era venuto in mente un proseguo che vira al fantasy. Ci penso su e nel caso chiedo come fare per aggiungengere altri capitoli. Grazie per il commento Massimo, centrato come sempre ♥
Ciao, questo brevissimo racconto mi e’ piaciuto molto , avrei continuato a leggerti volentieri. Usi espressioni molto poetiche , come ” ti sei portata via il rumore del mare” , descrizioni intense , e’ carino come inizio promette bene! Continuera’ la storia? Se si alla prossima!
Ciao Sara, ti ringrazio per l’apprezzamento. In realtà avevo in mente di scrivere un racconto dove non si capisce qual è il sogno e quale la realtà. Però poi ho pensato che il sogno potrebbe essere un modo per fuggire dalla realtà. Un po’ come quando leggi un libro. Anni fa leggevo fumetti (Lanciostory, Skorpio) e mi ricordo una serie in particolare dal titolo “uscita di sicurezza” dove c’era un tizio anonimo che svolgeva un lavoro ripetitivo e a un certo punto si infilava in uno stanzino e dietro quella porta c’erano altri mondi, altre possibilità. Sai da quanto tempo cerco quella porta? 😀