
Riflessi
Serie: Un pessimo desiderio
- Episodio 1: Colpevolezza
- Episodio 2: Aspirine
- Episodio 3: Pareti levigate
- Episodio 4: Lavaggio Speciale Sport – 52 minuti
- Episodio 5: Incrostazioni
- Episodio 6: Fiammeggiante
- Episodio 7: CuriositÃ
- Episodio 8: Ingredienti
- Episodio 9: Riflessi
STAGIONE 1
Occhi luminosi da gatto? Cos’è che aveva guardato ieri?
La testa sbucò dal cappuccio e dovette sistemare ancora una volta l’elastico che teneva legati i capelli. Mise un paio di pantaloni cargo grigi con mille tasche laterali.
Diede un ultimo sguardo alla porta proibita, ne saggiò la chiusura cercando di ricordare…
Rammentava chiaramente di aver bevuto un sorso del liquore contenuto all’interno di una bottiglia nera incrostata di molluschi marini, ma poi tutto si faceva confuso e caotico. Forse il liquore era marcio e le aveva causato un’intossicazione, forse era contaminato da muffe e funghi allucinogeni…
Una montagna di forse.
Oggi la colf non lavorava, sarebbe arrivata domani a mettere in ordine la casa. Così al ritorno da scuola avrebbe avuto tutto il tempo di controllare se la stanza interdetta e violata l’avesse lasciata in ordine o meno.
Mise i libri di testo nello zaino che profumava di pulito, indossò le sneakers e uscì chiudendo l’ingresso con tre mandate.
Toccò l’occhio ferito solo per accertarsi che fosse ancora lì con il suo dolore sordo e puntuto. Sospirò e si apprestò ad affrontare tutti quegli sguardi di gente che non aveva idea di chi fosse.
La strada che la separava dalla gogna quotidiana, le dava il tempo di pensare alle risposte più adatte da dare agli insulti e alle provocazioni. Normalmente accompagnava quei trenta minuti di pensiero selvaggio con le sue canzoni preferite. Sempre uguali, con il conforto di strofe che conosceva a memoria. Una carica emotiva di raro buonumore che le veniva trasferita da un paio di cuffie senza fili. Martina iniziò a seguire le strofe muovendo la bocca a tempo.
– Buongiorno! – Salutò una ragazza mora dai capelli cortissimi, sconosciuta e sorridente guardando nella sua direzione.
Lei fu tentata di sollevare una mano e ricambiare quel gesto cortese inatteso.
– Ciao Nico! A che ora sei arrivata? –
Una voce femminile squillante e allegra rispose alle sue spalle: passi veloci, un bel vestito bianco e rosso coperto da un giubbotto leggero grigio chiaro la affiancò da destra superandola, la scia di un buon profumo agrumato, leggero e piacevole irruppe nelle narici di Martina. Nessuno mi saluta, pensò amaramente divertita la ragazzina con il cuore che stava tornando alla solita passeggiata.
Le due ragazze si scambiarono una spallata amichevole parlottando e sorridendo per qualcosa che sapevano solo loro.
La studentessa con l’occhio da pugile le superò stringendo i pugni e provando un forte senso di gelosia: era tutto ciò che aveva sempre sognato: qualcuno, chiunque, che la salutasse con quel sorriso di sincero piacere nel vederla. Passò accanto alla libreria all’angolo della strada poco prima di arrivare al cancello del suo istituto scolastico.
Il riflesso sulle vetrine rimandava indietro quel volto macchiato da un’ombra scura di un occhio colpito. Inspirò per l’ennesimo sospiro di rassegnazione, ma la vista periferica le fece percepire qualcosa di arancione brillante sopra la testa.
Si fermò, girandosi verso quell’immagine: i suoi capelli, pel di carota, erano illuminati da un triangolo di luce solare riflessa da una finestra del palazzo di fronte, passò una mano per un ovvio conforto… Era quasi certa di aver visto delle fiamme, come di un caminetto acceso a Natale.
Altri ragazzi armati di zainetto e cellulare confluivano verso la stradina che affiancava il parco del Duomo sorvegliato da due statue: Sant’Eustazio e San Mamiliano, altri gruppetti di alunni ridevano e gesticolavano poggiati sulle mura perimetrali dello spiazzo.
Martina accelerò il passo, concentrandosi sulle basole della pavimentazione stradale e pregando che nessuno la fermasse.
– Signorina Marini! – La voce graffiata, anziana e autorevole del docente di latino e greco la fermò. Il professor Niccolò Ustaso, una faccia scolpita nella roccia calcarea con scalpelli non adatti al lavoro di fino.
– Buongiorno professore. – Rispose la ragazza sollevando lo sguardo per un breve istante.
– Che ha fatto alla faccia? – chiese inclinando la testa e puntando l’indice ruvido al volto della sua alunna.
– Mio fratello. Ieri mi ha portato a giocare a calcio e con una pallonata in pieno volto ha segnato il goal della vittoria… – Non credo che qualcuno sapesse che era figlia unica e a lei divertiva inventare assurdità che sperava svanissero come la brina sull’erba alle prime luci dell’alba, l’importante era allenare la memoria per non confondere ciò che aveva raccontato e a chi.
– Deve stare più attenta signorina Marini. Un bel visino come il suo… – Martina non voleva affrontare una conversazione cortese con un insegnante scolpito nel tufo.
– Mi voleva dire qualcosa professore? –
– La sua versione di Euripide. Ha fatto un lavoro eccezionale. È sorprendentemente perfetta… Non è che ha usato quelle diavolerie elettroniche? Sisal, Axel… No? – Il professore Ustaso non si lasciava prendere dall’entusiasmo per le capacità di un alunno, ma questa volta era davvero colpito.
– No, no. Mi piacciono le tragedie e ho dei buoni testi che mi fanno capire bene cosa volesse dire l’autore. Mi baso sui libri che utilizzava mio padre. –
Martina sorrise imbarazzata. Qualcuno la urtò dolorosamente da dietro, costringendola a fare due passi in avanti per mantenere l’equilibrio.
– Scusami! Non volevo, sono proprio sbadata questa mattina. –
Il sorriso malizioso, unito ad uno sguardo ipocrita distratto ma pungente, le raggelarono il sangue: una delle sue aguzzine, Chiara Mozzi, la bionda dai capelli lucenti.
– …Di Benedetto? – Chiese il professore con la sua tipica espressione da moai sorridente.
– Eh? No, no… Grasso, Giovanni Grasso e Nettario. Mi scusi professore, vado a prepararmi per la lezione. Buona giornata. – Martina si allontanò lasciando interdetto l’insegnante monolitico.
Scienze alla prima ora, seguita da lingua e letteratura latina, matematica e, per concludere in bellezza, scienze motorie e sportive.
– Ehi, bello sguardo! Già a lisciarti i professori di prima mattina? –
Era Patrizia Di Caro, la capo squadra delle sue aguzzine, colei che impartiva gli ordini e decideva le punizioni, l’angelo del male con la coda di cavallo dorata.
– No… voleva solo sape— –
– L’occhio dà un po’ di colore a quella tua faccia smorta, lo sai? Dovresti ringraziare Dali! No? –
Dalila Costantini travolse Martina con un abbraccio più simile ad un placcaggio da rugby.
Serie: Un pessimo desiderio
- Episodio 1: Colpevolezza
- Episodio 2: Aspirine
- Episodio 3: Pareti levigate
- Episodio 4: Lavaggio Speciale Sport – 52 minuti
- Episodio 5: Incrostazioni
- Episodio 6: Fiammeggiante
- Episodio 7: CuriositÃ
- Episodio 8: Ingredienti
- Episodio 9: Riflessi
Spero tanto che Martina si prenda una bella rivincita. 🤬Mi piace molto questa storia e come scrivi. Sono curiosa di leggere il resto
Ciao Tiziana! Beh, non sto a rivelarti niente per non rovinare la sorpresa, ma sappi che i miei personaggi hanno cominciato a decidere per conto loro e adesso prendono iniziative che neanche a me sarebbero mai venute in mente. 😀
Na sono felice che la mia storiellina ti piaccia. ♥Grazie mille!♥
Quando i personaggi “conquistano questa indipendenza” noi non possiamo che godere dello spettacolo.😉
Bello, mi è piaciuto!
Grazie mille Kenji! ♥