Riflessi

Serie: Un pessimo desiderio


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Non si era mai ubriacata in vita sua. Se l'alcol portava ad un simile effetto collaterale come la perdita di un'intera serata, allora chi raccontava della bellezza di essere ebbro era un povero stolto.

 Occhi luminosi da gatto? Cos’è che aveva guardato ieri?
La testa sbucò dal cappuccio e dovette sistemare ancora una volta l’elastico che teneva legati i capelli. Mise un paio di pantaloni cargo grigi con mille tasche laterali.
Diede un ultimo sguardo alla porta proibita, ne saggiò la chiusura cercando di ricordare…
Rammentava chiaramente di aver bevuto un sorso del liquore contenuto all’interno di una bottiglia nera incrostata di molluschi marini, ma poi tutto si faceva confuso e caotico. Forse il liquore era marcio e le aveva causato un’intossicazione, forse era contaminato da muffe e funghi allucinogeni…
Una montagna di forse.

Oggi la colf non lavorava, sarebbe arrivata domani a mettere in ordine la casa. Così al ritorno da scuola avrebbe avuto tutto il tempo di controllare se la stanza interdetta e violata l’avesse lasciata in ordine o meno.
Mise i libri di testo nello zaino che profumava di pulito, indossò le sneakers e uscì chiudendo l’ingresso con tre mandate.
Toccò l’occhio ferito solo per accertarsi che fosse ancora lì con il suo dolore sordo e puntuto. Sospirò e si apprestò ad affrontare tutti quegli sguardi di gente che non aveva idea di chi fosse.
La strada che la separava dalla gogna quotidiana, le dava il tempo di pensare alle risposte più adatte da dare agli insulti e alle provocazioni. Normalmente accompagnava quei trenta minuti di pensiero selvaggio con le sue canzoni preferite. Sempre uguali, con il conforto di strofe che conosceva a memoria. Una carica emotiva di raro buonumore che le veniva trasferita da un paio di cuffie senza fili. 
Martina iniziò a seguire le strofe muovendo la bocca a tempo.

– Buongiorno! – Salutò una ragazza mora dai capelli cortissimi, sconosciuta e sorridente guardando nella sua direzione.

Lei fu tentata di sollevare una mano e ricambiare quel gesto cortese inatteso.

– Ciao Nico! A che ora sei arrivata? – Una voce femminile squillante e allegra rispose alle sue spalle. Passi veloci, un bel vestito bianco e rosso coperto da un giubbotto leggero grigio chiaro la affiancò da destra superandola, la scia di un buon profumo agrumato, leggero e piacevole irruppe nelle narici di Martina. Nessuno mi saluta, pensò amaramente divertita la ragazzina con il cuore che stava tornando alla solita passeggiata.

Le due ragazze si scambiarono una spallata amichevole parlottando e sorridendo per qualcosa che sapevano solo loro.

La studentessa con l’occhio da pugile le superò stringendo i pugni e provando un forte senso di gelosia. Era tutto ciò che aveva sempre sognato: qualcuno, chiunque, che la salutasse con quel sorriso di sincero piacere nel vederla. Passò accanto alla libreria all’angolo della strada poco prima di arrivare al cancello del suo istituto scolastico.
Il riflesso sulle vetrine rimandava indietro quel volto macchiato da un’ombra scura di un occhio colpito. Inspirò per l’ennesimo sospiro di rassegnazione, ma la vista periferica le fece percepire qualcosa di arancione brillante sopra la testa.
 Si fermò, girandosi verso quell’immagine. I suoi capelli, pel di carota, erano illuminati da un triangolo di luce solare riflessa da una finestra del palazzo di fronte, passò una mano per un ovvio conforto… Era quasi certa di aver visto delle fiamme, come di un caminetto acceso a Natale.

Altri ragazzi armati di zainetto e cellulare confluivano verso la stradina che affiancava il parco del Duomo sorvegliato da due statue: Sant’Eustazio e San Mamiliano, altri gruppetti di alunni ridevano e gesticolavano poggiati sulle mura perimetrali dello spiazzo.
Martina accelerò il passo, concentrandosi sulle basole della pavimentazione stradale e pregando che nessuno la fermasse.

– Signorina Marini! – La voce graffiata, anziana e autorevole del docente di latino e greco la fermò. Il professor Niccolò Ustaso, una faccia scolpita nella roccia calcarea con scalpelli non adatti al lavoro di fino.

– Buongiorno professore. – Rispose la ragazza sollevando lo sguardo per un breve istante.

– Che ha fatto alla faccia? – chiese inclinando la testa e puntando l’indice ruvido al volto della sua alunna.

– Mio fratello. Ieri mi ha portato a giocare a calcio e con una pallonata in pieno volto ha segnato il goal della vittoria… – Non credo che qualcuno sapesse che era figlia unica e a lei divertiva inventare assurdità che sperava svanissero come la brina sull’erba alle prime luci dell’alba, l’importante era allenare la memoria per non confondere ciò che aveva raccontato e a chi.

– Deve stare più attenta signorina Marini. Un bel visino come il suo… – Martina non voleva affrontare una conversazione cortese con un insegnante scolpito nel tufo.

– Mi voleva dire qualcosa professore? –

– La sua versione di Euripide. Ha fatto un lavoro eccezionale. È sorprendentemente perfetta… Non è che ha usato quelle diavolerie elettroniche? Sisal, Axel… No? – Il professore Ustaso non si lasciava prendere dall’entusiasmo per le capacità di un alunno, ma questa volta era davvero colpito.

– No, no. Mi piacciono le tragedie e ho dei buoni testi che mi fanno capire bene cosa volesse dire l’autore. Mi baso sui libri che utilizzava mio padre. –

Martina sorrise imbarazzata. Qualcuno la urtò dolorosamente da dietro, costringendola a fare due passi in avanti per mantenere l’equilibrio.

– Scusami! Non volevo, sono proprio sbadata questa mattina. –
Il sorriso malizioso, unito ad uno sguardo ipocrita distratto ma pungente, le raggelarono il sangue: una delle sue aguzzine, Chiara Mozzi, la bionda dai capelli lucenti.

– …Di Benedetto? – Chiese il professore con la sua tipica espressione da moai sorridente.

– Eh? No, no… Grasso, Giovanni Grasso e Nettario. Mi scusi professore, vado a prepararmi per la lezione. Buona giornata. – Martina si allontanò lasciando interdetto l’insegnante monolitico.

Scienze alla prima ora, seguita da lingua e letteratura latina, matematica e, per concludere in bellezza, scienze motorie e sportive.

– Ehi, bello sguardo! Già a lisciarti i professori di prima mattina? –
Era Patrizia Di Caro, la capo squadra delle sue aguzzine, colei che impartiva gli ordini e decideva le punizioni, l’angelo del male con la coda di cavallo dorata.

– No… voleva solo sape— –

– L’occhio dà un po’ di colore a quella tua faccia smorta, lo sai? Dovresti ringraziare Dali! No? –

Dalila Costantini travolse Martina con un abbraccio più simile ad un placcaggio da rugby.

Continua...

Serie: Un pessimo desiderio


Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Young Adult

Discussioni

  1. Quello che mi colpisce è la forza di questa ragazzina. I bulletti, o presunti tali, alla fine non restano che dei deboli. Ora il dolore di Martina è immenso, ma il tempo le darà ragione. I frutti buoni maturano, quelli marci cadono a terra e diventano poltiglia.

    1. Ciao Irene! ♥
      Tieni presente che Martina è una ragazzina che praticamente è da sempre costretta a cavarsela da sola. Il padre è già tanto se lo vede in una qualche vecchia foto quando fa una ricerca in internet, è sempre in giro per l’Italia cambiando continuamente istituto scolastico e non ha neanche il tempo per crearsi delle amicizie stabili. Una ragazza così deve per forza crescere come un macigno, totalmente impermeabile ad ogni cosa… Ma aspetta, aspetta: ora le cose si complicano. 😀

  2. Quanto mi dispiace per questa ragazzina incredibilmente affascinante, ma nascosta da una luce cupa che lei stessa accende per nascondersi dagli sguardi di chi è già pronto a farle del male.
    E poi, c’è tutto quel mondo di adulti che la circonda, freddo, apatico e incapace di ‘guardare’ con gli occhi che hanno il compito di proteggere. Bravo Emiliano, mi hai fatta commuovere e anche arrabbiare 🙁

    1. ♥ Aw! ♥ Cristiana, ti ringrazio con tutto il cuore! Mi sto avventurando in un territorio per me del tutto nuovo e ancora coperto dal cellofan. L’horror è un tipo di storia che ho sempre adorato leggere, ma a scriverla è davvero rischioso. Ho il terrore di esagerare, di falsare le reazioni dei personaggi o di rendere tutto ridicolo… Però ammetto che mi sto divertendo. Torturare dei personaggi di fantasia è alquanto liberatorio, spero davvero di riuscire a mantenere un buon livello tra la tensione, la suspense e la redenzione o lo sfogo furioso di una povera vittima innocente.

  3. Ogni capitolo è e, probabilmente, rimarrà fino alla fine un continuo rimando alla mia adolescenza.
    Ci sono state alcune scene che mi hanno riporata a quei tempi: la musica sparata a tutto volume per isolarsi durante il tragitto, quella rabbia sorda per la consapevolezza di non avere amici e invidiare chi li ha, e l’angoscia di quando inevitabilmente incroci gli aguzzini a scuola.
    Per me questa serie ha un valore personale e ti ringrazio di star trattando temi così delicati senza snaturare il tuo stile. ✒️

    1. Mary… ♥ dirti grazie, mi pare quasi una mancanza di rispetto. Ti meriteresti una di quelle strette al collo alla Natasha Romanoff interpretata da Scarlett Johansson, con giravolta e capriola, ma affettuosa. Questa serie è una specie di esperimento: da una parte c’è Martina con il suo bagaglio di sofferenza e corazzatura anticarro e dall’altra c’è una creatura soprannaturale estremamente poco propensa ad aiutare la concorrenza umana (i jinn sono stati creati prima dell’uomo, ma poi scartati in favore di quest’ultimo). Non posso nasconderti che io stesso non so se riuscirò a rendere bene quello che ho in mente, ma spero davvero di non deluderti. Fra qualche giorno pubblicherò quella che sarà la parte più pesante di qualsiasi cosa io abbia mai scritto… beh no, in La ragazza delle meduse c’è una scena ancora più terrificante. Oh, si vede che sono un amante delle ambientazioni “agghiaccianti”! 😀
      Tu preparati. ♥

    1. Ciao Tiziana! Beh, non sto a rivelarti niente per non rovinare la sorpresa, ma sappi che i miei personaggi hanno cominciato a decidere per conto loro e adesso prendono iniziative che neanche a me sarebbero mai venute in mente. 😀
      Na sono felice che la mia storiellina ti piaccia. ♥Grazie mille!♥