
San Giorgiu
Serie: Sicilia
- Episodio 1: I vasi delle teste di moro
- Episodio 2: Le storie di zu Pippinu
- Episodio 3: La vecchia dell’aceto
- Episodio 4: Le sette fate
- Episodio 5: Le sette fate – la città si riunisce
- Episodio 6: Le sette fate- Non si preoccupi Capitano, non è un problema
- Episodio 7: La storia del Re triste
- Episodio 8: Il castello incantato
- Episodio 9: La storia del Re triste. Il rientro
- Episodio 10: Al convento dei cappuccini
- Episodio 1: Al convento dei cappuccini- parte finale
- Episodio 2: San Giorgiu
- Episodio 3: Una fimmina valorosa
- Episodio 4: Una fimmina valorosa. Il riscatto
- Episodio 5: La matri di San Pietru
- Episodio 6: San Pietru aiuta la matri
- Episodio 7: Il giorno del matrimonio
- Episodio 8: L’Attesa
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Un giorno lu zu Pippinu mi cuntò quest storia.
«Quannu c’era la festa di San Giorgio, devi sapere che la città andava in fibrillazione. I San giurgiari, i sostenitori del nostro santo patrono, si preparavano a festeggiari sì, ma anchi a battagliare. Ogni volta che arrivavano jusu, lì sotto, arrivati nella zona di santa Margherita, cominciavano i guai. Ti cuntu una volta quello che è successo.
Era il 1954. Aprile. 23.
Nel nostro paìsi si festeggia in questo giorno, il 23 aprile, San Giorgio. Uno dei due patroni della città. L’autru è san Pietru, festeggiato il 29 di giugno, che padroneggia la parte bassa do paìsi.
Sin dai tempi più remoti questo dualismo fanaticu religioso aveva portato a scontri non senza spargimento di sangue.
In quell’anno, mi trovavi in mezzo alla festa del mio patrono essendo uno che abitava nella parte alta do paìsi. La statua del cavaliere veniva portata, a spalle e con chiassi assordanti, oltre ad una banda musicali che ne batteva l’entusiasmo ed i ritmi sacri. Si sentiva tutto il vigore delle persone che urlavano ai cieli la propria devozioni. Almeno così mi sembravano all’epoca tutte queste cose.
Devo dire che ancora oggi la folcloristica festività di san Giorgio non ha perso questa caratteristica, anzi forse si è anche accentuata. È andata via invece la dualità con san Pietru, per fortuna.
Eravamo arrivati sino ai confini dell’altro patrono. Una zona pericolosa, dove ogni anno, nascevano diatribe per sconfinamenti, oltraggi, guerre per centimetri rubati all’autru.
In quel giorno del 1954 mi trovavo assieme ad amici e ci toccò assistere a delle scene che a vederle mi fecero riflettere già a quell’età su quanto potesse essere frainteso il discorso di religione comu lo stavano intendendu i miei compaesani: assurdo assistere ad una guerra tra “due santi”. Ma più tardi, in età avanzata, capì che quello era solo un gioco; altri fatti ben più gravi l’uomo riuscì a fare, in nome di un dio assoluto, nei confronti di un altro dio, (che poi sarebbe dovuto essere lo stesso) dando vita a guerre sanguinose pazzesche. Era sempri successu in verità, ma io non ne sapia l’esistenza, ero beatamente ignoranti.
Lotte tra Dei, un’epica moderna, come se migliaia di anni non avissuru bastatu ad aprire la mente alle personi!
Quindi figurarsi fra due statue cosa poté sembrarmi dopo anni.
«Via da qua.»
Gridò un vecchio senza denti. Aveva un bastone fra le mani e lo facìa ben vedere ai ‘nemici’.
«Vi caccio via io, figghi di buttana. Andate nel vostro territoriu.»
Io guardavo altri due anziani accanto a lui forse ancora più agguerriti.
Noi ragazzi eravamo stupiti, ma anche un po’ divertiti da tuttu chiddu ca ci stavano regalando. Ci trovavamo a vivere in prima persona, a storia.
Ci siamo resi conto che eravamo comu in mezzo ad una battaglia, ad una guerra, senza sensu, proprio accanto ai guerrieri, come lo furono i soldati nelle guerre dei libri che studiavamo a scuola.
Beh! Così in quel momento abbiamo vissuto quelle ore, come intrappolati in una gabbia piena di stupori.
Avevamo sentito parlare di queste guerre da quartieri fra e per i due santi, e ora? Ora c’eravamo pure noi.
«Vieni qua con quel bastone, te lo ficco in culo.»
Disse un omone accanto a me.
La statua vacillò un po’. Uno dei tanti che portava a sostegno u santu, vulìa chiedere il cambio per essere libero di affrontare i san pietrini. Gridò:
«Prendi qua, vieni cà Peppi, prendi sta statua, gli faccio vedere io a questi stronzi cu siemu!»
Peppi non sentì quel richiamo perché già era andato direttamenti ad affrontare gli agguerriti anziani che urlavano a squarciagola.
Noi eravamo a lato di quel casinu, ma ben messi per vidiri e sentiri tuttu.
Peppi si lanciò contro il vecchio col bastone, vulìa farglielo ingoiare. Urlava come un matto: sbracciatu. Sudatu. I suoi occhi lampeggiavano come se davanti a lui si truvssi l’infernu acceso e quel povero anziano fosse niente meno che un diavolo da sterminare.
La sua rabbia coinvolse altri giovani. In un paio di minuti vidimu personi azzuffarisi comu non avevamo mai visto fare, nemmeno al cinema. Volarono, oltre a parole irripetibili sotto la statua del cavaliere impassibile che ci guardava, pugni, pedate, bastonati.
Un pezzo di carni mi arrivò vicino: il sangue allurdiò la mia maglietta di un rosso infuocato, comu se un pezzo di terrenu infernali fosse stato estirpato dalle fondamenta peccaminose e lanciato come monito verso gli infedeli, come se al diavolo fosse statu tolto qualche pezzo di carni.
Anzi era un ditu, cazzo! Era volato un ditu, un mignulu, su di me. Lo vidi lì per terra che ancora si muoveva.
Sembrava guardare triste san Giorgio che infieriva sul serpente trafittu.
Dopo aver visto il cielo colorarsi di russu, dopo aver visto denti rutti, sparsi per terra, calpestati da gambe nervose, dopo aver sentitu nuovamenti la banda suonari:
il tamburo segnava con i suoi tempi ritmici il ritiro verso le terre amiche.
Dopo aver vistu gridari chi ci cacciava, ecco dopo tuttu chistu, alzai gli occhi al santu che tutto contentu tornava a casa con la sua preda.
La sua missione era appena terminata.
Iu avìa assistititu una festa di San Giorgio, ma non avìa quell’esperienza. Mi fici impressioni comu una volta venìeunu presi sul serio queste cose. Oggi, iu personalmenti non seguo più queste feste paisane, ma non ho sentitu dire nulla del generi. Oggi i problemi di religioni si sono spostati, sono sulle bocche di autri personaggi, e veramenti ci fanno rimpiangiri queste feste, con nun po’ di animazioni, diciamo, ma genuine.»
Lu zu Pippinu, chiuse quell storia scuotendo la testa.
«Giovanottu, ricordati che a Dio non piacciono queste cose. I vitelli d’oro sono nelle pagine ingiallite della Bibbia. Eh comu si incavolò quel giorno il Signore!
Ma loro, tutti, grandi e nichi, non ha interessato questa storia. Per loro il vitello ci devi essiri, e più di uno magari, tutti d’oro, rigorosamenti.»
Serie: Sicilia
- Episodio 1: Al convento dei cappuccini- parte finale
- Episodio 2: San Giorgiu
- Episodio 3: Una fimmina valorosa
- Episodio 4: Una fimmina valorosa. Il riscatto
- Episodio 5: La matri di San Pietru
- Episodio 6: San Pietru aiuta la matri
- Episodio 7: Il giorno del matrimonio
- Episodio 8: L’Attesa
Le feste dei Santi sono molto sentite, specialmente in Sicilia! Ricordo, ad esempio, la festa di S.Agata a Catania. Mi è piaciuta molto la tua riflessione sulle guerre causate da religioni diverse (quando Dio dovrebbe essere uno solo!)
Ciao Arianna, si, sono molto sentite e a volte però vanno a finire oltre il lecito.
Un abbraccio