
Saretta nella stanza da letto di don Sariddu
Serie: Ziu Pippinu
- Episodio 1: Don Sariddu
- Episodio 2: La famiglia di ziu Pippinu
- Episodio 3: I debiti
- Episodio 4: La stidda di ziu Pippinu
- Episodio 5: Alla villa di don Sariddu
- Episodio 6: Proposta indecente
- Episodio 7: Il nipote Peppi
- Episodio 8: Il nipotino
- Episodio 9: Quale soluzione?
- Episodio 10: Saretta, il figlio e la nuora da don Sariddu
- Episodio 1: La controproposta
- Episodio 2: Prede di don Sariddu
- Episodio 3: Saretta nella stanza da letto di don Sariddu
- Episodio 4: Atto finale
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Pietro ascoltava con dolore quella storia. Sapeva di suo patri. Per un attimo gli venne la voglia di fermari ziu Pippinu nel suo narrari quei fatti, poi però voleva, come un esorcismo, tirare fuori tuttu chiddu (quello) che ancora lacerava dentro la sua anima. Si sedette ancora più vicinu allo ziu Pippinu e con gli occhi quasi chiusi ascoltò la storia.
— Turi, portulu ca (portalo qua), a stu pezzu di merda.— gridò Gaetanu.
Prima di Turi sul picciuottu arrivò occhi di falco, in un battibaleno fu sopra Peppi, lo tirò per i capelli, lo trascinò per terra, ai piedi di Gaetanu.
— Testa di cazzo, ma tu u sai unni si? (ma tu lo sai dove sei?) prima giochi e carti, pierdi e puoi cerchi scusi e chi fai? Porti le tue donne a farsi fottere da don Sariddu… sì, se li fotterà tutt’e due, e se lo conosco beni, a prima sarà ta mugghieri! — e finita la frase diede con una forza bruta una pedata sulla pancia di Peppi. To patri persi l’aria, diventò blu. Voleva alzarsi e affrontari quelle paroli pesanti, cercò di farlo ma due pugni si schiantarono sul suo volto, e pedate.
Pitruzzu, perché ti racconto queste cose? Dovrei fermarmi, anzi non avrei dovuto iniziare, non è giusto nei tuoi confronti. Perché ti infliggi questa tortura, ed io? Perché lo faccio. Senti, lasciamo stari, questa parti non te la cuntu (racconto), ho già detto abbastanza.
Pietro seppe solo diri che voleva prendere i suoi frammenti di ricordi e buttarli via. Non andavano via solo non pensandoci, anzi si era accorto che si facevano sempri più insistenti. Per questo aveva deciso di scovari sempri più in fondo e buttari tuttu fora (fuori). E chi lo poteva aiutari se non ziu Pippinu.
Sì, ma questa parte non te la racconta lo stesso. Sappi che devi essere fiero questa volta di tuo patri.
Quannu don Sariddu chiamò per farlo entrare si presentò con occhi di falco e mister baffo dalle nocche parlanti, che lo tenevano, uno a sinistra l’altro a destra con Gaetanu che faceva da capo pezzo.
Franca cacciò un urlo da far tremari i polsi. Saretta stette a taliari suo figghiu comu si guarda un morto. Non seppi diri nulla.
— Signore mie. — disse don Sariddu
— La vita insegna che certe strade non si devono prendere, e tentari a fortuna con gente “speciali” è da stupidi. Peppi è uno stupido. Lo vedete? Sicuramenti ha detto qualcosa che non doveva diri e ora sta facendo u labbruzzu. (piangere come fa un bambino) —
Saretta non parlava ancora.
Peppi non si reggeva in piedi, gli cedeva una gamba, lo tenevano di peso davanti alla sua famiglia, con un occhio chiuso e gonfio, cercava, con l’altro, lo sguardo di sua moglie riuscendo a dire con una sola mirata di non andare con quel porco, tanto per lui era finita.
Franca piangeva. Si buttò ai piedi di don Sariddu implorando pietà e che sarebbe stata disposta a giacere con lui. Peppi si vide cadere la testa giù sia per le paroli di tua matri sia per un colpo che ricevette alla nuca. Lo trascinarono via.
Saretta non diceva nulla.
Era come imbambolata davanti ad un cinima di orrori, sapìa che vulìa participari a quella pellicola, vulìa a sua parti. Non disse una sola parola, ma disse tutto con gli occhi addolorati.
Don Sariddu scanzò con un gesto deciso e quasi violento il corpo di Franca, lì per terra.
— Saretta, ti aspetto di là. —
E andò via ritto sul suo orgoglio e la sua potenza.
Saretta, senza dire una parola lo segui immediatamente.
— Don Sariddu chi ni fazzu di idda? (che ne faccio di lei?) —
disse Gaetanu incrociando il suo padrone che andava via.
— Lasciala lì non ti preoccupari, nun lu viri comu è?—
Gaetanu la taliò e diede uno sguardo di assenso a don Sariddu che si affrettò a lasciare la stanza.
Saretta lo seguì come un cagnolino.
Don Sariddu senza voltarsi disse:
— Saruccia mia, vieni, entra.— e la fece accomodare in una stanza grande dove c’era un enorme lettone, con delle tende laterali trasparenti, dei veli con ricami che davano sul rosa. Dei fiori sparsi ovunque e dei petali di rose tutte stirate per terra con cura. La stanza era impregnata di un odore incantevole, paradossalmente dava anche un po’ di fastidio. Ma si sa, i fiori piacciono a tutti e a tutte. Volle far preparari la camera da lettu, se così la possiamo definiri, con tutte le attenzioni possibili, curata in ogni suo angolo.
— Vieni gioia, vieni qua, siediti accanto a me.— battendo la mano sul lettone.
Saretta ebbe un attimo di esitazione, poi, come presa da una forza d’impeto, come furia sentì dentro salire la voglia irrefrenabile di avvicinarsi a quell’uomo. Diede alla sua forma di femmina bellissima, e non lo dicu perché sono sa patri, ma era bellissima pi davveru, l’atteggiamento giusto che doveva assumere. Sciolse i suoi capelli biondi, tolse la spilla che li teneva raccolti e con gestualità sensuali li fece caderi sulle spalle. Si tolse la giacchettina nera e la posò su una sedia accanto al letto. Taliava quell’uomo che già si triturava le palle, si contorceva tutto, il Coglione. Non ebbe nessunissimo dubbio del perché Saretta fosse disposta a stari con lui dopo aver visto il figghiu mezzo mortu. No. Non si feci quella domanda. Lui la voleva e non capiva più nulla. La taliava, e la spogliava prima lui di quanto facesse lei stessa.
— Sì Saruccia, quantu si bedda! Mamma mia, avevi proprio ragioni, le fimmine ad una certa età si sannu mòviri (sanno muoversi) meglio delle ragazzine, figuriamoci cosa saprai fari. Da quanto tempo non fai l’amori Saruccia, ma no, silenzio, silenzio, che domanda stupida, come si fa a lasciari na fimmina comu a tia sula? Avrai il tuo uomo. Ma stasera… — poi disse con voce da amante vissuto, tutta bassa e secondo lui sensuali — Stasira assaggerai un uomo veru, di quelli che sanno amari. Non c’è stata fimmina che è uscita da quella porta che non sia rimasta ammincialuta (sbalordita) dalle mie, diciamo, virtù. Ma ora lasciamo le paroli, vieni, siediti qua, fatti toccari. —
Saretta rimase con la gonna, non la volle togliere, ma anche don Sariddu fu categorico: — No, la gonna ed il resto lo voglio togliere io, stai ferma. Avvicinati a me. Però un’ultima cosa te la voglio diri prima che facciamo l’amori. Sienti, mi dispiaci per ta figghiu, vedrai che si rimetti prestu. Nun ci pinsari, te l’ho voluto diri perché così ti dedichi senza altri pinsera a me. —
Saretta tolse piano piano anche il reggiseno. Coprì per pudore i suoi bei seni, era di una bellezza senza pari. L’ho vista una volta a mia fugghia nuda, sono entrato distrattamente nella sua stanza ed era così come te la sto descrivendo, ho visto tutta la bellezza. Assieme all’imbarazzo però rimasi contento di aver visto, anche se solo un attimo, una delle più belle donne del paisi. Mi imbarazza anche raccontarti certi particolari, ma sono importanti.
Saretta scoprì poi il suo seno ed era pronta a sedersi sul letto vicino a don Sariddu, quannu nello spostarsi si accorse che in quella stanza non erano soli. Davanti alla porta c’era, come un piantone, Gaetanu che li osservava senza fiatari. Era come una statua.
Serie: Ziu Pippinu
- Episodio 1: La controproposta
- Episodio 2: Prede di don Sariddu
- Episodio 3: Saretta nella stanza da letto di don Sariddu
- Episodio 4: Atto finale
Una vicenda davvero molto delicata e, in sé, anche molto triste, che hai saputo narrare con le parole giuste, facendo emergere tutto il marcio di Don Sariddu.
Passo al prossimo episodio.