Un lavoro pulito

Serie: Prima della fine del mondo


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Ripulire, dopo. Sempre.

Non so se vi è mai capitato di fendere l’acqua di un lago alla luce della luna. È come navigare sul mercurio: un olio grigiastro che ti si apre davanti per poi richiudersi alle tue spalle. Un sarcofago, liscio come il marmo.

Le pagaiate degli uomini sono carezze. Non si possono fare né rumore, né schizzi. Dall’altra parte non ci aspettano, ovviamente. Non sanno che sappiamo. Non sanno che so. Il silenzio radio ci accompagna da molte miglia ormai. Nei caschi solo le spie blu dei radar spenti. Dopo lo sbarco saremo come ragni: svelti, efficienti, ma soprattutto silenziosi. Il nido è giusto sopra la rupe. Mascherato da villetta.

Occorre capire fin dove si sono spinti con questa mascherata. Ci sarà un cagnone bianco all’ingresso? Ci sarà una famigliola indifesa a dormire? Non mi preoccupo per me, ma per gli operativi. Giaguari senza nulla da perdere. Un solo movimento brusco, una curiosità di troppo e sarà finita. Nel silenzio e col veleno. Come i ragni. Poi metterò a soqquadro l’ambiente. Ci spezzerò qualche bottiglia di vodka, aprirò il cancello che dà sulla strada, porterò via le piccole cose che piacciono agli sciacalli. Lo farò sembrare un lavoro da sciacalli.

Fumo negli occhi per la polizia comune, naturalmente: è un favore che facciamo agli Altri. C’è una realtà che sfugge a quasi tutti. Noi – noi e gli Altri, dico – ci muoviamo in questa. E ci assicuriamo che i profani non lo scoprano mai. Siamo professionisti del minimizzare, delle favole consolatorie, del tutto va bene. La nostra forza sta nell’intima pigrizia della gente. Noi ci muoviamo, indisturbati, tra le grinze dei loro tabù.

L’arrampicata è fin troppo facile. Non c’è traccia di sorveglianza. Si fidano troppo delle sentinelle elettroniche. Dalla finestra filtra il bagliore di una lampada al neon. Ci sono. Il soggetto C chiama il tre con le dita: terminare. Io segnalo due. Ma non sono io il responsabile dell’operazione. Io sono solo il soggetto A: il punto di raccordo tra i due livelli, quello d’indirizzo e quello operativo. Non sono io che decido, ora. Non dipende da me. C chiama il tre. Poi si muove, mostruoso nella sua guaina.

I soggetti sono penetrati nell’abitazione. Il gas riempie il primo locale. Il soggetto 1 è stato reso inoffensivo. Sarà terminato con modalità consone alla fine dell’operazione. Ora è il mio momento: scandagliare i locali con la sonda. Dopo averla attivata avremo poco tempo per concludere. Poi ci sarà l’intervento degli Altri. La luce rossastra accarezza i mobili della casa, le stoviglie da lavare, i biscotti per la colazione, i cereali con cioccolato, i ninnoli sulle mensole, i quaderni di scuola, le pennine colorate, le gommine profumate, l’orsetto di pezza… La spia verde si illumina, lì.

Bastardi.

Il soggetto 2 apre gli occhi e resta abbagliato dalle nostre luci. Accenna un grido. È terrorizzato. I suoi occhi non possono ingannare. Il soggetto B lo rende inoffensivo. Non ci vuole molto: il gas agisce rapidissimo sui bambini. Adesso occorre individuare anche l’ultimo nemico, narcotizzarlo. Poi inscenare l’aggressione e terminare i soggetti con le modalità previste. C ha già preso la mannaia dal ceppo in cucina. B ha legato i nemici. Io ho aperto l’orsetto. Il chip è lì.

Chiamo il due ancora una volta. C. ribadisce con stizza il tre. L’olocausto va in scena.

Il mare di mercurio ha la scorza dura. I corpi hanno impiegato molto ad affondare. Nessuno li cercherà mai. Loro non esistono più. Anzi, non sono mai esistiti. Stringo l’orsetto nella mano destra, assieme al manico della pagaia. Certo, a lei non servirebbe più. Non in queste condizioni: con le interiora di paglia ai quattro venti.

Lo ammetto, mi sarebbe dispiaciuto sterminare quella famigliola. Ma l’avrei fatto, certo. Se le cose sono andate così è solo perché ho eseguito gli ordini, nulla più: “Terminare i soggetti operativi.” Nessuno del livello operativo deve sapere del chip. È un protocollo standard in operazioni di questa importanza. Gli operativi non lo sanno. Nessuno mi ricercherà: l’azione è stata pulita. A far sparire le capsule col veleno saranno gli Altri, previdenti come al solito. Una famigliola narcotizzata e ripulita si sveglierà domattina con un po’ di mal di testa.

Io remo verso la sponda opposta. Verso coloro che sanno e che, perciò, non meritano protezione.

Serie: Prima della fine del mondo


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Di per sé, l’episodio è molto bello, è scritto con cura ed è veramente molto evocativo.
    Quello che ancora non riesco a capire è come si incastrano fra loro tutti questi frammenti, perché sembrano essere ancora delle storie a se stanti, senza nessuna relazione fra loro.
    È evidente che la storia e l’intreccio che stai creando siano incredibilmente complicati, come avevi già anticipato precedentemente.
    Però sono curioso di capire dove tutto questo ci porterà.

    1. Ian Elias sceglie la scrittura personale. Ian Elias userà il Tu. La qualità dei lettori di questa piattaforma è altissima. Il lavoro editoriale di questa piattaforma è eccellente. Per questo Ian Elias ha scelto di compiere qui il suo esperimento/rivelazione. La serie sta per finire. Rimarrai deluso. Lo scopo della serie è quello di rivelare/occultare la/le identità di Ian Elias. Tuttavia esiste una coerenza. Non sul piano narrativo. Piuttosto su quello filosofico. La scrittura di Ian Elias è irritante, affinché non vi sia partecipazione affettiva con la vicenda del/degli autori. Ian Elias ha deciso di lasciare questa pista qui. Ian Elias si esprime letterariamente non solo tramite le narrazioni ma anche tramite le risposte. Ian Elias continuerà ad essere presente, e a leggere. Ian Elias ringrazia personalmente i suoi lettori. Questo messaggio sarà replicato più volte da ‘chi scrive’.

  2. Bello questo episodio, mi è molto piaciuto. Asciutto, eppure assai evocativo con descrizioni davvero potenti. Il colpo di scena finale, con il “twist” nel plot è perfetto. Ed il racconto in prima persona con questa sorta di monologo interiore è molto efficace. Bravo l’autore, spero di leggerlo ancora.

    1. Ian Elias sceglie la scrittura personale. Ian Elias userà il Tu. La qualità dei lettori di questa piattaforma è altissima. Il lavoro editoriale di questa piattaforma è eccellente. Per questo Ian Elias ha scelto di compiere qui il suo esperimento/rivelazione. La serie sta per finire. Rimarrai deluso. Lo scopo della serie è quello di rivelare/occultare la/le identità di Ian Elias. Tuttavia esiste una coerenza. Non sul piano narrativo. Piuttosto su quello filosofico. La scrittura di Ian Elias è irritante, affinché non vi sia partecipazione affettiva con la vicenda del/degli autori. Ian Elias ha deciso di lasciare questa pista qui. Ian Elias si esprime letterariamente non solo tramite le narrazioni ma anche tramite le risposte. Ian Elias continuerà ad essere presente, e a leggere. Ian Elias ringrazia personalmente i suoi lettori. Questo messaggio sarà replicato più volte da ‘chi scrive’