Una bolla completamente opaca
Serie: L'ambizione di Medusa
- Episodio 1: Odori familiari
- Episodio 2: La memoria dei muscoli
- Episodio 3: Una bolla completamente opaca
STAGIONE 1
Una settimana dopo l’atmosfera tra le mura dell’accademia era già cambiata.
Il sorriso caldo di Léonard aveva conquistato dapprima le vecchie dipendenti della mensa, poi i nervosi custodi che, pur sempre presi da mille faccende, cominciarono a trovare sempre del tempo per un caffè mattutino con il nuovo atipico insegnante.
Dopo pochissimo, ogni mattone inodore aveva assorbito quella che era la gradevole vicinanza di Léonard.
Non camminava mai troppo velocemente né troppo lentamente. Camminava in modo da essere raggiungibile per chiunque sentisse il bisogno di avvicinarlo, di domandargli qualcosa.
Era un mistero capire come delle opere talmente crude e tormentose potessero venire da un animo buono, potenzialmente sensibile, come il suo.
Lo si vedeva quotidianamente scorrere i corridoi seguito da professori esperti, barbuti, estremamente adulti.
Faceva tenerezza il modo in cui lo seguivano, quasi da far venire alla mente una sveglia segretaria attenta agli appuntamenti del suo importante e impegnato capo.
Persino i giovani ballerini sembravano aver dimenticato la posizione che egli ricopriva, rincorrendolo per i lunghi corridoi e iniziando socievoli conversazioni con battute che internamente solo tra di loro potevano capire.
Tutto era diverso e mai visto prima.
Pareva quasi che Léonard avesse nutrito l’accademia di un potente incantesimo, violaceo e ribollente di magia.
Non lo si vedeva mai da solo. Camminava accompagnato, ma non per ricevere protezione. Piuttosto, chi gli si avvicinava sentiva di poter ricevere un immediato rinforzo, una certezza quasi unica.
Anche il suo cellulare, con lo schermo rotto ai lati, simbolo di una probabile indifferenza per un mondo tecnologico lontano dall’arte di cui si nutriva, squillava con costanza e senza dargli tregua.
Nulla sembrava rompere la bolla trasparente tramite cui osservava lentamente chi lo circondava.
I suoi occhi, sempre velati di una scaltrezza sottile, giravano lo spazio intorno, rivelando in lui una particolare fatica nel fidarsi di chi, invece, di lui si fidava dopo ben poca conoscenza.
Il suo modo di rivelare dettagli insignificanti lo rendeva degno di una fiducia immediata e di un affetto riservato a chi è da tutti considerato una brava persona.
La sua bolla, il suo binocolo, era trasparente solo da dentro. Solo lui permetteva al mondo di essere osservato, ma non si lasciava osservare. La sua bolla, all’esterno, era completamente opaca.
Deirdre, osservando Léonard, si era spesso chiesta se non terminasse le sue giornate avendo completamente consumato le sue energie sociali, talmente era circondato da conversazioni, complimenti, idee e domande.
Nemmeno il suo modo di vestire faceva minimamente trasparire uno spettro di carattere problematico o traumi irrisolti, come spesso, invece, si rivela in altri soggetti.
Si portava dietro uno stile assolutamente tipico, da nessun lato stravagante.
Il pantalone nero e l’ampia t-shirt rossa erano quotidianamente parte delle sue mise e, apparentemente, del suo modo di fare.
Sembrava, quindi, predominato da una semplicità unica, sebbene nell’arte che gli apparteneva, rendesse tale semplicità una totale stravaganza di inquietudine e stranezza.
La maglietta che indossava era dello stesso rosso che scorreva nelle vene di tutti.
Era forse quello il motivo per cui tutti si sentivano a proprio agio in così breve tempo. Lo sentivano come padre, fratello, amico.
Il suo modo di camminare lasciava intuire una moderna eleganza ed una provocante leggerezza.
Deirdre aveva notato fin da subito la differenza dagli altri giovani ballerini: impettiti, dritti, a testa alta, ben formati.
Léonard sembrava essersi lasciato andare, recentemente, e lo si presagiva dal leggero velo di grasso addominale che si poteva notare nel suo comune gesto di alzare la maglietta rossa durante le coreografie.
Ciò che lo rendeva affascinante alle ballerine, abituate alla solita e monotona perfezione, era la noncuranza con cui accettava la sua età, il suo cambiamento, il suo essere assolutamente imperfetto e umano.
Le lezioni erano in fase di inizio, era mattino.
Léonard, al telefono, preso in un’apparentemente importante conversazione e seguito puntualmente da almeno un paio di colleghi, passò per uno stretto corridoio che rendeva l’accesso alla classe più rapido.
Anche Deirdre abitualmente passava per quel corridoio. Non aveva sempre un’intensa voglia di passare del tempo coi suoi colleghi ballerini. Per cui, in questi momenti di solitudine programmata, anche lei percorreva il corridoio.
Sentendo l’eco della voce di Léonard, decise di non farsi notare nascondendosi all’interno di un’insenatura più o meno buia che tuttavia, grazie alla debole energia del mattino, la rese invisibile anche a Léonard.
Sarebbe probabilmente stata una situazione identica se Deirdre gli si fosse resa visibile, continuando il suo percorso attraverso il corridoio, con indifferenza e tranquillità.
Non sapeva spiegarselo: chi le era estraneo la agitava, le creava complicate teorie in mente riguardo alle conseguenze di una potenziale imbarazzante conversazione. Da sempre le tremavano le mani e il suo viso tendeva ad un rosso acceso, rivelando un disagio da parte sua inspiegabile e agli occhi altrui visto come strano, inutile, esagerato.
Lucille la prendeva in giro, non la capiva.
Deirdre non sentiva, però, il bisogno di essere capita e provava sempre un delicato sentimento di delusione qualora la persona che più la conosceva al mondo si ostinava a voler superficializzare la sua paura di una conversazione improvvisa, non preparata per tempo.
Circondata giornalmente da chiacchiere continue, musica a volumi esageratamente alti, seppur classica e parole incessanti di insegnanti troppo frustrati per essere gentili, Deirdre ricercava continuamente il silenzio.
Ricaricava se stessa, i suoi talenti, le sue fioriture tramite il silenzio.
Quindi scelse di nascondersi e le andò bene così, senza giudizi e senza supposizioni.
Dopo aver atteso che Léonard avesse camminato abbastanza da poter anche lei proseguire, uscì dal suo caloroso nascondiglio e venne travolta dai pungenti spifferi di freddo che le danzavano sulla pelle.
Si affrettò, stringendo i denti, a raggiungere l’aula 6, aula ormai designata a Léonard, ancora piena di memorie del professor Vincent.
Serie: L'ambizione di Medusa
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- Episodio 2: La memoria dei muscoli
- Episodio 3: Una bolla completamente opaca
Hai descritto Léonard come se lo potessimo ammirare mentre cammina con noncuranza fra i corridoi dell’accademia. Ho amato come lui accetti lo scorrere del tempo. Brava
Mi piace molto il modo in cui ha dipinto i personaggi: le loro emozioni, il loro modo di essere e il loro modo di rapportarsi al mondo.
Mi affascina particolarmente questo racconto. 👍