UNA GIORNATA UGGIOSA

È dicembre. Una classica giornata uggiosa dal sapore irritante e molesto che ti mette di cattivo umore già dalle prime ore dell’alba, con quella pioggerellina fine ed insistente che ti penetra come aghi nelle ossa fino al midollo. Io, che sono uno smidollato, forse, me ne accorgo meno; non di meno vorrei che finisse presto. Le giornate per fortuna sono corte, le più corte dell’anno, solo di ventiquattro ore, anche nel giorno del solstizio d’inverno, il ventuno dicembre. 

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie; ma adesso è inverno. Le foglie caduche sono già cadute dacché gli alberi, spogli, devono sfidare i rigori dell’inverno nudi, senza un difensore estremo e senza una benché minima copertura, neanche una sottile e misera copertina a coprirne i rami spogli. 

Spoglia l’anima mia, come spoglia mortale si aggira tenebrosa lungo il Viale della terza Armata disarmata, in un silenzio assordante, in un attimo infinito, come un morto vivente in un ossimoro costante.

La strada fino al precipizio è breve; se il destino è tracciato, non vi è libero arbitrio ma solo un percorso obbligato.

È ancora dicembre, il tempo uggioso e indifferente non passa mai, anche le sabbie mobili sono immobili dinanzi a tanto sgomento. 

Non è che io mi lamenti, però “+” gli anni passano e “-“mi resta da vivere. Quando non ci sarò “+” verrò “-“. Matematico! Non sempre sono con”÷”, a “×” sono incompreso. Lo scriverò sulla mia tomba a lapalissiana memoria. 

Il mio passatempo è contare il tempo che passa. Passo il mio tempo nell’attesa che passi, il mio tempo. Così, passo dopo passo, il tempo passa. Passa lasciando un passato: è il tempo che fu. Quel tempo lontano del film il tempo delle mele è passato, ora, quando vedo Elettra Miura Lamborghini, è il tempo delle pere. Un tempo avevo tanto tempo davanti, ora, che mi resta poco tempo, non so se farò in tempo a scriver del tempo che passa. Ed allora temporeggio, così per fermare quel tempo che mai nessuno ha fermato in tempo per dire: 《Fermati, hai tempo》. Perché il tempo non si ferma mai: non ha tempo. 

Chi ha tempo non aspetti tempo.

Lo so, il mio tempo è finito. Ne ho passato di tempo in quel tempo passato che mai più ripasserà. 

Ma questo, è solo il primo tempo.

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Discussioni

  1. Ciao Fabius, bel racconto. La malinconia inziale di questi pensieri “invernali” è compensata dal tuo solito stile ironico per arrivare al finale che invece rovescia completamente tutto. Bello. Questo “secondo tempo” lo vivo attraverso mio padre, 60enne sempre in movimento che in bicicletta devo ricordargli di rallentare altrimenti mi tocca raccoglierlo con il cucchiaino…o forse devono raccogliere me!

    1. Con domani inizia il mio secondo tempo: da esodato a pensionato. Come Joe Cocker sono 9 settimane e 1/2 che ho fatto domanda ma l’INPS tace. Per quanto riguarda i miei pensieri sono un po’ come Buffon: non so mai dove vado a parare!

  2. Un altro incipit con uno stile narrativo di Alta Prosa, quasi lirica. E un prosieguo che ha sempre un tono totalmente diverso, dettato dalla tua vena ironica inesauribile, che riesce a farti giocare abilmente con le parole e a scherzare in modo talvolta sorprendente, anche sul tema “temuto” della morte. Una delle nostre paure piu` grandi, difficile da esorcizzare. Riuscirci non e` da tutti.

    1. A volte mi stupisco di come e cosa scrivo perché, come in questo breve racconto, inizio a scrivere senza sapere cosa. Poi sono le parole stesse che si fanno strada e il percorso inizialmente oscuro trova luce in orizzonti inimmaginabili. Grazie per la costante lettura.

  3. Ciao Fabius, mi e’ piaciuta molto la vena sottilmente amara di questo racconto, e come tu sia riuscito a coniugarla con la tua vena ironica, sempre presente e sempre …..’tua’.