
L’efficienza di una guardia
Quel giorno, già a metà del primo giro si sentiva esausto.
Dopo sei notti e poco riposo, il servizio di ronda comincia a pesare e alla fine non lascia scampo. Pensate che a qualcuno fa venire anche le allucinazioni, altri vomitano. Che volete, il continuo salire e scendere dall’auto, la tensione e l’assenza di qualsiasi compagnia fanno soffrire una guardia e la stancano. Oltre a ciò, le condizioni di lavoro notturne e l’inconcludenza di un mestiere dove non troppo spesso succede qualcosa di concreto e dove viceversa, con tutti i rischi connessi, si lavora in perfetta solitudine, annientano. Stare in attesa di qualcosa o di qualcuno che non si presenterà mai, nel personale “deserto dei tartari” di un vigilante può sconcertare e spingere alle più profonde riflessioni circa il significato dell’esistenza, quando non a pensieri bui. L’inattivita’ prolungata, poi, può veramente portare al verificarsi di situazioni in cui è facile prendere fischi per fiaschi e lucciole per lanterne, a confondere una cosa per un’altra.
Quel giorno, dicevo, Carlo si sentiva stremato. Nonostante ciò, fece presto a riacquistare tutta la sua efficienza allorché si imbatte’ in quella che almeno inizialmente gli era apparsa come una effrazione bella e buona. Il lucchetto del cancello del cantiere industriale EDILFIRM, quello sulla strada per il mare, se lo avete presente, pareva essere stato manomesso e dall’interno filtravano voci concitate miste a sospiri e mugolii e a quello che sembrava un rantolare continuo. E’ il mio giorno, pensò Carlo, accarezzando l’arma che portava sulla destra con una certa baldanza! Si dovette ricredere presto, però: a osservarla con attenzione era evidente che l’inferriata era rimasta aperta per semplice negligenza degli addetti al cantiere. Quanto ai mormorii e a tutto quell’ansimare, proveniva da una coppia di turisti rifugiatasi dentro per nascondersi agli sguardi indiscreti. Quando la guardia irruppe goffamente incalzata dalle emozioni, i due, molto rumorosamente e con insolito trasporto, facevano l’amore su un plaid a scacchi rossi e blu adagiato su un cumulo di sabbia…
C’è bisogno che ve lo dica? Carlo uscì mogio mogio dal cantiere, a piccoli passi, per paura che qualcuno si accorgesse di lui…
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciao Graziano, lo stile narrativo dei tuoi racconti e` sempre molto scorrevole, intriso di quella piacevole, sottile ironia che caratterizza la storia e una promettente premessa che stimola la curiosita` di conoscere l’ imprevedibile finale. Forse Carlo aspirava e si illudeva che fosse arrivato, finalmente, il suo momento di gloria?
Aspetto il tuo prossimo piacevole libriCK.
Grazie M. Luisa, mi fa piacere che le cose che dici si notino. Cari saluti. 👋
Bell’inizio.