Don Sariddu

Serie: Ziu Pippinu


È importante non perdere le più piccole sfumature della nostra vita. Sono fatti, che possono sembrare insignificanti, anzi forse lo sono veramente, ma narrano la nostra vita più semplice e ci insegnano tanto. Storie di provincia

Lu ziu Pippinu aveva novantaquattro anni, si assittava davanti a sa porta di casa, si accendeva la pipa e tra una tirata e na sputazzata di una violenza tale da sembrare un tuono, un lampo e uno scroscio di acqua. Un temporali non ci putìa. E si metteva a taliari la genti che passava.

«Arà zu Pippinu, chi si dici oggi?»

«Ca siemu gghoia miu, siemu comu o tiempu, andiamo o scurari.»

«Arà zu Pippinu, quanti anni aviemu?»

«Ca siemu gghoia miu, assai su, ma nun ci pinsamu.»

«Arà zu Pippinu, andiamo ancora a piscari?»

«Ca siemu gghoia miu, a cu ma fari piscari a mia ciui, avi na trintina di anni ca nun piscu nenti.»

«Arà zu Pippinu, i russi ce l’hanno fatta finalmenti, siete cuntenti.»

«Ca siemu gghoia miu, c’è na vota pi tutti così.»

Ognunu che passava o cantu di riddu gli diceva a sua, anchi perché lu zu Pippinu era statu na figura ‘mportanti po paisi, era statu ri davanti ro partitu comunista, s’avìa battutu contra quei curnuti, diceva spissu iddu, re democratici, a democrazia cristiana.

«Noi russi( intesu come colore), avissumu addrizzatu a questi quattru mammalucchi sangisuga che non sono altro, avissimu cambiatu u paisi, avissumu fatto le strade nuove, avissumu fatto tanti cosi ca questi ciaurapruna nun sanu firatu a fari.»

Avissumu, avissumu e ancora avissumu.

Solo che rimasero amare intenzioni, non c’è stato modo all’epoca di accianari e diri la propria, tutta la sa vita attiva fu a taliari e a mangiarisi u figutu.

Abitava nella zona rossa(intesa comu culuri) del paisi, c’erunu diecimila riunioni, o circulu dovi si riunivano, gridavano, e la colpa era di chistu, ora di chiddu, puoi di nuovo di chistu, ma i voti li pigghiaunu chistu e chiddu.

Un forte astio lo mostrava ai parrina, non li sopportava, a loro e tutta a chiesa:

«Certu ca ci conviene a chiesa questa situazioni» cuntava sempri.

«Ci pasci in prima pirsuna, nun lo vedi come sono tutti? Panzaridduti.»

Una volta, quannu lu ziu Pippinu aveva ottantotto anni, sempri in mezzo a quel casinu per terra, mentre si godìa un pomeriggio di tiepido autunno si avvicinò a lui un uomo, basso di statura, un po’ grassottello, tignusu (senza capelli), aveva una quarantina d’anni. Lu zu Pippinu appena lo vide avvicinare un po’ si agitò, ma non più di tanto a dire la verità, tirò la sua pipa con più forza tanto da buttare fuori na nebbia che sepolse tutto mettendo il mondo nelle sue immaginazioni.

Era don Sariddu u stuortu, uno sul quale si dicìa che era in confidenza con persone “particolari”, come si dice da noi, non era tanto cattolicu. Si dicìa che aveva partecipato alla petrata contro i carrabbinieri tanti anni fa, quannu era picciuottu, e si dicìa che proprio iddu ne aveva colpito uno in testa da farlo rimbambire per il resto della sua vita. Non ci fu prova, nessun testimone, come si dice ca, a passau liscia, ma una cosa era sicuru: avia stato iddu!

Si avvicinò con lentezza, col fare un po’ malandrino che gli si addiceva, e disse allo zu Pippinu:

«Zu Pippinu, mi posso sederi?»

«Ca siemu, comu voli fari, io ho tempu per tutti, chi desidera stari, può stari.»

«Ma quantu fumati però! Vivete in una nuvola di fumo, vedete che fa mali zu Pippinu!»

«A questa età? Cosa voli ca mi ni importa? Morirei al contratrio, se non purissi fumari, e poi, don Sariddu, cos’è a vita senza o fumu, ah?“

«Certu, aviti ragione, aviti una bella età, ma sapiti zu Pippinu, uno deve taliare sempri avanti, no l’anno che è andato via, ma l’anno che deve veniri, quello è importante, e magari con un po’ di accorgimenti, si campa meglio, no?»

Lu ziu Pippinu lo taliò con sufficienza, non volli pinsari quello che pensó di quella palla di merda, volle sorvolare sopra e sa pinsera, non volle cedere alla tentazione di dire, ma statti mutu almenu, parli tu? Per te la vita è na lingua longa e due palle da leccare. Ma si trattenne anche nel pensare tutto ciò, tirò la sua amata pipa e mentri perdette il suo interlocutore cominciò a dire tra la nebbia:

«U sapi don Sariddu, ogni giorno che passa per me sono cento, mille dei vostri, non ho bisogno di correggere nulla, io no. Virissi, ogni ora per me è trovata, ogni tirata di pipa è vita, chi mi ni futti a mia di autru, mi capisce? Ogni giorno è un’esperienza che non avete idea, la vecchiaia è un pozzo di saggezza, almeno per me è accussì. Non conto né gli anni, né i mesi, né niente, conto io, e basta. Il tempo è mio e non al contrario. Si entra in una dimensioni speciali, senza luce e senza scuru, senza dolori di menti. Cosa dite? La morte? No, don Sariddu, nemmeno quello, viriti, mi mettono qua a taliari il vento da dove viene, e mi pagano pure, sono un peso? Sì, forse sì, quindi viriti, la mia morti sarà un sollievo per altri, il primo per me. È una liberazioni!»

Detto questo lu zu Pippinu regalò una sputazzata che lo sentirono dal paese vicinu, un tuono liberatorio e uno scroscio di sollievo lo accompagnò mentri chiudeva gli occhi soddisfatto.

Don Sariddu rimasi in silenzio, si arricciò il naso quannu vide e sentì il temporale arrivare, ma stetti attento a non far capire nulla, a lui non lo spaventava niente e nessuno. Ma questa volta zu Pippinu lo aveva intrappolato in una filosofia di vita che lo fece riflettere.

Poi con tono basso gli disse:

«Ne avete da raccontare voi, vero?»

«Sì tante cose, vossìa credo che non può stare a séntiri a mia, sono cosi che alla fine non interessano a nessuno, diciamo di poca importanza. Lu sapi cosi di politica, lu sapiti no?»


Si avvicinò all’orecchio di don Sariddu e disse:

«La politica è tuttu, veru? Ma quella bona però, non quella che fanno qua!»

Serie: Ziu Pippinu


Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Avendo letto anche l’altra tua serie, che avevi scritto in un siciliano più italianizzato, per così dire, posso affermare che quando scrivi questo tipo di testi, proponendoli in un siciliano più stretto, dai veramente il meglio di tè.
    Mi piace molto il modo in cui costruisci le storie, dando quel tocco di realismo proprio col dialetto.

    1. Sempre grazie. Secondo me le storie che fanno da specchio alla società dove vengono vissute, occorre lasciarle stare così come sono nate, pazienza per il siciliano per tanti che non lo conoscono, ma non torno sempre a dire non è un’esposizione prettamente dialettale, con un minimo si può capire.

    1. Si modicano per la precisione come saprai le varianti di questa lingua sono infinite, già nella stessa città si avvertono differenze e significati diversi. Allo standard non solo siamo lontani ma è anche utopico.

      1. Si infatti. Il siciliano esiste solo come gruppo dialettale, ma non ha fatto e mai farà il salto che fissa i criteri della lingua.

    2. È comunque chiaro che non è prettamente siciliano, non so se tu sei mio conterraneo, ma oggi in quasi tutta la Sicilia si parla così, è molto diffusa, un misto di lingue. Si parla Italiano con molte, moltissime interazioni.

      1. Si, sono di Catania. Chiaramente in ognuno dei dialetti siciliani si è ormai radicata l’interazione con l’italiano. Gli emigrati più anziani parlano sicuramente un siciliano più “puro” del nostro. Oltretutto tantissimi ragazzi ormai non sono nemmeno in grado di esprimersi fluidamente in dialetto.

  2. ‘Amare intenzioni’ e racconto amaro. Quanta bellezza e quanta nostalgia. È veramente bello questo tuo racconto e, nonostante alcune difficoltà da parte mia, mi è filato via liscio. Come a sentirla pronunciare davvero questa splendida lingua. Bravissimo

  3. Forse per alcune parti ci vorrebbe il traduttore :), però il racconto è davvero bello.
    La cosa che lo rende così attraente è la verità, protagonista dalla prima all’ultima riga: dalle parole dei protagonisti alla scelta di scriverlo in dialetto, fosse stato in italiano non avrebbe avuto lo stesso effetto.
    Sei stato davvero bravo Nino, complimenti, mi hai fatto immergere in una situazione reale costruita davvero bene.

    1. Grazie Mattia, si vero tutto quello che dici, certe storie si raccontano così come sono, assumono un aspetto realistico. Hai ragione forse devo mettere qualche nota. Comunque grazie