
È tuo, abbine cura!
«Perché non ci siamo ancora baciati, noi due?» Il viso di Luca sembrava animato da sincera curiosità mentre pronunciava quelle parole con lo sguardo fisso sugli occhi di Angelica seduta dall’altro lato del tavolo nella vecchia cucina. Erano da poco rientrati a casa dopo aver trascorso la serata in un locale nel centro storico del paese. Molta gente si era avvicinata per salutare Luca e presentarsi alla nuova arrivata. Angelica aveva brindato con ognuno di loro, integrandosi senza fatica in quell’andirivieni di bicchieri e sorrisi. Era una serata rubata, sarebbe dovuta rientrare in città il pomeriggio, ma Luca aveva insistito per farla restare. Si era offerto di ospitarla a casa sua e lei, dopo qualche esitazione, aveva accettato. I due si erano conosciuti anni prima, quando lei era venuta qui con un amico e si era trovata a interpretare un ruolo da protagonista in un corto girato tra le stradine di campagna della zona. Una settimana ricca di emozioni e spensieratezza, di cui conservava un ottimo ricordo. Angelica attribuiva a quel luogo qualcosa di magico, aveva la sensazione che fosse fuori dal normale scorrere del tempo. Forse per questo non esitò troppo a inviare quel messaggio. Luca era sdraiato sul divano, guardando con pigrizia un film. Aveva deciso di non uscire, aveva ancora i postumi della serata precedente da smaltire e la ferma convinzione di aver bisogno di qualche giorno di detox. Proposito che vide allontanarsi quando il telefono illuminato gli annunciò un messaggio di Angelica. Lo lesse d’istinto con un ghigno che non aveva previsto. Poco dopo, tornando in albergo, Angelica sentì vibrare il cellulare nella tasca. Non si aspettava una risposta tanto tempestiva, ne fu contenta. Si sarebbero visti la mattina seguente per un caffè. Il caffè divenne un pranzo, poi un aperitivo. Durante tutta la giornata trascorsa insieme, Luca e Angelica si intrattennero in conversazioni piacevoli, riscoprendo le loro affinità. E anche quando gli argomenti diventavano seri, lei era più che altro intenerita dalla balbuzie appena percepibile di Luca. Il quale, a sua volte, era incuriosito dal modo di parlare di lei, la studiava cercando di predirne le inflessioni. Per tutta la sera i loro sguardi si erano incrociati facendo esplodere sorrisi di intesa, che avevano il potere di isolarli dal contesto. In più di un’occasione si erano avvicinati, sfiorandosi per attimi sospesi seguiti da goffi tentavi di ritrovare un atteggiamento formale. Quando alla fine rientrarono a casa e si sedettero in cucina, alla domanda di Luca Angelica, sporgendosi sul tavolo, incollò le sue labbra a quelle di lui. Moriva dalla voglia di sapere che sapore avesse. Dalla fine della sua ultima relazione aveva evitato qualsiasi rapporto intimo, era sfiduciata e disillusa. Tuttavia sentiva il bisogno di andare avanti, di contatto umano, e Luca la faceva sentire bene. E mentre Angelica cercava di non pensare, provando a farsi trascinare dalla situazione, lui, con candida innocenza, dichiarò la sua paura, dicendo ad alta voce quello che il cervello di lei urlava in silenzio «Sono terrorizzato, per favore trattami bene, ne ho bisogno». Angelica si alzò, fece il giro del tavolo e gli si sedette sulle ginocchia, gli prese il viso tra le mani e con dolcezza lo baciò. Poi gli sussurrò all’orecchio «Non ho nessuna fretta, stai tranquillo.» Seppure tentava di ignorare il suo istinto di protezione, quello di Luca era disarmante. Si baciarono ancora. Si spostarono in salotto, lei seduta sul divano lui a terra. Luca avrebbe voluto trovare mille scuse, tutta l’ansia dell’ultimo periodo lo attanagliava, ma allo stesso tempo non voleva e non poteva smettere di accarezzarle la pancia. Aveva desiderato farlo per tutto il giorno. La spogliò con calma, Angelica sembrava a proprio agio con il suo corpo, molto più di lui. Si abbracciavano con tenerezza, erano coinvolti e sinceri, indifesi. «Mi regali questo?» Disse Luca indicando un piccolo neo sotto il seno sinistro, sembrava una goccia di cioccolata «o te lo ha già chiesto qualcuno?» Aggiunse titubante. «È tuo, ma abbine cura!» Nella risposta di Angelica c’era una concretezza surreale, in totale contrapposizione con la natura effimera della domanda. Era manifestazione di una fiducia che lei stessa non riusciva a spiegarsi. I loro cuori, anche più dei loro corpi, erano complici, attenti ai bisogni e alle richieste dell’altro. Si spostarono in camera da letto che era quasi l’alba, ma nessuno dei due aveva voglia di dormire. «Sai che cambi faccia quando vieni?» Le chiese Luca accarezzandole i capelli. «Sì,» sospirò incerta Angelica guardandolo con occhi enormi e i lineamenti distesi, un fremito le attraversò la schiena. Le si sarebbero arrossate le guance se la sua faccia non fosse stata già tutto un fuoco. La nascose lo stesso nel cuscino. Luca era divertito, si sentiva bene, leggero come non gli capitava da tempo. Restarono abbracciati, in silenzio, a godersi il calore di un corpo quasi estraneo che occupava lo spazio lasciato vuoto da chi li aveva abbandonati. In testa la consapevolezza di essere ancora capaci di amare nonostante le ferite stentassero a rimarginarsi.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Amore
Ho riletto questo tuo racconto, a distanza. E ancora mi è piaciuto. Al precedente commento, vorrei aggiungere che tutto è descritto con freschezza e con una naturalezza disarmante. Ho avuto l’impressione che il narratore fosse una specie di amico dei due, uno che ti racconta come sono andate le cose. E quel neo sotto al seno, chiesto in dono, resta una delle cose più carine che mi sia capitato di leggere 😊
Grazie ancora!
Avevo un po’ mollato ma è bello sentirsi parte di una comunità attiva che condivide la passione per. la scrittura, è davvero di stimolo!
Allora aspettiamo presto qualcosa di tuo 😊
Quanto è leggero questo tuo racconto, nonostante il peso percepito nei cuori dei protagonisti. Il neo sotto al seno chiesto in dono è una delle cose più carine che mi sia capitato di leggere.
Grazie! 🧡
E’ così bello che non so se chiederti se continuerà o se finisce così. E’ la stessa paura che attribuisco ai due personaggi: la paura di rovinare un momento che si vorrebbe eterno.
Grazie! (hai ragione, infatti non continuerà!)
Mi è piaciuto davvero un sacco il tuo piccolo angoletto di paradiso. Una perfetta intesa tra un paio di anime stropicciate. Sono cose che scaldano.
Grazie! Abbiamo tutti bisogno di piccoli angoli di paradiso, perché siamo tutti anime stropicciate. ❤️
Dolce dolce, ed il regalo del neo è davvero molto tenero. Benvenuta!
Grazie e ancora grazie! 🤩
una visione tenera e romantica dal sapore autentico, velato come una carezza di vento japponese, però a volte pure andare a capo
Grazie di averlo letto!
In effetti non mi ero accorta che fosse così “monolitico”, aggiungerò senz’altro degli accapo 😊