
GABBIANO E FELICE
Fissava il mare, immenso e profondo, tanto era infelice il suo cuore. Non aveva un nome, lo chiamavan Gabbiano, come i tanti gabbiani che volano sul mare e che sembrano tutti uguali, ma uguali non sono. Lui era diverso, era un gabbiano diverso dentro, ma uguale agli altri fuori. Diverso non per scelta ma per natura, e non per uno sbaglio di madre natura. Se ne stava sempre solitario nei suoi pensieri assorto. Un giorno, su un nudo scoglio appollaiato, pensando a come l’essere diverso lo tormentava, vide un altro gabbiano

che, venendo dal mare, su uno scoglio vicino si riposò. Era bello, slanciato, dalle ali possenti e dallo sguardo ammaliante che i suoi occhi non potevano non incontrare. Era come un angelo caduto dal cielo (Nada), e proprio vicino al suo scoglio il destino lo fece incontrare. Era apparso davanti ai suoi occhi diverso come lui dagli altri gabbiani, come lui sembrava un gabbiano ingabbiato in quello stereotipo difficile da smontare, che ti fa odiare il mondo in cui sei nato e da cui vorresti per questo andar via, volare lontano su qualche altro mare immenso e lontano, e non per naufragare ma per vivere un amore diverso.
Quella triste tristezza, di cui il suo cuore era pervaso, alla sua vista all’improvviso sparì. Una impercettibile scintilla tra i due scattò infiammandone i cuori.
L’altro gabbiano di nome Felice, a lui si avvicinò. Allora Gabbiano, con il classico segnale di chi in pericolo chiede aiuto in mare o in cielo per esser soccorso, a lui si rivolse con queste sole parole:

《Mayday! Mayday! Non sarai mica gay?》
E Felice annuì.
E fu amore.

I due si librarono in volo, sorvolando quel mare azzurro che li aveva fatti incontrare.
Per Gabbiano quel giorno restò per sempre il suo giorno felice, come anche per Felice che in quel giorno trovò Gabbiano.
Come pegno d’amore Felice regalò a Gabbiano un fiocco rosa, Gabbiano col becco lo prese e ringraziò. Era al settimo cielo felice come Gimondi, Felice in maglia rosa.
Nella vita non bisogna stare a guardare, bisogna anche osare. Gabbiano e Felice osarono l’impensabile; si posarono in cima ad un alto faro lì vicino e, sotto l’occhio vigile del guardiano del faro, si sposarono scambiandosi il fiocco rosa. Forse era un segno del destino perché i due gabbiani in un crescendo verbale osarono, si posarono e si sposarono.
Ora i due gabbiani vivono felici.
Però, solo per l’anagrafe, Gabbiano resterà per sempre un
Gabbiano in Felice.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco
È una delle mie storie più brevi, ma sicuramente tra le più amate. Ora Gabbiano ha trovato la felicità e in fondo anch’io sono felice. Grazie del commento.
Come sempre leggero con tanta profondità o profondo con un pizzico di leggerezza. Sempre piacevole da leggere. Molto bella la metafora
Bel racconto Fabius, ottimo tema e ottima metafora. Mayday…ma come ti vengono? Davvero geniale.
Come quasi sempre il libriCK nasce da una battuta. Per addolcirla l’ho contestualizzata in una piccola fiaba romantica condita dai giochi di parole. Anche un mio caro amico mi ha fatto la stessa domanda: MAYDAY MAYDAY! A saperlo ti risponderei!
Una nuova versione del gabbiano Jonathan Livingston? Inizialmente poetico, tanto poetico, per essere un’opera di Fabius P.. Una storia un po’ romantica e surreale; forse simbolica e soprattutto di grande attualita`. Le simpatiche associazioni di parole e di pensiero logico sempre nuove e originali, non smetteranno mai di stupirmi. 👍
Sempre troppo buona. I giochi di parole sono veramente tantissimi; finché ne troverò chissà cosa mi verrà in mente perché io comincio dalla fine e poi costruisco la storia.🤗
Simpatico questo librick… i tuoi lo sono sempre
Di fantasia ne hai molta anche tu. Grazie Kenji.