
Giorno 1 – Il Coraggio a due mani
Serie: La seconda volta
- Episodio 1: Giorno 1 – Il Coraggio a due mani
- Episodio 2: Giorno 2 – Fragole
- Episodio 3: Giorno 2 – Il coperchio, la scatola e quello che c’è dentro
- Episodio 4: Giorno 2 e Giorno 3 – L’acqua che leviga le pietre
- Episodio 5: Giorno 3 – Le Parole per descrivere tutto
- Episodio 6: Giorno 3 – L’Asino di Buridano
- Episodio 7: Giorno 3 – Conigli in fuga
- Episodio 8: Giorno 3 – Sirene smarrite nelle Terre del Nord
- Episodio 9: Giorno 3 – Against all odds
STAGIONE 1
Quando si esce dall’autostrada e ci si immette sulla statale Svizzera, la prima impressione che si ha è che tutto trasudi denaro. L’affaccio sul lago, le case relativamente moderne e ben tenute, che si mescolano a quelle più risalenti, le siepi alte e rigogliose a proteggerne l’intimità e la riservatezza dell’agio che riflettono all’esterno
E fretta. C’è una sola strada stretta che porta a Campione d’Italia. La si percorre a senso unico, sulla destra abitazioni con larghi garage al piano terra che lasciano poi il posto ad una massicciata in pietra, sulla sinistra parcheggi che affacciano sul lago e, sull’altra sponda, Lugano. E quasi non c’è modo di fermarsi. Quelle Porsche e quei SUV sembrano tutte avere una fretta indiavolata, per andare dove poi?
È solo che quando si raggiunge e si oltrepassa quella porta ad arco vagamente futurista, con un solitario cartello Zoll/Dogana presieduto da nessuno a delimitare il confine fra il territorio svizzero e l’exclave italiana, minuscola porzione di Bel Paese circondato completamente da territorio elvetico, non lo so, non so spiegare, qualcosa si perde. Si ritorna indietro di qualche milione di euro, anche se in giro ce ne sono ancora tanti, di soldi. Una scuola elementare, la sagoma mastodontica del Casinò la cui presenza incombe gigantesca e stilisticamente un po’ stonata su tutto il paese, circondato a diverse altitudini da una strada in discesa che lo circumnaviga in tutta la sua estensione, fatta salva qualche sporadica e breve deviazione: verso il cimitero, verso il lido, una porzione minuscola di lago delimitata da mille divieti: vietato l’accesso ad auto, moto, motocicli, il passaggio a piedi, con cani al guinzaglio, senza il guinzaglio, salvo chi ne abbia diritto. Boh.
Arrivati davanti all’ingresso del casinò ti domandi, un po’ in soggezione, se puoi lasciare la macchina lì fra quelle righe bianche, che sembrano essere le stesse righe bianche che si trovano ancora nei paesi dove non esistono ZTL e parcheggi per residenti; tu che ti immagini che sarà impossibile trovare anche soltanto un buco dove accostare con le quattro frecce, per te che vieni da fuori e che sicuramente non avrai diritto nemmeno di far riposare l’auto 5 minuti in quella porzione d’Italia che non è in Italia. Ed invece ti trovi a contemplare una distesa di stalli a pagamento deserti. Non c’è quasi nessuno in giro.
«Mi scusi, posso lasciare la macchina qui?»
«Certo, non lo sai come funziona un parcheggio?»
Accidenti che permaloso. Passa una volante dei Carabinieri mentre scendo dall’auto. Carabiniere a Campione d’Italia. Chissà come ci si finisce lì. Deve essere una bella rottura di coglioni girare in tondo per una strada che appena l’hai imboccata è già bella che terminata. E come ci sei arrivato fisicamente? Hai chiesto un permesso per attraversare il territorio Svizzero e rientrare in quello italiano, con quell’auto che appartiene ad un esercito straniero? Ci sono stati conflitti a fuoco?
E poi una farmacia. Anzi, LA farmacia. Farmacia a Campione d’Italia. Che congiunzioni astrali devi avere solleticato per approdare lì. Tu, farmacista monopolista, che esci da un garage affollato di supercar mentre indossi il camice bianco come avrebbe fatto James Dean e vai ad aprire la tua piccola miniera d’oro.
«Buongiorno, mi chiamo Roberto Toso, sono uno scrittore» mi presento alla guardia giurata che mi viene incontro mentre varco la porta girevole del Casinò, calpestandone la moquette rosso vermiglio, «sto raccogliendo le idee per una storia, posso dare un’occhiata?»
Alla parola “scrittore” la guardia giurata fa un sussulto, come se gli avessi detto che sono Lionel Messi.
«Aspetti che le chiamo il responsabile dell’accoglienza» – Bruno, puoi far venire la Dottoressa? – «Arriva subito da lei»
«Ci mancherebbe, non ho fretta»
La Dottoressa è molto gentile, e sa fare il suo lavoro. Ha l’aria di averne viste milioni di persone, dal cazzaro sconosciuto come me alla personalità con la P maiuscola, e di sapere come ci si comporti con ognuna di loro. Mi tratta con consapevolezza, tenendosi però una porta aperta in caso io dovessi essere davvero qualcosa di più di una cagatina di mosca (cit.). Non si può mai sapere nella vita.
Mi accompagna a fare la registrazione, aspetta che io termini e poi mi fa fare un giro per le sale. Al primo piano ci sono le slot machine, al secondo piano black jack, roulette ed altri giochi da tavolo.
«C’è anche un terzo piano, con i tavoli da poker, ma lei sa, è stato un periodo un po’ complicato, quest’ultimo che abbiamo passato. Al momento è chiuso. Contiamo di riaprirlo presto, però»
«Ve lo auguro di cuore. Senta, una domanda: ho trovato tanti parcheggi, tutti quelli che volevo. È normale?»
«Beh, noi siamo aperti 24 ore su 24, ma questo è orario di lavoro…»
Che lavoro farà la gente a Campione d’Italia?
«… e poi oggi c’è la Champions League. Venga anche un venerdì o un sabato sera, se vuole farsi un’idea di com’è l’ambiente.»
«Lo farò senz’altro, oggi sono solo di passaggio, ho approfittato…»
«Giri pure liberamente, ci vediamo all’uscita».
E io giro. Giro per fila e fila di slot machine delle quali non capisco il senso. Mi gioco i dieci euro che mi hanno regalato come bonus al momento della registrazione. Ti prendono l’impronta del dito, e su quell’impronta caricano il tuo credito. Ogni slot ha un lettore di impronte, tu lo tocchi e scarichi il tuo credito su quella macchina. Vinci, perdi, il tuo credito si alza, diminuisce, e quando vuoi cambiare macchina ti riprendi il credito sul tuo dito e te lo porti su un altro aggeggio, o al tavolo da gioco.
Li perdo tutti quei dieci euro, naturalmente, nel giro di un attimo. E, come a me, ho l’impressione accada lo stesso anche agli sparuti giocatori che mi fanno compagnia in quel piano, che è allo stesso tempo minuscolo per come me lo immaginavo da fuori eppure gigantesco. Schiacciano tasti a caso che servono solo a modulare le puntate, non hanno nessuna possibilità di influenza sul gioco, eppure continuano finché non perdono tutto.
Salgo al piano superiore, dove ci sono i giochi più interessanti. Vedo gente in età da lavoro che sembra avere una tale confidenza con le regole e con i croupier da scatenarmi milioni di domande. Ci sono anziane signore sedute ai tavoli che, quando non puntano, prendono appunti sulle carte che sono uscite (pensavo non si potesse fare, che ti spezzassero i pollici per una cosa del genere).
E c’è comunque, anche in quel gruppuscolo scarno ed effimero, chi punta forte alla roulette, applicando regole che non comprendo, sulle quali chiedo delucidazioni ad altri croupier che stanno approfittando di un attimo di pausa, che mi rispondono con la stessa gentilezza che ha usato con me la Dottoressa ma che probabilmente staranno pensando che ai bei tempi gente come me non ce la facevano nemmeno entrare lì dentro.
E come sono arrivato, me ne vado. È tardi e devo ancora arrivare in albergo a Lavorgo.
«Venga a farci visita durante un weekend» mi saluta la Dottoressa.
«Certo, conto di tornare molto presto»
Più presto di quanto possa immaginare. Salgo in auto, scendo, rientro nel Casinò: la slot machine si è mangiata i miei dieci euro di credito e, assieme a quelli, stavo per lasciarci sopra anche il cellulare.
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- Episodio 2: Giorno 2 – Fragole
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- Episodio 8: Giorno 3 – Sirene smarrite nelle Terre del Nord
- Episodio 9: Giorno 3 – Against all odds
Ciao Roberto, piacere di fare la tua conoscenza. L’incipit della tua serie mi ha subito portata nel viale dei ricordi: una ventina d’anni fa, io e mio marito amavamo fare visita al casinò almeno una volta al mese. Per fortuna con budget mai superato (lui era un giocatore di roulette, un sistemista). Conosco quello di Campione d’Italia per esserci stata un paio di volte e me lo sono ritrovato qui identico. Bando alle facezie, la prosa va giù come acqua di fonte: limpida. Bellissime le vecchiette, ne ho incontrato certe su cui poter scrivere interi romanzi 😀 Alla fine ho subodorato qualcosa di diverso, vediamo se nei prossimi episodi la mia sensazione si rivela giusta. Se così fosse, chissà di chi potrebbe essere di competenza il caso: rinforzi in arrivo per la solitaria volante dei Carabinieri?
Anch’io ho visitato Campione d’Italia, nell’estate del 2014, ma non sono mai entrato nel casinò: non amo il gioco d’azzardo
Ciao Roberto e benvenuto. Il tuo racconto si lascia leggere con facilità e con gusto. Scrivi molto bene e hai una buona capacità descrittiva nonché una prosa scorrevole. A Campione non ci sono mai stata, ma mi pare un posto tristissimo! Per quanto ne so, ci sarei andata con le monetine, altro che dito 🙄 non conoscevo questa diavoleria. Mi stupisce quando ti annunci come scrittore e ti aprono le porte…di solito il contrario 😅. Aspetto il prossimo episodio e ti seguirò molto volentieri.
Grazie Cristiana, sebbene l’intento dichiarato non fosse quello di farla passare come tale, un velo di tristezza su Campione (per il pochissimo che ho potuto constatare, naturalmente), c’è eccome. E non penso dipenda dall’affluenza dei visitatori. Mi ha intrigato molto un podcast che ho ascoltato sulla sua storia, passata e presente. L’intento di osservarla un sabato sera rimane, non so quando ma lo farò. Grazie ancora per il tuo apprezzamento!
Ciao Roberto, mi piace il tuo stile di scrittura con tutte le virgole al posto giusto. Io amo le virgole, che fanno spesso la differenza, non solo sulla forma ma anche sui contenuti. La Svizzera di cui parli mi risveglia vecchi ricordi piacevoli. Sulla trama: e` presto per dirlo, aspettero` i prossimi episodi.
Grazie M. Luisa, grazie davvero, le virgole sono una foresta dalla quale spesso esco pieno di graffi, ma che non riesco a fare a meno di attraversare correndo!
Ciao Roberto, e benvenuto. Ti seguirò con piacere, questo primo episodio mi intriga piacevolmente.
Ciao Nyam! Ne sono molto felice, non c’è cosa più gratificante che si possa desiderare sentirsi dire!