Giorno 3 – Against all odds

Serie: La seconda volta


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: ...

La conclusione si perfeziona grazie all’aiuto di uno sconosciuto, seduto ad un altro tavolino lì in caffetteria, dove è iniziato il lavoro di un anno di sveglie anticipate, di ammissioni a volte spigolose, di ore spremute al mio tempo libero e rubate a quello di mia moglie, e dove non poteva far altro che concludersi.

E sono particolarmente, gioiosamente soddisfatto che sia proprio un ragazzotto teutonico dalla corporatura ben piazzata e la barba leggermente incolta, che contro ogni previsione – Against all odds, adoro quella canzone – si è trovato sul mio cammino come io sul suo, a darmi una mano senza chiedermi il perché e a confermarmi, inconsapevolmente, che sì, quella che ho appena fatto è stata la cosa giusta e ancora che sì, io e lui, contro ogni previsione, eravamo destinati ad incontrarci, cooperare e completare una porzione di compito che solo in due potevamo portare a termine, per poi perderci di vista per sempre, fino alla prossima volta.

Una frase in tedesco, che la ruggine che avvolge le mie conoscenze un tempo discrete mi impedisce di essere certo di aver scritto correttamente, ed eccomi lì ad interrompere il flusso regolare della vita di questa persona perché sia così gentile da darmene conferma o, alternativamente, perché mi dia una mano laddove io abbia sbagliato.

Il ragazzo distoglie lo sguardo dallo smartphone, guarda quest’uomo di mezza età che farfuglia intimidito una domanda che lui stesso fatica a comprendere, gli dedica la sua attenzione non dovuta e dopo un breve attimo di riflessione, in quella maniera così squisitamente, educatamente, logicamente, indimenticabilmente tedesca, risponde all’uomo l’equivalente di:

«Zi, ze qvesto è qvello che folefi dire, lo hai zcritto nel modo giusto».

E non c’è nessun dileggio in questa traduzione stereotipata da film di serie B. Solo tanto, tanto, tantissimo amore per tutto quello che avete fatto per me.

«Grazie» gli rispondo con un sorriso.

E nient’altro. Il mio primo romanzo è terminato.

Ma questa storia ancora no.

Ho ancora la cena di stasera e tutta la giornata di domani.

Serie: La seconda volta


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. A volte chiudere un cerchio si rivela difficile. Questo racconto mi ha fatto pensare alla fenice, alla necessità di “morire” (magari ripercorrendo un cammino già fatto) per poi rinascere a nuova vita.

    1. Ciao Micol, che bello che ti sia capitata per le mani questa vecchia serie! Che, per altro, devo ancora terminare con l’ultimo giorno di permanenza… Grazie per essere arrivata sin qui.

  2. C’è una cosa importante che sto imparando da te, Roberto. La semplicità. Dei soggetti, della forma. Semplice ed espressiva, senza fronzoli ma elegante, ed a tratti affilata come un bisturi.
    Ne farò tesoro, se ne sarò capace.