
Guerra a scacchi
Fu breve ma cruento.
All’inizio si mossero le fanterie. Il personale era stupido, ottuso e lento, poco dinamico. A loro bastava avanzare.
Le truppe a piedi di colori diversi si scontrarono e si misero a colpire fra loro approfittando delle debolezze del nemico. Infierivano diagonalmente perché frontalmente non ce la facevano. E poi, se si fermavano non si muovevano più. Erano utili per spianare la strada, ma adesso bloccavano ogni cosa e lo scenario che si poté osservare fu di un fronte dentellato.
La cavalleria corazzata avanzò in maniera lineare aprendo e spalancando varchi fra le truppe appiedate dove c’erano i pertugi creati dalla fanteria del loro stesso colore. Era una cavalleria corazzata furibonda e altissima come una torre, e faceva fuoco e fiamme sul campo di battaglia suddiviso in sessantaquattro caselle.
I cavalleggeri erano più astuti e dinamici, ancora più astuti e dinamici. Alcuni riuscivano a saltare le unità e facevano manovre bizzarre, invece i cavalleggeri più vicini al comando facevano manovre antitetiche alla cavalleria corazzata e si muovevano come essa proprio non poteva. Anche questi ultimi cavalleggeri, i cui gonfaloni erano portati dagli alfieri orgogliosi di essere al servizio del re e della regina, erano un pochino ottusi.
Le forze speciali erano le più potenti e astute. Elastiche ed essenziali, facevano ogni cosa tranne saltare come certi altri cavalleggeri. Spianarono la strada al resto dello schieramento ed era un peccato che ci fosse una sola unità simile per colore.
Il comando invece era goffo e lento. Era perché c’era il comandante in capo che doveva sempre riflettere e non era molto dinamico. Aveva la libertà di muoversi ovunque, fra le caselle bianche e quelle nere, ma non con la stessa velocità delle forze speciali.
Dopo che i cavalleggeri ebbero spalancato una strada, le forze speciali condussero la fanteria fino al capo opposto del campo e la prima poté equipaggiarsi con le armi e i cavalli di un reparto di cavalleria corazzata.
La partita a scacchi proseguì.
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Bel racconto, ricordo di averne letto un altro tuo che aveva per tema una partita a scacchi 😀
Ciao big Micol! Grazie per il tuo commento… solo non ricordo a quale librick ti riferisci. Boh, fra i tanti che ho pubblicato su Edizioni Open è logico che non ricordi tutto.
Uhm, una battaglia che si potrebbe combattere sulla piana…pardon, piazza, di Marostica
Ciao Sergio! Ah ah ah! Hai ragione!
Grazie per il tuo commento.