
I gemelli Murphy e il fantasma di Joyce
Serie: Cinquanta Racconti
- Episodio 1: L’idraulico
- Episodio 2: Una sbronza colossale
- Episodio 3: Eva
- Episodio 4: Un Natale di merda
- Episodio 5: Telefono erotico
- Episodio 6: La sconosciuta
- Episodio 7: Il dolore
- Episodio 8: Melania
- Episodio 9: La donna della domenica
- Episodio 10: Irina
- Episodio 1: Sandra
- Episodio 2: Scrittura creativa
- Episodio 3: L’assenza
- Episodio 4: Il mistero della penna di Flaiano
- Episodio 5: Il ritorno alla strada
- Episodio 6: Florentina
- Episodio 7: Andrea
- Episodio 8: La ragazza del killer
- Episodio 9: A Casa di Loredana
- Episodio 10: Sull’autobus di notte
- Episodio 1: Eugenia
- Episodio 2: Teresa
- Episodio 3: Gineceo
- Episodio 4: Addio
- Episodio 5: Denise
- Episodio 6: Ninna nanna malfamata
- Episodio 7: OF
- Episodio 8: I gemelli Murphy e il fantasma di Joyce
- Episodio 9: Il vino triste prima parte
- Episodio 10: Il vino triste seconda parte
- Episodio 1: Liturgia del desiderio – Parte seconda
- Episodio 2: Liturgia del desiderio – Parte prima
- Episodio 3: Non è successo
- Episodio 4: B-Movie
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
Non avevo idea di come ci fossi finito. Beh, più o meno: una sera di cinismo misto a vino rosso, un’offerta di Ryanair a 19 euro, e la brillante idea che un viaggio in Irlanda avrebbe risolto i miei problemi. Giusto per chiarire: non li ha risolti.
Ora ero lì, seduto su uno sgabello traballante in un pub di Dublino, a fissare una Guinness che sembrava giudicarmi. L’atmosfera era quella tipica dei pub irlandesi da cartolina: odore di birra, legno e patatine fritte che non avrei dovuto mangiare, pareti coperte di foto di perfetti sconosciuti e una musica folk che sembrava provenire da una fisarmonica posseduta.
Stavo seriamente valutando l’idea di pagare e andarmene, quando sentii una voce alla mia sinistra.
«Non ci credo!»
Mi girai appena e vidi due uomini sui cinquant’anni, capelli rossi che sembravano la versione umana di due carote, fissarsi con lo stesso entusiasmo di due bambini che hanno appena scoperto che Babbo Natale esiste.
«Anche tu sei di Saint Mary’s, classe dell’89?» disse il primo con un accento irlandese così marcato che avrei giurato di aver sentito le zampette di un leprecano in sottofondo.
«Sì!» gridò l’altro, colpendolo con una pacca sulla spalla che avrebbe steso un cavallo. «Che mondo piccolo!»
Io, cinico come sempre, pensai: Sì, il mondo è piccolo, ma non abbastanza da sfuggire a queste scene da film di serie B.
E mentre mi chiedevo quanto tempo ci avrebbero messo prima di mettersi a cantare una ballata incomprensibile, sentii una presenza accanto a me. Un vecchio con una giacca di tweed che sembrava rubata a un museo, occhi azzurri e un sorriso da “so qualcosa che tu non sai”.
«Lei dev’essere italiano,» disse.
Lo guardai sospettoso. «Che fa, legge nel pensiero?»
«No, sento l’odore di caffè e disperazione.»
Bene. Umiliato da un irlandese morto. «E lei chi sarebbe?»
«James Joyce.»
Lo fissai. «Il James Joyce?»
«No, suo cugino panettiere. Certo che sono quel James Joyce.»
Ovviamente. Volo low-cost, pub malfamato e adesso il fantasma di uno scrittore famoso. Se avessi voluto un’esperienza più assurda, sarei andato a un karaoke a Tokyo.
«Sono venuto qui per distrarmi, non per essere preso in giro da un fantasma.»
«Tu sei uno scrittore, no?» disse lui, con quell’aria da intellettuale che avrei voluto cancellare con una pinta. «Dovresti essere abituato ai fantasmi. Ne hai uno per ogni progetto lasciato a metà.»
Touché. Ma prima che potessi rispondere, uno dei gemelli Murphy si alzò barcollando, visibilmente ispirato da almeno sei pinte.
«Joe, un altro giro! Oggi è un giorno speciale! Ho scoperto di avere un fratello gemello!»
«Sean,» rispose il barista, con l’aria di uno che stava rivivendo il suo peggior incubo, «è da cinquant’anni che lo sai.»
Il gemello – che io ormai chiamavo “Carota Uno” – si girò verso di noi, squadrandoci con l’entusiasmo di chi ha appena trovato nuovi amici. «E voi chi siete?»
Alzai le mani, come per arrendermi. «Un turista italiano e.… un fantasma.»
«Un fantasma!» esclamò lui, emozionato. «Perfetto! Ci serve fortuna per la prossima partita di rugby.»
Joyce lo guardò come si guarda un neonato che ha appena mangiato sabbia. «Vi servirebbe una brocca d’acqua, non la fortuna.»
L’altro Murphy – Carota Due – si avvicinò a sua volta, boccale in mano e sorriso ebete. «Ma voi siete famosi?»
Sospirai. «Io no.»
Joyce si sporse. «Io sì. Ho scritto Ulisse.»
Silenzio. Uno di quei silenzi imbarazzanti che neanche quando sbagli a salutare qualcuno con un bacio sulle guance.
«Mai sentito,» rispose Murphy, scrollando le spalle.
Joyce si voltò verso di me. «Ecco perché sono morto.»
Il barista, Joe, si avvicinò con l’aria stanca di chi aveva visto quella scena troppe volte. «Ragazzi, è meglio che voi due ve ne andiate prima che…»
«Prima che cosa?» chiesi, spinto da quel masochismo che mi accompagna sempre.
«Prima che inizi la rissa.»
E fu in quel momento che il boccale di Murphy si schiantò sul pavimento.
«Perché mi hai rubato il panino alle patate nel ’92?!» urlò Carota Uno.
«Era mio!» rispose Carota Due, e in un attimo erano a terra, rotolando come due lottatori di sumo in slow-motion.
Joyce si alzò, aggiustandosi la giacca di tweed come se fosse alla prima di un’opera teatrale. «Benvenuto in Irlanda.»
Lo guardai, esausto. «Non potevi apparire mentre ritiravo un premio letterario?»
Lui sorrise. «Le storie migliori nascono nei pub, non nelle sale da cerimonia.»
Fissai i gemelli Murphy che si prendevano a pugni, il barista che cercava di dividerli, e i turisti americani che filmavano tutto, probabilmente pensando: Che cultura affascinante!
Poi guardai Joyce. «Sai cosa?» dissi. «Hai ragione.»
Alzai la mano e ordinai un’altra Guinness.
Serie: Cinquanta Racconti
- Episodio 1: Eugenia
- Episodio 2: Teresa
- Episodio 3: Gineceo
- Episodio 4: Addio
- Episodio 5: Denise
- Episodio 6: Ninna nanna malfamata
- Episodio 7: OF
- Episodio 8: I gemelli Murphy e il fantasma di Joyce
- Episodio 9: Il vino triste prima parte
- Episodio 10: Il vino triste seconda parte
Bravo. Piacevole lettura.
Delizioso!
Come diceva Mary Poppins guardandosi allo specchio:«Praticamente perfetta!»
Complimenti, la giusta misura di stringatezza e un’idea di come poteva essere Joyce quando non scriveva.
“Joyce si voltò verso di me. «Ecco perché sono morto.»”
Puro stile Buck Mulligan❤️
“Dovresti essere abituato ai fantasmi. Ne hai uno per ogni progetto lasciato a metà.»”
👏
“Poi guardai Joyce. «Sai cosa?» dissi. «Hai ragione.»”
E in effetti, dopo la probabilmente ennesima Guinness ti è venuto questo racconto veramente piacevole da leggere: giusta l’atmosfera, misurata l’ironia (che sta bene, ma non deve mai eccedere nel grottesco, altrimenti diventa un’altra cosa), nostalgica l’ambientazione. Insomma, tanti ingredienti e ben mescolati fra loro. Mi piace lo stratagemma dell’incontro con lo scrittore anche perché, quando leggi, è bello crederci davvero.
Bella l’Irlanda! Ci sono stato nell’estate del 2004, in vacanza, con mio padre