Il pranzo

Serie: L'eredità di Giacomo


Thomas riceve una telefonata da Marta. Piero lo manda a fare delle commissioni, quando torna a casa Marta è lì.

Quando mi vide il suo volto perse il sorriso e mostrò, con una repentina tensione nei lineamenti, il sospetto e il disagio che suscitavo in lei. Si alzò lentamente e la strinsi in un abbraccio di accoglienza, la sentii restia a lasciarsi andare, ma poi la rigidità del suo corpo si allentò, e ricambiò la stretta. Io, abbracciato a lei, ritrovai la mia completezza.

«Quando hai chiamato non eri a Bologna, non saresti già qui.»

«No. Non riuscivo a dormire così alle cinque ho messo in borsa un po’ di cose e sono partita, decisa a risolvere la questione una volta per tutte. Poi, più mi avvicinavo e più aumentavano i dubbi così, prima di Verona, mi sono fermata all’autogrill, incerta se proseguire o tornare a casa. Ti ho chiamato per sentire l’effetto della tua voce e ho scelto di proseguire il viaggio.»

«Hai fatto la cosa giusta. Grazie di essere qui.»

«Sono tanto stanca, non solo per questa notte.» Fece una pausa e mi guardò negli occhi, «La tua poesia, Thomas… ho consumato il foglio a forza di rileggerla. L’invito era chiaro, ma mi arrovellavo su ogni parola per interpretare il tuo pensiero, per avere certezza che non ci fosse inganno. Stamattina, finalmente, ho vinto le paure.»

«Mi dispiace, ma che tu sia qui è un bene per entrambi, non credi?»

«Non lo so, non ancora. Rinviare l’incontro teneva in vita la speranza, ora o la speranza diventa realtà oppure è la fine di tutto e questo mi spaventa.»

«Avevo i tuoi stessi timori e sono stato meglio solo dopo averti inviato quelle poche parole. Se ci siamo mossi con cautela e siamo qua significa che abbiamo molto da spartire, proviamoci.»

«Sono qua per questo, Thomas.»

«Scusatemi,» intervenne Jűrgen, del quale, rapiti dal momento, avevamo scordato la presenza «tutte queste emozioni non vi hanno stuzzicato l’appetito? Se vi lascio soli e vado a cucinare una pasta vi andrebbe bene?»

«Tu Jűrgen? Sei sicuro di saperla fare?»

«Ho imparato molte cose da Giacomo e lui diceva che ormai la mia carbonara era migliore della sua. Volete provarla?»

Mi rivolsi a Marta: «Che ne dici, rischiamo?»

«Oh si! Sono stanca, ma anche affamata.»

«Bene! Tu stai pure qua, Thomas, so dove trovare le cose che mi servono.»

Jűrgen entrò in casa e ne uscì poco dopo con un bicchiere per me.

«Vi lascio la bottiglia, è un ottimo Gewűrz Traminer, ideale come aperitivo.» Riempì il suo bicchiere e si avviò alla cucina inseguito dal mio “Grazie!” sia per il bicchiere che per la sua discrezione.

Leggevo sul viso di Marta, che ora girava gli occhi sul mondo che la circondava, un misto di curiosità e apprezzamento.

«Ma questa casa?» accompagnò la domanda con un movimento della mano che includeva tutto ciò che vedeva «Graziano mi ha accennato a un’eredità, ma non ha saputo, o voluto, dirmi di più.»

«Vuoi un riassunto o tutta la storia?»

«Ho voglia di sentirti parlare e il tempo non mi manca, quindi mi farebbe piacere la versione estesa.»

«D’accordo.»

Le dissi di quanto negli ultimi mesi a Bologna mi sentissi deluso e insoddisfatto e di quell’inaspettata eredità che aveva dato il via al mio cambiamento, a quel tardivo salto dall’età adolescenziale alla, per ora solo presunta, maturità. Della scoperta di un padre che non era quello che mi aveva cresciuto. Della conoscenza di Piero e Marisa, che ero impaziente di farle conoscere. Della casa e di quanto la sentissi già mia. Delle mie escursioni sui monti. Le raccontai tutto, tranne che delle anime: forse lo avrei fatto in futuro o forse mai, ancora mi riservavo di parlarne con Jűrgen e, quando fosse stato possibile, con Ceres.

Lei ascoltava con interesse ed ebbi la sensazione che cominciasse a credere che il mio cambiamento, per quanto rapido, fosse reale. Speravo potesse reinnamorarsi del nuovo Thomas: sarebbe stata un’enorme delusione scoprire che ciò che l’aveva attirata fosse proprio quel carattere scapigliato e superficiale che ora detestavo. Il mondo è pieno di persone che si sforzano di cambiare e che poi si sentono dire: ‘non sei più quello di prima’. Mentre parlavo la guardavo e vedevo i suoi lineamenti addolcirsi, forse per la stanchezza o forse per l’empatia e, comunque fosse, mi ci persi nel suo viso e ringraziai il tutto per questa sua presenza.

Jűrgen ci chiamò a pranzo e non potemmo che fargli i complimenti per la carbonara, ottima senza ombra di dubbio.

«Sei un tedesco anomalo, te l’ho già detto?»

«Si, ma continua pure: mi fa piacere sentirtelo dire.»

«Mi scusi Jűrgen,» intervenne Marta «Parla un italiano perfetto. Non fosse per l’accento, nessuno potrebbe pensare che lei non sia di madre lingua. Come lo ha imparato?»

«Cara Marta, se passiamo al tu te lo spiego.» sorrise e continuò: «I miei genitori amavano l’Italia, mi ci hanno portato che non avevo ancora compiuto un anno. Ho trascorso le vacanze con loro sul lago di Garda fino ai vent’anni e poi ci sono tornato con gli amici quasi ogni estate. L’italiano l’ho anche studiato alle superiori e all’università e mi è capitato spesso di fare l’interprete, sia in conferenze scientifiche che in ambito commerciale e ricreativo. A volte mi capita perfino di pensare in questa lingua meravigliosa che non è la mia.»

«Risposta esauriente, direi. Sarei felice se i miei bambini di quinta elementare fossero in grado di coniugare i verbi come lei… come te, scusami.»

Era evidente che si erano simpatici e ne fui soddisfatto.

«Ora però, se permettete, andrei a riposare: la sonnolenza che mi sta piombando addosso non farebbe di me una compagnia interessante.» si rivolse a me: «Thomas, avresti un letto da prestarmi?»

«Ma certo, che stupido! Hai bagaglio?»

«Solo quella sacca.»

«Bene, allora seguimi.» Dissi, raccogliendo la sua borsa e avviandomi alle scale.

Le mostrai la camera libera e lei si stupì: «Beh, se sotto è bello le camere non sono da meno. Il legno da un calore e un colore unico, dev’essere un piacere dormire qua. Posso fermarmi questa notte?»

«Solo questa notte?» risposi deluso «Pensavo restassi più a lungo.»

«Ho gli scrutini, ma poi, fino a settembre, sarò in vacanza.»

Serie: L'eredità di Giacomo


Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Che pace questo episodio, dopo la tempesta del precedente. Sono davvero felice che i nostri due eroi stiano cercando di rappacificarsi.
    Mi è molto piaciuta l’espressione che hai usato per dire che Marta si tranquillizza, quando hai descritto i suoi lineamenti del viso che si rilassano. La nostra espressione ci fa da specchio e tu ce lo hai fatto cogliere davvero bene.
    Proprio bella questa tua storia 🙂