Il primo caso dell’ispettore Corda

Serie: Il primo caso dell'ispettore Corda


Odiava il lunedì. Era il giorno della settimana in cui il quotidiano suono della sveglia sembrava spaccargli i timpani, in modo più insistente dopo la pausa silenziosa della domenica, quando si può anche scegliere di poltrire a letto. La sveglia puntata alle sei svolse il suo compito brillantemente. 

L’ispettore Dario Corda si diresse ancora assonnato in bagno, con la lametta si procurò il solito taglietto sulla fossetta del mento durante la meticolosa rasatura della barba ispida di due giorni.

L’inizio della settimana era sempre lo stesso: cerottino sulla pelle fresca di dopobarba e conseguente bonaria derisione in ufficio, da parte del suo vice.

Bevve il caffè della macchinetta elettrica che la moglie aveva dimenticato di portare via quando se ne era andata. Lo aveva lasciato senza una spiegazione. Era tornato a casa e lei non c’era più, gli armadi vuoti, le valigie mancanti e attorno un ordine perfetto. Non un biglietto, né una telefonata e i novanta metri quadri dove abitavano erano diventati troppo ampi per la sua solitudine. Le indagini fatte in tre anni non avevano portato a nulla, nessuno aveva più notizie di lei; i suoi genitori erano morti a breve distanza l’uno dall’altra per il dispiacere di aver perso la loro unica figlia. Per qualche tempo avevano sospettato anche di lui, in fondo il marito è sempre il primo sospettato in una misteriosa scomparsa. Poi tutto era rientrato in una routine investigativa che non aveva concluso ancora niente.

Lavò la tazzina e la ripose sullo scaffale, asciugò le gocce d’acqua cadute sul lavandino, allineò la sedia al tavolino e uscì di casa non senza aver prima raddrizzato il quadro vicino alla porta d’ingresso.

“Devo decidermi a posizionare meglio il gancio, non è in asse con la cornice e il dipinto risulta sempre storto, appeso al muro” con questo pensiero, che ogni giorno gli veniva in mente quando chiudeva l’uscio dell’appartamento, si diresse a lavoro.

“Ma cos’è questo traffico alle sette del mattino?” Le macchine in fila al semaforo lo irritavano, l’attesa del verde sembrava interminabile. Diede un’occhiata all’orologio e si rese conto che erano già le otto.

Da qualche mese gli capitava di non avere più la percezione esatta del momento, impiegava più tempo nel fare le cose, come se ci fosse una sottile distrazione che lo disorientava: lui, che era sempre stato così perfezionista e preciso, attento ad ogni particolare.

Questo fatto lo rendeva ansioso e aumentava la necessità di controllare il luogo, verificare i fatti, le circostanze, le persone. Appena entrava in una stanza dove era già stato, la sua memoria registrava tutto e si accorgeva subito se c’era stato anche un insignificante cambiamento nell’ambiente.

Forse era stanco e ciò che prima faceva velocemente, adesso gli richiedeva il doppio del tempo e così, suo malgrado, si trovava sempre in ritardo.

“Devo prendermi un po’ di riposo, quest’ultimo caso mi sta stressando molto”.

Le indagini sull’omicidio di una escort famosa negli ambienti “bene” della città sembravano ad un punto morto, il principale sospettato, il ricco imprenditore locale che aveva il debole per le prostitute, aveva un alibi che sembrava di ferro, eppure tutti gli indizi sembravano ricondurre a lui.

“Buongiorno dottore”, l’agente scelto Rossi lo salutò battendo l’attenti sui tacchi. “le ho portato sulla scrivania le foto che voleva rivedere, sono chiuse in una busta sigillata”.

“Hai fatto tardi anche oggi eh?” lo raggiunse la voce argentina del vice ispettore Di Lullo, suo grande amico sin dal corso di polizia. “Che stai combinando? Hai qualche bella novità fra le mani?”

Di Lullo gli voleva un gran bene, si conoscevano da venti anni, era stato il suo testimone di nozze e aveva partecipato alla ricerca della moglie scomparsa con una profonda empatia, come se stesse cercando la propria compagna. Il caso della moglie scomparsa dell’ispettore era ancora aperto, ma erano già state battute tutte le piste immaginabili, quindi Di Lullo ci si dedicava con minore impegno. Gli dispiaceva vedere il suo amico solo, sembrava perso, tuttavia era il migliore ispettore con cui avesse mai collaborato, con un acume e un intuito per sbrogliare i casi più intricati che gli aveva valso il soprannome di Inesorabile.

“Raggiungimi in ufficio, che parliamo del caso dell’escort”

“O.K. Vado a prendere gli ultimi rapporti e sono da te”

L’ispettore Corda entrò nella sua stanza, con le dita ripulì un microscopico granello di polvere sulla scrivania lucida di noce, controllò soddisfatto che ogni cosa fosse allo stesso posto di come l’aveva lasciata e aprì la busta gialla posata davanti a sè.

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Discussioni

  1. Mi complimento per l’acume psicologico con cui in poche pennellate l’autrice riesce a descrivere il protagonista. Storia così ben condotta da farmi credere che sia proprio il genere più appropriato per la sua indole narrativa. L’inserimento sapiente, quasi distillato di dettagli, personaggi, sensazioni crea un’attesa perfetta che reputo essere il vero valore aggiunto dello scritto. Molto ben fatto, piacevolissimo da leggere.