Irma

Serie: Cinquanta Racconti


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Il suono dei miei passi rimbalza tra le pareti dei palazzi vuoti. Milano è silenziosa, stranamente calma, come se la città che non dorme mai stesse trattenendo il respiro. La mia mente è altrove, immersa in una nebbia di pensieri aggrovigliati, fili spinati che graffiano la lucidità. Non so dove sto andando, e forse non mi importa. Tornare al mio appartamento vuoto mi deprime più di questa strada buia.

È una via che chiunque eviterebbe di notte. Ma io ho smarrito il buon senso anni fa, lasciandolo indietro insieme a ciò che chiamavo speranza. Le prostitute sono già ai loro posti, una per ogni lampione, come figure uscite da un vecchio film neorealista. Il fumo della mia sigaretta si confonde con la nebbia leggera che sale dall’asfalto. I loro richiami scivolano nell’aria, sussurri che lambiscono le orecchie senza penetrare. Le ignoro, lo sguardo fisso a terra. Non ho soldi. E anche se li avessi, l’ultima cosa che voglio è finire in uno squallido albergo con una sconosciuta.

Poi sento una voce. Non una qualunque, ma la voce.

«Rocco.»

Mi fermo di colpo. Quel suono ha qualcosa di familiare, una vibrazione che mi attraversa, costringendomi a voltarmi. La vedo sotto la luce fioca di un lampione, ma non la riconosco subito. È una sagoma indistinta, un’ombra confusa nel buio. Poi avanza di un passo, ed è come se il passato mi esplodesse addosso.

«Rocco, sei tu, vero?»

Irma. Cristo, è lei. La dolce Irma. La mia prima volta. L’adolescente che mi ha insegnato cosa significhi fare l’amore. Quella che non ho mai dimenticato, ma che non ho mai avuto il coraggio di cercare. Sono passati vent’anni, forse di più. Ma è lei.

Non controllo il mio corpo: i piedi si muovono da soli. La seguo, ipnotizzato, come un ragazzino smarrito nella bellezza proibita di un primo amore. Lei non dice nulla, mi guida verso un piccolo albergo dall’altra parte della strada. Squallido come questa notte.

Il portiere ci osserva con occhi vuoti, stanchi. Senza una parola, porge una chiave a Irma. Poi fissa me, aspettando il denaro. Mi frugo nelle tasche. Cinquanta euro. Gli ultimi. Gli allungo il biglietto, avvertendo una fitta di vergogna. Ma quando mi volto verso Irma, lei sorride. Quel sorriso che mi aveva rapito anni fa.

«Non potrò pagarti» sussurro, la voce incrinata.

Lei scuote la testa, sfiorandomi il viso con una mano calda. «Non importa, Rocco.»

Saliamo le scale in silenzio, come due fantasmi che attraversano il tempo. La camera è piccola, soffocante. Una finestra sporca e un letto che ha visto giorni migliori. Ma nulla di tutto questo conta. Non stanotte.

Irma si spoglia lentamente, lasciando cadere i vestiti uno ad uno, come petali appassiti. La osservo, e per un istante vedo la ragazza che conoscevo: il corpo giovane, i capelli che profumavano di estate. Ma quella ragazza non c’è più. Ora è una donna, con curve più morbide, segni del tempo che si accumulano come cicatrici. Eppure, c’è ancora qualcosa di bello in lei. Qualcosa di familiare.

Mi avvicino e la bacio. Le mani esplorano quel corpo che conoscevo così bene, ma che ora mi appare straniero. Le sue labbra sono morbide, ma il sapore è diverso. Più amaro, più vissuto. Ogni tocco racconta una storia che non ho condiviso con lei, ma che sento nelle sue carezze lente, quasi dolorose.

Facciamo l’amore, ma non è come allora. Non c’è più la passione impetuosa della giovinezza. È qualcosa di più profondo, quasi rassegnato. Cerchiamo di ritrovare un frammento di ciò che eravamo, ma il tempo non concede illusioni.

Dopo, restiamo stesi in silenzio. La sua testa è poggiata sul mio petto, il suo respiro è un eco del mio. Per un attimo tutto sembra al suo posto, come se il passato e il presente potessero convivere. Ma so che è solo un’illusione.

Ci vestiamo senza parlare. La magia è già svanita, come un sogno che scivola via al mattino. Lei mi guarda, con quegli occhi stanchi ma ancora caldi, carichi di una dolcezza che fa male.

«È stato bello vederti, Rocco» dice.

«Anche per me, Irma.» Non è una bugia, ma nemmeno tutta la verità.

Usciamo. Fuori, la notte è ancora buia, le nuvole basse promettono pioggia. Le strade sono deserte; le prostitute sparite come ombre dissolte dall’arrivo dell’alba.

Irma si ferma sotto il lampione dove l’ho incontrata. Mi guarda per un lungo istante, poi sfiora la mia guancia con la mano.

«Non ti dimenticherò mai, Rocco.» La sua voce è dolce, ma il dolore che porta con sé è insopportabile.

Resto immobile mentre si allontana. La sua figura si perde nel buio, finché non rimane più nulla. Solo io, il lampione e una strada vuota.

Serie: Cinquanta Racconti


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Discussioni

  1. Apprezzo molto come racconti il dolore di vivere. Storie di disperazione accettate come una pena da scontare, ineluttabile. Mi auguro che certi stati d’animo appartengano solo ai tuoi personaggi e non a te.

  2. I tuoi racconti sono una sfida per il lettore…..mettono in discussione i valori della ragione e della morale….
    La tua scrittura è asciutta e incisiva…..capace di creare un’atmosfera cupa e angosciante….
    Tutto è così profondamente umano e sofferente…..è il luogo della solitudine….è la genialità capace di scavare nel profondo dell’animo umano, quasi in maniera invasiva….

  3. Il Rocco del racconto precedente ritrova l’amore che non è più solamente sesso da pagare, ma esplorazione, rassegnazione, un tuffo nel passato. Molto ben descritta l’ambientazione con i particolari di quella stanza talmente vividi che quasi si è trasportati lì. Leggere le tue storie mi piace molto.