LA LEGGENDA DEL CICLISTA IGNOTO

Ei fu. 

Non vuole essere un omaggio a “Il cinque maggio” ma un tributo a un personaggio sconosciuto.

Siccome immobile non lo è mai stato, spero che il destino non gli riservi l’anonimato ma gli dia il coraggio di fermarsi un attimo per girarsi indietro e dire: 

“Eccomi qua, my name is *******”. 

“Lui chi è?” se lo chiedeva anche Renato cantando un vecchio motivetto trascinando il suo pesante carrozzone lungo la spiaggia, pieno di noci di cocco, senza ottenere risposta alcuna: proprio Zero, Zero Assoluto, come quel gruppo che fu, mentre oggi, ahimè, è ai più sconosciuto.

In sella alla sua due ruote di colore bianco, una Bianchi, cambio Shimano, freno a mano, top di gamma, lo si vedeva pedalare velocissimo lungo la spiaggia di Milano Marittima, con il volto coperto da un fazzoletto nero, bardato come un guerrigliero Tupamaros; l’anonimo ciclista faceva la sua comparsa su quell’improvvisato e immaginario set balneare solo nella bella stagione, e alle prime luci dell’alba – chiara per antonomasia -, oltre che per Chiara, una ragazza mattiniera che viveva in una casa lungomare ma che era originaria di Alba. 

“Chiara mente! Non datele retta! Lei racconta tante bugie” così diceva di lei suo padre, quando Chiara confidava il suo segreto ad altri. “Papà taci” sbottava piccata Chiara, “e pensa piuttosto ai pappataci di Pallino”, un bel(?!) cagnolino ansimante, come lo è di solito un carlino. 

Quella ragazzina, ancora adolescente ma per niente accondiscendente, si affacciava alla finestra per veder il ciclista del mistero sfrecciare libero come il vento alle prime ore del giorno quando il mare, incontrando la sua spiaggia, riversava mille riflessi di luce che timidi raggi di sole regalavano ai suoi occhi appena desti (pausa per un bel respiro prima della ripresa).

Con stupore e meraviglia Chiara lo seguiva con lo sguardo, finché la sagoma dell’ignoto ciclista, ridotta a un puntino, scompariva all’orizzonte; Chiara lo salutava con un breve cenno di mano e un bacio sommesso: l’attrazione era fortissima.

Chiara non era la sola ad averlo visto. Anche diversi pescatori giuravano di averlo intravisto in quelle prime ore del mattino, quando stavano per guadagnare il mare: il guadagno non era molto, solo quel poco che bastava per campare.

L’anonimo ciclista faceva perdere le sue tracce tanto che le sue apparizioni, sempre circondate da un alone di mistero, destavano la curiosità degli abitanti di Milano Marittima, oltre che di quelli della cattolicissima Cattolica. Queste apparizioni erano imprevedibili, come quelle della Madonna, mentre prevedibili erano gli improperi “della Madonna” lanciati senza ritegno dai tanti ignari bagnanti che, per evitarlo, si cimentavano in improvvisati salti mortali. 

Che si tratti di Terence Hill nei momenti di pausa dalle registrazioni del mitico prete pedalatore? Ipotesi possibile, vista l’agilità e la spericolatezza del personaggio, ma mai suffragata da prove; qualcuno afferma di aver trovato una tunica nera nei dintorni ma, oggettivamente, non ė una prova sufficiente, anche perché era pulita e nella tasca non c’era un rosario ad inchiodarlo, ma una confezione vuota di profilattici ritardanti. Non poteva essere lui: anche se era sempre il primo a venire; venire sul luogo del delitto ovviamente, prima ancora dei Carabinieri. 

Sempre da solo, mai in compagnia, erano ormai in tanti ad averlo visto filare più veloce del vento, lungo quel tratto di spiaggia dove erano ormeggiati dei mosconi colorati, alcuni dotati di scivoli integrati, pronti a prendere il largo senza remi, con a bordo frotte di bagnanti entusiasti prima dell’imbarco, meno entusiasti dopo lo sbarco per i crampi ai polpacci. 

Ogni estate il miracolo si ripeteva senza bisogno di scomodare San Gennaro o qualche altro Santo abilitato; per questo veniva da molti ricercato anche senza aver commesso il benché minimo reato, tanto che di lui se ne occupò anche la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto” senza risolvere il mistero, nonostante i ripetuti appostamenti in loco (pro loco permettendo). Per questa volta “Chi l’ha visto” non l’aveva proprio visto, lasciando nello sconforto milioni di spettatori oltreché Federica S., l’amica fedele di Chiara: di chiara tendenza eterosessuale per questo discriminata, perché “normale”.

L’anonimo ciclista rappresentava un enigma, come lo è stato quello di Alan Turing con il suo famoso codice “Enigma”.  

☆☆☆☆☆☆☆☆☆(MESSAGGIO PROMOZIONALE)☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆

Le soluzioni verranno rivelate sul prossimo numero della Settinana Enigmistica nella rubrica “Gli enigmi risolti per voi” a cura di un geniale Bartezzaghi.

☆☆☆☆☆☆☆FINE DEL MESSAGGIO PROMOZIONALE)☆☆☆☆☆☆☆

Il suo ricordo è sempre vivo tra gli abitanti di quel tratto di mare tanto da diventare “LEGGENDA”.

Dopo “Io sono leggenda”, “La leggenda del pianista sull’oceano”, “La leggenda del re pescatore”, “La leggenda del santo bevitore”, “La leggenda del cacciatori di vampiri”, “La leggenda del leggendario legionario transgender Dario in groppa al suo indomito dromedario Mario travolto da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”* – penso di aver esaurito, al momento, la legenda delle leggende – chissà che il prossimo film “cult” di Tornatore non sia “La leggenda del ciclista ignoto dell’Alto Adriatico?” Al momento è solo una leggenda metropolitana, del tutto inverosimile: sono solo delle farneticazioni fatte mentre leggevo distrattamente le fermate della metro rossa M1: Giovanni, Precotto, Gorla, Turro, Rovereto, Pasteur, Loreto, Lima, Venezia, Palestro, San Babila, Duomo……Pero e Rho Fiera. Fine della legenda (della) Metropolitana.  

Da qualche estate il ciclista ignoto non lo si vede più, forse ha cambiato lido (o forse è volato in cielo). Affinché la leggenda non cada nell’oblio ma si ravvivi nel tempo, una mano ignota ha posto una targa sulla spiaggia a fianco di un cartello con la scritta “NOLEGGIO”. 

Sì, una targa a testimonianza e a per “N” memoria del ciclista ignoto dove si legge: 

 “QUI PEDALÒ, SOLO D’ESTATE”

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Ormai l’estate sta finendo e in spiaggia di ombrelloni non ce ne sono più (testo di quelle teste matte e abbronzatissime dei Righeira, sempre presenti sulla playa). 

Pure i due cartelli sono stati rimossi, oltre a quello dell’ ESTATHÉ, come di solito avviene alla fine di ogni estàte  (sottolineo la “a” accentata per non cadere involontariamente sulla rima).

La solita mano ignota ora ha eretto una scultura stilizzata in bronzo raffigurante un ciclista anonimo. Alla precedente scritta: 

“QUI PEDALÒ,

 SOLO D’ESTATE”

 è stata aggiunta un’altra scritta chiarificatrice : 

NON SI NOLEGGIANO PEDALÒ,

 NEANCHE D’ESTATE”

“E STATE IN CAMPANA!” 

“TUTTO CHIARO?” 

* “La leggenda del leggendario legionario transgender Dario in groppa al suo indomito dromedario Mario travolto da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” doveva essere un film della regista Lina Wertmüller. Dalla sua biografia si legge che il film è stato sospeso prima del primo ciak. Infatti, dopo aver dato l’OK per l’inizio delle riprese con il fatidico “ciak si gira”, vi è stata la rimostranza della maestranza addetta alla manovra del gigantesco ciak, l’unico in grado di contenere tutto il titolo per esteso. La produzione ha così deciso di optare per un film dal titolo più contenuto: E.T., per poi lamentarsi delle spese non contenute.  

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Discussioni

  1. Difficile definire la tua prosa quasi poetica, sempre ironica, neoralista e un po’ surreale e spesso pure geniale. Non solo ci fai sorridere, ma ci stimoli a mettere in moto i nostri neuroni, per cogliere il senso, non sempre palese:
    e´ quel che penso delle tue parole “giocose”, riflessive e mai noiose.