
La sconosciuta nell’acqua
«Sì, sono arrivata giusto adesso.»
Katrina Reeves controlla l’ora sul quadrante di un Rolex acquistato in un banco di cinesi. Otto dollari scarsi. Sorride.
«Dieci minuti? No no, tranquillo! Ti aspetto.»
Il sorriso si spegne e una luce opaca si accende in fondo ai suoi occhi. «È la cosa giusta. Ti voglio bene.»
Con il polpastrello del dito indice della mano sinistra sfiora il display del cellulare: interrompe la chiamata. Il sole stanco che anticipa l’imbrunire le accarezza il viso, mentre un leggero venticello gioca a scompigliarle l’indomabile chioma. È una bella donna, di quella bellezza selvaggia che solo le ricce possono vantare. Si affaccia oltre il parapetto del ponte sul quale si trova. Gli ultimi pescherecci stanno facendo ritorno, con i loro carichi di pesce e di uomini nerboruti intenti a fumare sigarette di contrabbando. Una sirena diffonde la sua voce e uno stormo di uccelli si perde oltre l’orizzonte. Pian piano il silenzio avvolge il mondo, nel soffice abbandono della quiete.
In quell’idillio apparente, lo sguardo intenso di Katrina si perde nelle placide acque sotto di lei. Sobbalza: c’è una donna in mare. Ha grandi occhi affogati in lacrime di sale e pulsanti labbra tumefatte. Uno sfregio sbilenco adorna il suo volto, appena sopra il sopracciglio destro e un rivolo di sangue dal naso si spande, come un minuscolo affluente.
«Una donna è caduta in mare, qualcuno venga ad aiutarla!»
Dagli occhi della sconosciuta fugge una nuova lacrima. E un’altra. E un’altra ancora.
«Tutto bene laggiù?» Non si rende conto di quanto sia stupida quella domanda «Cerca di resistere.»
Le increspature dell’acqua sfiorano il corpo, distorcono l’immagine. Le lacrime si confondono con la serenità che, nonostante stia per annegare, traspare dal volto della donna.
«Oh, mio Dio! Non so nuotare, mi dispiace!»Il respiro di Katrina si fa pesante, il cuore palpita. «Aiuto, presto! Maledizione, non c’è mai nessuno quando serve! Non ti devi preoccupare, ti salverò io. Ti salverò a tutti i costi!»
Tu mi hai già salvato
Un istante prima che i capricci del mare cancellino ogni illusione, allo sguardo di Katrina si palesa la realtà. Lei quella donna la conosce; l’ha vista molte volte riflessa nello specchio. Dopo un litigio, dopo una camicia stirata male, dopo una parola sbagliata detta in un momento sbagliato. Le possenti braccia di suo marito e le sue mani ruvide di calli. I giorni spesi nella futile speranza che le cose potessero cambiare, che lui potesse cambiare. Fino all’inevitabile presa di coscienza: nessun perdono per una bestia.
Il sole ha lasciato il posto a un incantevole cielo stellato. Katrina apre la borsetta che tiene a tracolla, vi deposita il cellulare ed estrae un fazzoletto. Asciuga le lacrime che rigano le sue guance, sbava il mascara. Braccia maschili la cingono; brividi le attraversano il corpo.
«Finalmente sei arrivato.»
«Scusa per il ritardo. Lo sai che ti voglio bene.»
«Non fa niente. È tutto finito?»
«Sì, amore mio. Non potrà più farti del male.»
Katrina sospira, le braccia la stringono un po’ più forte; solleva lo sguardo per incontrare il volto dell’uomo che la sta abbracciando. Occhi pallidi celati dietro spesse lenti «Anche io ti voglio bene, papà.» E si abbandona.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Mi era perso questo piccolo racconto e sono contento di averlo recuperato, ero in astinenza da Pezzotti, anche se qui in modalità Happy Ending, non tradisce lo stile oscuro e le visioni da incubo.
ciao Alessandro,
questo racconto è figlio del primo lab EO! Grazie per essere passato.
“È una bella donna, di quella bellezza selvaggia che solo le ricce possono vantare”
Questo passaggio mi è piaciuto
Mi è piaciuto molto questo racconto: soprattutto il finale.
Eh, Dario. sei una garanzia. Stile impeccabile, come sempre. E la vicenda che hai raccontato è davvero un pugno nello stomaco (di quelli che ci hai abiutuati ad aspettarci quando leggiamo le tue pagine, del resto 😉 ) In questo caso c’è quel tocco di surreale, di “ai confini della realtà”, che non stona affatto, ma che anzi arricchisce il racconto, soprendendo il lettore alla fine.
Sergio, i tuoi apprezzamenti mi lusingano. Faccio del mio meglio per regalare belle storie.
Si mi associo agli altri commentatori nell’esprimere il mio gradimento , il finale poi è veramente riuscito.
Ciao Andrea, e grazie per il tuo graditissimo commento.?
Il mio animo mi suggerisce o un avvocato o un bel omicidio.In ogni caso questo finale così aperto tiene sulle spine il lettore e cattura l’ attenzione.Inquietudine, dolore rinascita una nuova rinascita…Complimenti
Ciao Ely! Io sono un po’ fissato con i finali aperti; mi piace che il lettore sia libero di interpretare la storia.?
Ciao Dario, il tuo è un racconto che commuove. Io, forse per forza di cose, mi sono concentrata sulla parte in cui si narra, intuisce, il rapporto con il padre. Per una figlia è un amore speciale, insostituibile. Il padre sano rappresenta il Cavaliere per eccellenza. Una domanda. Probabilmente ci ho visto del mio, ma il mio immaginario mi ha suggerito che il padre di Katrina non si sia rivolto alla polizia. Il finale è aperto molte interpretazioni.
Ciao Micol. Credo che il padre non si sia rivolto alla polizia…?
Ottimo racconto e soprattutto ottimo finale! Bravo!
Ti ringrazio, Michele.
Ciao!
Davvero molto bello, e col tema della paternità a gran sorpresa hai guadagnato punti extra! 🙂
Ciao Giovanni! L’apprezzamento di uno scrittore in gamba come te non può che rendermi felice.?
Quanto mi è piaciuto il finale! Questa è una di quelle storie in cui il tuo stile si sposa perfettamente: dialoghi secchi ed efficaci, significati seri e potenti. Ma se c’è una frase che ho adorato tantissimo, è stata quel “Tu mi hai già salvato”. Veramente bravo, sinceri complimenti! 🙂
Ciao Giuseppe! Ho scritto questo racconto per il lab di scrittura EO. Come ho già detto, scrivere per me è una passione, un piacere, un modo per regalare emozioni. Spero di averne regalato qualcuna.?
Un bel racconto con immagini vivide e un tormento che si scioglie solo nel finale. Criptico quanto basta per costringere il lettore alla riflessione. Bravo Dario, le storie di mare sono da sempre le mie preferite, anche se drammatiche. A rileggerti.
Sono lieto che ti sia piaciuto! In fondo la nostra origine è l’acqua, quindi il mare ha un sacco di storie da raccontare (ho fatto anche la rima?)
Ciao Dario. Io ti ho sempre trovato particolarmente efficace nei dialoghi. Che risultano naturali e quindi credibili. Poi, mi pare di capire che tu faccia spesso appello a elementi soprannaturali, nello svolgimento delle trame. Non manca mai un pizzico di macabro, che però va di pari passo con l’introspezione. Dai sempre cioè la possibilità ai tuoi personaggi di prendere consapevolezza e di “crescere”.
Se ho errato, in questa mia analisi grossolana, perdonami 🙂
Bel racconto, comunque. Un saluto.
Ciao Cristina! Hai fatto un’analisi perfetta. In questo caso, l’elemento soprannaturale è esclusivamente nella testa della protagonista. Hai ragione, do sempre ai personaggi la possibilità di crescere e ai lettori quella di decidere da che parte stare. A rileggerci.?
Molto bello questo racconto. Bravo, Dario! Sei stato molto attento alle scelte lessicali, si vede. Il colpo di scena nella parte finale è efficace. E il finale fa intuire quale fosse il dramma vissuto da Katrina, senza dirlo, ma lo fa sentire.
Grazie Massimo. Devo ammettere che mi trovo a mio agio nello scrivere storie di vite tormentate.?