La tentazione più grande

I suoi capelli dorati cavalcavano le onde del vento, mentre il corpo nudo splendeva sotto la luce del sole e i piedi si immergevano nel manto erboso a ogni passo. Senza accorgersene, si ritrovò sulla collina dove si stagliava l’Albero. Frutti color carminio, carichi di vita, sovrabbondavano i rami. Si fermò a contemplare quella visione onirica, con la speranza che l’immagine potesse rimanerle impressa negli occhi e nell’anima per sempre. Una voce nella sua testa le suggerì di avvicinarsi; di prendere uno dei frutti e addentarne la polpa. La respinse con forza e paura, e si voltò. Prima di poter compiere un paio di passi un altro richiamo, ben reale, si manifestò. Guardò in direzione dell’Albero e lo vide: la testa, nera come la pece, sbucò da dietro un cumulo di frutti. Il serpente sibilò mentre la scrutava con i suoi occhi smeraldo, tranciati da pupille verticali.

«Oh, dolce creatura, perché ti allontani? Vedo nel tuo sguardo il desiderio. Vuoi davvero andartene senza saziare la tua fame?»

Richiamata da quelle parole, la voce del suo istinto tornò ad assillarla. Sentendosi soffocare dalla voglia, avanzò verso l’Albero. Era come se si trovasse immersa nell’oceano, alla disperata ricerca d’aria. A squartare il velo di tentazione che l’avvolgeva fu la ragione. Si bloccò, indietreggiò, e disse con fermezza: «Non posso». Il serpente la guardò in silenzio.

«L’ho promesso», aggiunse lei.

Sul muso della creatura sembrò affacciarsi un sorriso malizioso.

«Promesso? Non sarebbe più corretto dire che ti è stato imposto, mia cara?»

«N-no, io…»

«Tu cosa? Pensi davvero che avresti potuto rifiutare?»

Il silenzio si posò tra di loro per lunghi momenti. Alla fine, la giovane donna rispose: «L’Albero non mi appartiene. Non ho il diritto di toccarlo».

«Ah, diritto. Dimmi, chi dà a colui che ti ha vietato di toccare l’Albero il diritto di imporre la sua volontà?»

La domanda sembrò turbarla. Era blasfema, ma allo stesso tempo così accattivante e, forse, giusta.

«Egli…» cominciò timidamente ad argomentare, «ha il potere. Non posso contraddirlo».

«Quindi è il potere a determinare quali idee bisogna seguire. Pensi che sia giusto?»

Un tremito le attraversò il corpo. Era in balia di una tempesta di paura e curiosità. Fu allora che si rese conto che il suo istinto non voleva più restare, e la sua ragione non desiderava più scappare.

«Non lo so», disse con un filo di voce.

Sibilando, e con un tono che sembrava trasudare fierezza, il serpente asserì: «Queste parole… sono Il primo passo verso la consapevolezza».

Ritirò la sua testa nei fitti rami, e sparì. La donna chiuse gli occhi, con il canto del vento a far da sfondo ai suoi pensieri. Quando li riaprì avanzò verso l’Albero, si fermò sotto di esso, e lo contemplò per un’ultima volta. Poi prese uno dei frutti, e lo morse.

«Ora ho capito», pensò. «Questo frutto non ha nessun potere, non dona nessuna conoscenza. È solo una prova, un bivio. Fede o dubbio. Io…» diede un altro morso vorace alla mela, guardò il cielo e disse: «scelgo il dubbio».

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Discussioni

  1. “«Ora ho capito», pensò. «Questo frutto non ha nessun potere, non dona nessuna conoscenza. È solo una prova, un bivio. Fede o dubbio. Io…» diede un altro morso vorace alla mela, guardò il cielo e disse: «scelgo il dubbio».”
    Il dubbio porta alla consapevolezza, l’errore insegna. Dobbiamo abbracciare ogni esperienza per crescere. Ho apprezzato il tuo racconto, non solo per la forma ma per il lieve sussurro, simile a quello pronunciato dal serpente, che pervade ogni riga ed invita alla “libertà” d’essere

  2. Apprezzo tantissimo l’accuratezza delle descrizioni delle sensazioni provate e dello sfondo in cui si muovono i personaggi. Ben fatto complimenti! 😊

    1. Grazie! Ho cominciato da relativamente poco a scrivere con continuità e, come dicevo anche all’utente Sergio Simioni, ho ancora molta strada da fare, ma sono già contento che quello che scrivo (o almeno quest’opera) piaccia 😁

  3. “Fede o dubbio. Io…» diede un altro morso vorace alla mela, guardò il cielo e disse: «scelgo il dubbio”
    Bellissimo il finale!
    Ciao Giancarlo, e benvenuto!
    complimenti per questo racconto!
    Personalmente lo trovo ben scritto sul piano stilistico, e mi è molto piaciuto come hai strutturato la vicenda, con il seme del dubbio che germoglia in Eva passo a passo grazie al (e non “per colpa del”) serpente.

  4. “«Non lo so», disse con un filo di voce.Sibilando, e con un tono che sembrava trasudare fierezza, il serpente asserì: «Queste parole… sono Il primo passo verso la consapevolezza».”
    Questo passaggio mi è piaciuto