Lettera Per un’amica
Sono già passati trent’anni!
Trent’anni sono un ergastolo; ma di quelli seri fracichi.
Le rare volte che si sconta per intero, senza buone uscite, buona condotta e buoni sconto.
Mi chiedi cosa ti sei persa in questi trent’anni? Mah dai, cosi su due piedi, non ti sei persa poi molto…
All’esame di maturità, ci eri quasi arrivata.
Che poi la maturità che dicono popoli i sogni di molti, personalmente non l’ho mai ritrovata nei miei incubi peggiori, anzi mi vieni quasi il dubbio che l’abbia davvero conseguita. Voto 42/60 senza infamia e senza lodi. Non che sia stato poi un evento tanto memorabile di cui andare orgogliosi: Anzi mi hanno sgamato pure mentre copiavo durante la prova di matematica.
Le vacanze estive? Quelle studio in Inghilterra, qualche Inter Rail in giro per l’Europa, prima dell’UE e poco dopo la caduta del muro, questo era quello che passava il convento all’epoca: L’onda lunga del freakketonismo anni ’70 già preconfezionato su standard di marketing del turismo, nei Novanta.
Tanti treni, tante stazioni in cui dormire e molto hashish da consumare dentro gli scompartimenti, piacevoli zimmer gas ricreative, quando era possibile ancora fumare e socializzare.
Pomiciate spinte sulla spiaggia sotto diverse bandiere, giochi erotici senza frontiere, naif e maudit come un piatto di penne all’arrabbiata.
Londra, Berlino ma senza dubbio Parigi: Il french kiss, french fries, perdersi in qualche psicopompo del Pere Lachaise e ritrovarsi in qualche sexy shop di Pigalle a pippare il popper fin quando uno dei due muscoli tra testa o cazzo non fosse esplosa.
Il mito della mittleuropa vanificato dopo qualche anno per poi ridestarsi verso una piu esotica Ibiza o Barcellona a prezzi nazional popolari.
Ca va san dir madame, Parigi come Londra, che adesso non mi fanno alcun effetto, anzi mi stanno proprio sul cazzo, preferisco di gran lunga i nostrani borghi disabitati senza però quel touché da radical chic, ma oui, oui la nouvelle vague c’est fini per fortun!
Alla ricerca del tempo della perdizione?
Ah si, le droghe, quasi dimenticavo….certo, si le pasticche, come no? I trip, le roipnol, le benzo che ormai si trovano pure dal Bangla. I rave, le stragi del Sabato sera, ma su quest’argomento tu ne sai piu di me.
Qualcuno ci é rimasto sotto a tutta quella merda, psichicamente ed irreversibilmente danneggiato, sono psiconauti con il disturbo post traumatico dei veterani del Vietnam. Forse hanno fatto piu danni gli anni ’90 che gli anni di piombo.
Il Grunge? Mai coperto. No, neanche il Brit Pop, forse ti sarebbero piaciuti i Pulp.
Va beh, ripeto, niente di memorabile che adesso mi torni in mente. Non saprei dirti, so soltanto che con l’età si diventa piu timorati, guardinghi e paranoici ed é per questo che la Società ama i vecchi ed é fatta di vecchi. Si diventa inoffensivi, come una “cosa posata in un angolo e dimenticata”poetava un Ungaretti stremato dalla guerra.
Ah si poi le solite cose dei corsi e ricorsi della Storia dell’Umanità che ti risparmio: guerre, epidemie, fame, scoperte tecnologiche, mediche, soprattutto estetiste.
Mi restylo ergo sum plus!
Botox, filler, labbra come canotti, sempre piu sature e gonfie rispetto ad una percezione della realtà sempre piu liquida, fluida, inconsistente, astratta, ma tanto, grazie a Dio, si muore uguale e spesso male, come tu mi insegni.
Correggere ogni inestetismo psico-fisico e se il caso é disperato, rimuovere, scartare, occultare!
La filosofia del body positive a sostegno dei files irreversibilmente danneggiati.
No la profezia di Celestino non si é avverata, l’era dell’acquario contiene ormai acqua stagna, e la new age ha venduto l’anima a Scientology.
Ora che ci penso, era da molto che non passavo a trovarti. Il due novembre d’altronde non c’é bisogno di andare al Camposanto per incontrare i defunti. Basta raccogliersi in un centro commerciale a fare shopping con gli zombie.
Ti lascio la solita marlboro che mi scroccavi a ricreazione, sperando che non piova o che se la fumi qualche altra anima scroccona.
No davvero, non ti sei persa poi tanto, riposa pure tranquilla, in pace.
“Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire
spendere tutti i tuoi giorni passati se presto hai dovuto partire
se presto hai dovuto partire
Voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi
voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi “
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Dicono che il tempo addolcisca la perdita, ma non è così. La malinconia per ciò che non è stato continua a perseguitare i vivi.
Certi lutti sono inelaborabili.
C’è tanta roba in cui riconoscermi dentro questa lettera, mi sa che ci siamo diplomati nello stesso anno, oltre che quasi con lo stesso voto.
Mi hai vagamente ricordato Duke che batte a macchina le sue conclusioni in Paura e delirio a Las Vegas.
L’omaggio ai Nomadi chiude davvero bene.
Libro e film culto soprattutto quell’amaro monologo finale di Paura e Delirio. Onorato del paragone, adoro il gonzo writing di Hunter Thompson ma nel mio caso è più una riflessione intimista e dimessa ogni volta che mi trovo ad andarla a trovare. Grazie
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Grazie Ileana, mi conforta sapere che qualcosa arrivi e buchi la pagina, non è facile trattare eventi biografici senza scadere nella retorica o nella pippa mentale solipsista.
Questa Lettera a tratti ha il ritmo e la cadenza di una ballata, tanto che mi ricorda Canzone per un’amica di Guccini. In poche righe hai descritto le caratteristiche di intere tendenze e generazioni, ognuna appartenente a un tempo differente. Ho apprezzato il ritmo e quella vena di malinconia che ho percepito tra le righe.
In effetti è una ideale prosecuzione o una sottotraccia di quella canzone, che ho citato alla fine, ovviamente con il dovuto scarto poetico/lirico dell’originale. Grazie davvero. 🙂
Anche ego trip mi piaceva. Anzi, mi sembra così attuale in questi tempi…
Beh anche ego trip mi piaceva.
retorica da ego trip…(dannato T9!)
Hugo, non so se per uno di quei banali e scontati motiv, o perché hai toccato delle corde che in questo momento, in qualche modo, mi risuonano. In ogni caso perché sei bravo.
Questa volta mi hai preso di brutto.
Un trip forte, che quando torni ti fa male.
Grazie della condivisione dell’ago, alla faccia del rischio, quello vero, che non è mai stato il COVID perché per il COVID, prima o poi, lo sapevamo che avrebbero trovato una cura. O almeno un vaccino.
Sono contento Giancarlo che ci abbia trovato qualcosa. Il Natale è tempo di bilanci e nostalgie acute a dispetto dei festoni per le strade. Forse è solo una crisi di mezza età ma sono contento che trascende l’ego trip. Buone Feste
Intendevo la retorica dell’egoismo trip….