LIA 11:36

Daniele cominciò a respirare come gli aveva insegnato il Dottor Strada. Inspirò e lasciò che l’aria raggiungesse l’addome, poi la lasciò fluire lenta. Nelle orecchie sentiva il tam tam del cuore che sbatteva contro le costole.

«Continui a respirare ancora per qualche minuto» disse il medico.

Era disteso sul divano, le mani aggrappate alle fiancate, come se si trovasse su un relitto in mezzo al mare. Teneva gli occhi chiusi, ma non riusciva a impedirsi di pensare.

E il pensiero correva sempre a Lia.

«Fa ancora brutti sogni, Daniele?» La voce sembrava arrivare da un’altra dimensione. Era così calma, pacata, mentre lui era in mezzo alla tempesta. Ci mise un po’ a rispondere.

«Non lo so, la mattina sono esausto. Suppongo di sì.»

«Le avevo dato un farmaco da assumere prima di andare a letto. Lo ha provato?»

No, che non lo aveva fatto. Se avesse preso quelle pillole forse il sonno sarebbe arrivato e avrebbe dormito senza incubi; ma non era quello che voleva. Aveva bisogno di restare sveglio per ricordare: era l’unico modo per mantenere un contatto con il passato.

Con Lia.

Dalla finestra socchiusa arrivavano i rumori dell’orto: la zappa che percuoteva le zolle e i bambini che si rincorrevano tra i cespugli. Gli uccelli fuggivano dai rami più bassi e formavano stormi nel cielo. Immaginò di essere uno di loro e volò via da quella stanza silenziosa, fatta di attese.

Ora si trovava a Ponte Morandi, dopo la tragedia.

«Lo butteranno giù» disse quasi senza accorgersene. «Mi sento come se fossi aggrappato a uno dei monconi. Quando verranno giù, non resterà più niente.»

Il dottor Strada non rispose.

Daniele aprì gli occhi e guardò l’orologio a muro con i numeri romani. Forse quel giorno anche Lia aveva guardato l’orologio e gli aveva detto che lo avrebbe aspettato, che in fondo dieci minuti non erano la fine del mondo.

E poi il mondo era andato avanti, mentre quarantatre orologi si erano fermati alle 11,36

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Discussioni

  1. Che meraviglia questo scritto. Grazie. Uno dei migliori che ho letto qui fino ad ora. Una scrittura chiara e cristallina, un racconto emozionante che fa vibrare e che poi lascia l’amaro in bocca e tristezza ovunque. Grazie

  2. Le emozioni sono sempre difficili da descrivere e tu lo hai fatto benissimo, in questo breve racconto, ma molto intenso. Ho molto apprezzato l’atmosfera che hai creato, questo silenzio così ben descritto da pause, respiri, non respiri. Ciao Angela, complimenti! Bellissimo racconto di una tragedia che ha scosso tutti

    1. Ciao Giovanni, capisco perfettamente il fascino dell’orto. Se dovesse capitarti, leggi “Al giardino non l’ho detto” di Pia Pera. Un libro semplice, scritto da una persona affetta da una grave malattia (morta dopo la stesura del libro). Pia, oltre che scrittrice, era botanica e aveva un orto personale, che era anche un giardino. Il libro è un lungo addio al suo piccolo paradiso e in quelle pagine, mai strazianti, come si potrebbe pensare, c’è un dialogo interiore con le piante che continua ad accudire e a piantare come ha sempre fatto. Mi è piaciuto il concetto di disordine, perché la bellezza si nasconde nell’imperfezione che è perfetta a modo suo. Perdonami per questo lungo commento, che poco c’entra con il racconto. Il fascino che la natura esercita sulla sottoscritta a volte stupisce pure me 🙂 Grazie per il commento e l’apprezzamento.

  3. Mi hai catturato fin dall’inizio e, nonostante la brevità, è un racconto colmo di emozioni, tenendo conto anche dei fatti a cui fa riferimento, per cui viene facile per chi legge ampliare secondo il proprio sentire la gamma di sentimenti a cui associarlo. Brava!

  4. Bella questa declinazione del laboratorio: Lia c’è, è presente, sebbene non possa più comparire, proprio come nella memoria e nel cuore di Daniele. Complimenti, scrivere un racconto breve ed efficace è difficile, e ancora di più lo è scriverlo brevissimo.

    1. Grazie, Massimo. Concordo sulla difficoltà di scrivere racconti brevi, soprattutto compiuti. Ho visto che hai già scritto tante cose qui e ho già iniziato a leggere un racconto a puntate. Il prologo promette molto bene. Bravissimo come sempre 🙂

  5. Bello, mi è piaciuto. Ho apprezzato l’idea, e anche la scelta di tenere Lia sullo sfondo, una presenza/assenza davvero ben gestita. Peccato solo per la tua errata interpretazione dei caratteri a disposizione: mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa di più di questa storia.

    1. Grazie Demis, mi fa piacere che ti sia piaciuto. Sono d’accordo sul fatto che sia davvero troppo breve, se scriverò altre cose, prometto di essere più prolissa. Tu hai partecipato? Vengo a sbirciare nel tuo profilo…

  6. Storia dei nostri giorni.. Lia, un’immagine sfuggente, non delineata e quasi solo sussurrata ma che si vive bene nella mente del lettore.. Lì Lia ha assunto i volti, i profumi e i sorrisi di tutte le persone che si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato… Hai reso molto bene l angoscia celata dietro le parole del protagonista.
    Brava.
    Alla prossima lettura!!

    1. Il protagonista vive un senso di colpa, penso che sia una delle cose peggiori che possano capitare a chi resta. Lia è una presenza appena sussurrata, ho lasciato spazio ai lettori per immaginare tutto ciò che manca e devo dire che tu lo hai fatto in modo davvero splendido. Grazie mille per il commento 🙂

    1. In realtà Michele, quando ho letto il limite massimo di lunghezza l’ho interpretato come caratteri, invece erano parole. Diciamo che la brevità è stata una non-scelta. 😀
      A parte ciò, io amo molto scrivere e leggere racconti brevi. Non a caso Flannery O’Connor e Carver sono tra i miei autori preferiti. A rileggerci.

  7. Racconto particolare, inatteso. Hai saputo dare una tua interpretazione ai gesti della ragazza pur non coinvolgendola direttamente. La giusta brevità che lo rende intenso.

    1. Ciao Micol e ben ritrovata (la rete è piccola per noi autori).
      Mi capita spesso, davanti alle tragedie, di pensare alla casualità e alle coincidenze che hanno portato lì quelle persone. Proprio in quel posto e proprio in quel momento. Il racconto è una pennellata che entra in punta di piedi e non indugia, come giustamente hai fatto notare. A rileggerci e grazi per il commento.