amore trattenuto

L’amore trattenuto

Un caffè e poi camminiamo vicini sul marciapiede, fino alla macchina. Cerco il tuo sguardo,ma tu fissi l’asfalto. Poi alzi la testa, ti giri un attimo verso di me  e poi l’abbassi di nuovo e contempli attentamente una macchia sulla tua gonna. Il momento di salutarci arriva fin troppo presto, due baci veloci sulle guance e tante parole rimaste nella gola. Chiudi lo sportello e appena ti allontani, mi viene in mente tutto quello che potevo dirti, ma che la paura fa morire prima che arrivi sulle labbra. Un caffè e una camminata, sfiorandoci appena. Ce ne sono stati tanti di caffè, di camminate, di parole. Parole quasi sempre pesate, controllate, mentre le mani cercavano di toccarsi e gli occhi di non guardarsi. Spesso non c’erano neanche i baci finali. Un giorno ho circondato la tua figura triste con le mie braccia forti e hai avuto paura. Hai avuto paura che quell’abbraccio colmasse il tuo dolore. E anch’io, era per dolore che cercavo di entrare nella tua vita in punta di piedi. Speravo in un tuo cenno d’amore. Speravo e ne avevo paura. Quella folle paura che ci ha impedito di camminare tenendoci per mano, di unirci, di amarci, di giocare tra noi come il vento gioca con le foglie sui rami. E quante volte ti ho abbracciata con lo sguardo, quante volte ti ho baciata con la mente,  quante volte abbiamo fatto l’amore senza che tu lo sapessi, stretta tra le mie braccia.

Oggi l’ultimo caffè e poi sparirò dalla tua vita. Aspetti come sempre che ti versi lo zucchero, una piccola cosa, forse l’unica che posso fare per te e mentre lo bevi piano io ti guardo. Tu bevi il tuo caffè e io bevo te con i miei occhi. Tu mi guardi dolcemente, ignara che sarà il nostro ultimo incontro. Tu che ti accontenti anche solo che ti versi lo zucchero nella tazzina, tu che trattieni il tuo amore per me per non venire meno ad un impegno preso tanti anni fa, per non far male. E io che trattengo il mio più o meno per gli stessi motivi e la notte non dormo. Fisso il soffitto e rivedo il nostro primo incontro. Rivedo quella gonna a pois e le tue gambe abbronzate che mi fanno impazzire, il tuo seno che sporge un po’ da sopra il top e i tuoi ricci selvaggi che non sopporti. E’ stato un colpo di fulmine, hai iniziato a camminare sul mio cuore e non riesco più a mandarti via. Ma il dolore ora è troppo, non riesco più a sopportarlo. Quante volte avrei voluto prendere il tuo viso con forza tra le mie mani e baciarti, baciarti all’infinito. Baciare quelle tue piccole labbra così dolci e sofferenti, sfiorare il tuo collo con la mia bocca e rimanere impigliato nei tuoi capelli. Invece di camminare sul marciapiede accanto a te, vorrei passeggiare su di te, arrampicarmi sulla tua schiena di velluto, dissetarmi nella tua bocca e riposare sui tuoi seni. Non c’è un momento della giornata in cui non pensi a te, a quanto ti voglio, ai tuoi occhi, alla tua voce. Amo i tuoi capelli ribelli, il tuo naso, le tue lentiggini, le tue mani, il tuo ventre, i tuoi piedi, il tuo sorriso. Le tue guance che vanno in fiamme quando ti faccio un complimento, il tuo dondolare le gambe, i tuoi nei sul collo, i denti imperfetti. Amo il tuo modo di appoggiare la tua mano sotto il mento come stai facendo adesso, ma io sto morendo perché so che quelle mani non mi sfioreranno mai… Che dopo il caffè, ci sarà sempre quella camminata sul marciapiede e nient’altro. E come sempre i nostri cuori si rincorreranno da lontano, ci baceremo senza saperlo e più il tempo passa e più fa male. Vorrei tenerti sempre con me, ma so che sarai solo la mia più dolce e fedele amica, la zia dei miei bambini che ami tanto. Ma per me ci sarà  solo e sempre l’amore trattenuto. Ho provato a stringere il cuore, ma le forze mi mancano. Un altro caffè e non potrei più trattenermi. Non potrei più fermare le mie mani, ne la mia bocca, niente. Vorrei fare l’amore con la tua anima, venire dentro di te, abitare nel tuo corpo, diventare una persona sola.

Anche oggi il tempo è volato. Ti accompagno alla macchina tremando, perché so che è l’ultima volta e penso a quanto starai male quando lo capirai. Mi odio perché vorrei abbracciarti, stringerti a me, non lasciarti più andare via e invece non riesco a fare niente. Vorrei dirti che anche se ci siamo solo sfiorati, tu sei in me e non uscirai più dalla mia vita. Ma forse soffriresti ancora di più. Così ce l’avrai con me per un po’ e poi forse, forse, ti passerà. “Ciao, ci vediamo lunedì.” “Si, ciao. Fammi uno squillo quando arrivi.” “Va bene. A dopo.” Gli ultimi due baci e tu che non sai non capisci perché oggi ti stringo così forte e non vorrei lasciarti andare. Sali in macchina, ti giri a salutarmi e io precipito nel vuoto. Te ne vai con un pezzo di me che non tornerà più. “Ciao, sono a casa. Ci sentiamo domani!” “Si, ci sentiamo domani e… eri bellissima oggi. A domani!” Domani! Sarà un domani spento senza te, senza il nostro caffè.

Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Grazie a te, Alessia! Si, volevo scrivere te. L’avevo notato, ma non mi sono messa a correggere, perché faccio fatica ad usare il computer. Ora lo farò. E grazie ancora per lo splendido commento.

  2. Un percorso emotivo di enorme intensità. La tua scrittura è sempre un viaggio di scoperta, fatto di molta introspezione. In questo, l’uomo prepara una separazione definitiva che si può toccare, perché è palpabile.
    Sei brava, Paola, sei capace di dare forma ai sentimenti, di non essere mai scontata, allontanandoti dalla superficialità per scendere nel profondo. Del resto tu sei così, la tua scrittura, pur non parlando direttamente della tua vita, è delicatamente complessa e altrettanto luminosa, esattamente come te.
    A pagina 1 ho notato un piccolo errore di battitura, eccolo: “Invece di camminare sul marciapiede accanto a te, vorrei passeggiare su di e…”(immagino volessi dire “su di te”)… perdona la pignoleria, ma il mio occhio da editor non si chiude mai, mi pareva giusto avvertirti, così puoi correggere subito.
    Grazie per questa emozione.

  3. Conoscendo la tua penna Paola non posso che confermare a Tiziano che quando pensi e parli da uomo mi fai quasi paura (in senso metaforico naturalmente), perchè i tuoi racconti al maschile sono davvero centrati 😉

  4. Si, hai ragione Tiziano. L’ultima parte va sicuramente rivista e no, non è stato difficile calarmi nella mente di un uomo. Non so per quale motivo riesco a scrivere meglio nei panni di un uomo. Non so spiegare perché, ma ho scritto atri racconti con un protagonista maschile e sicuramente sono venuti meglio di altri, Chissà…

  5. questa storia, breve e dotata di una violenta carica emotiva, così com’è raccontata, mi sembra compiuta. potrebbe, in linea teorica, trattarsi di un frammento di una storia da sviluppare, ma il modo in cui è raccontata disegna un’iperbole completa, con un finale a cui non è necessario aggiungere altro. Da un punto di vista meramente formale, curerei forse solo l’uso del virgolettato nel dialogo finale. All’autrice domando: è stato complicato calarsi nella mente di un uomo?

  6. La delicatezza delle tue parole accarezzano l’anima del lettore e consentono l’immediata empatia.
    Il protagonista nascosto di questa narrazione è l’addio incarnato nel “l’amore trattenuto, nel sacrificio, nel baratro che tutti, almeno una volta, abbiamo vissuto dentro i tessuti più profondi del nostro cuore incidendo, dell’ultimo incontro, dettagli, sfumature, destinati a rimanere indelebili nel diario delle memorie.
    E tu, Paola, ne hai colto il fulcro, miscelando il tempo e le emozioni, tra presente, passato e futuro, nell’asincrono countdown tra i due amanti al bivio.
    Il punto di vista maschile è espresso con la sensibilità, ma anche con il pragmatismo che è proprio dell’uomo facendo del tuo racconto un esperimento di cambio di veste perfettamente riuscito.
    E non ti nascondo che ho sentito gli occhi velarsi di commozione.

  7. Interessante la mancata attribuzione di genere al/alla protagonista, che se all’inizio lascia il lettore spaesato, gli permette in seguito diverse riletture in base ai contesti applicati, preservando in tal modo la freschezza narrativa.