
L’uomo deja vu
La voce proveniente dalla radio apparteneva ad un deejay. Timbro profondo, inconfondibile, penetrante. Conduceva il solito programma sulle canzoni più gettonate del momento, la gioventù ballava nel week end nelle sue serate in discoteca. Bartolomeo ascoltava e se la rideva davanti allo specchio con un paio di forbici. Pensava a circa due mesi prima, in piena estate, in spiaggia. Solitamente macinava una cinquantina di chilometri prima di giungere ad una baia dalla sabbia gialla, finissima, dal colore desertico. Sistemò metodicamente l’ombrellone al solito punto, distante giusto quei dieci metri dalla riva in modo da evitare il contatto con il cicaleccio di famiglie e di bambini che s’inseguivano con pistole ad acqua. Amava leggere sotto l’ombrellone in estate e sui tram d’inverno. La presenza di quel deejay l’aveva distratto. Era la prima volta che lo vedeva lì. Decise di farsi un bagno per assicurarsi che fosse lui, aveva appoggiato un piede sulla parte pendente e asciutta della riva e l’altro immerso dentro l’acqua. S’allontanò dal suo ombrellone con la tovaglia sotto braccio e la poggiò spiegandola proprio vicino alla riva. Il deejay, a circa mezzo metro, stava chiacchierando con un signore dal petto cadente e dai capelli bianchi. Il tempo di testare la temperatura dell’acqua e si tuffò, le bracciate rapide di Bartolomeo tagliarono il mare segnando una striscia decisa di schiuma. Il suo bagno finì presto, prese la tovaglia e se la passò per tutto il corpo. Indirizzò il suo sguardo, a lungo, verso il deejay, il quale ascoltava in maniera educata le parole di quel signore. Sentendosi puntato, l’intrattenitore guardò in direzione di Bartolomeo proprio quando lui per pochi secondi aveva indirizzato il suo sguardo verso l’orizzonte. Subito dopo rimase leggermente stordito, il suo volto dalle guance pronunciate e butterate s’imbruttì di perplessità. Bartolomeo, nel frattempo, già sdraiato ad occhi chiusi sulla tovaglia, teneva la testa rivolta verso il deejay, il braccio a proteggere la visuale e l’orecchio completamente scoperto e disponibile per l’ascolto. Dopo circa un minuto l’uomo dal petto cadente fece notare al suo interlocutore che aspettava una risposta alla sua domanda. Il deejay chiese scusa per la sua distrazione e se la fece ripetere.
-Ti avevo chiesto se ti va di venire ai Caraibi, con me e con la mamma a fine Dicembre?- Chiese l’uomo poggiando la mano sulla spalla del deejay.
-Non lo so. Devo chiedere ad Enrica, entrambi forse saremo impegnati con i veglioni di fine anno…-
-Ma non è che mi devo preoccupare, va tutto bene fra te e lei?- Gli chiese con fare paterno.
-Non ce ne affatto bisogno, infatti…-
-Prima quando te l’ho chiesto avevi la faccia di uno molto distratto e quindi ho pensato…-
-Ma no babbo, oramai i problemi che abbiamo avuto nei mesi scorsi li abbiamo superati…quindi puoi stare tranquillo…ero distratto perché…c’è…un tizio…disteso a riva…ma non ricordo dove l’ho visto…- Disse mentre il padre annuiva.
Il deejay rimase a spremersi le meningi e continuava a guardare quella sagoma adesso seduta che si spalmava con le dita una piccola quantità di crema sulla fronte e sul naso. Subito dopo Bartolomeo si voltò lato monte per controllare la condizioni dell’ombrellone che aveva subito dei danni a causa delle forti raffiche di vento dei giorni passati. Ad intervalli di pochi secondi s’assicurava sadicamente che l’espressione del deejay rimanesse in difficoltà. Infatti rimase con la fronte aggrottata in cerca di un ricordo da associare a quella faccia e cosa che più lo sorprese fu che il deejay rimase in quella posizione senza fare mai il bagno. Bartolomeo fece ossigenare i polmoni facendoli ridere. Una risata nascosta che lo arricchiva di un importanza arcana e misteriosa. Altri episodi simili avvenuti in vari luoghi e situazioni della città, con donne, uomini e in circostanze molteplici. Eppure si definiva un perfetto sconosciuto, un perfetto anonimo e lo era di fatto. Aveva viaggiato e aveva avuto delle passioni avventurose con donne in varie città d’Europa. Se le stava contando nel palmo della mano mentre era ritornato dalla sua, di distrazione, con il volto perfettamente rasato, con un sorriso beffardo e il lavandino paralizzato dalla sua vecchia barba. Cresciuta appositamente pur di sfatare la sua riconoscibilità. Precedentemente le aveva tentate tutte immerso in un sistematico trasformismo. Capelli lunghi, solo pizzetto con taglio punk di un verde vernice. Molteplici tagli di capelli richiesti al parrucchiere di turno. Baffi veri, baffi finti. Look tribale con piercing e orecchini suscitavano le medesime impressioni a tutti gli incontri e la solita frase. -È come se ti avessi visto già da qualche parte…-Gli dissero in tante con aria malinconica e languida. Anche quando rimasero solo sedotte, tentate dal suo fascino. Secondo lui l’amore era un moto dell’animo originato da un richiamo estetico e doveva bruciare i corpi fino all’estinzione della passione. Stessa frase gli uomini ma con un’aria che andava dalla curiosità al sospetto. Proprio in quel momento il ricordo s’estinse e lui accese la televisione. Quelli che stava guardando li avrebbero riconosciuti in molti per le strade. Per anni si chiese come mai succedesse lo stesso a lui avulso da quel mondo. Uscì e durante la sua passeggiata nel centro storico venne bloccato da un uomo col microfono. Il giornalista frenò il suo passo svelto, ma non riusciva a fare la domanda continuando a guardarlo con il gelato in mano e l’operatore in fase di registrazione. Dopo una serie di tentennamenti fece la sua futile indagine sociale.-Ferie d’agosto…rimarrà in città o le passerà fuori?-
Bartolomeo s’avvicinò al microfono, lentamente, come un cantante che stava per esibirsi.
-Non lo so ancora. Ma dovunque andrò crederanno di conoscermi. Sono l’uomo deja vù, faccio parte dell’immaginario collettivo!- Disse allontanandosi e lasciandolo di sasso.-Questa mettetela, voglio rivedermi in tv!- Affermò ammirandosi nello specchietto di un sidecar nero metallizzato. Prese posto all’interno del sedile in pelle. Il giornalista continuò a guardarlo e titubante spiegò all’operatore che gli ricordava Oscar Wilde ma il collega reagì ammettendo la più completa ignoranza a riguardo. Bartolomeo decise proprio in quella giornata di prendere congedo dagli interrogativi esistenziali. A qualcuno prima o poi avrebbe raccontato la sua storia. I passi leggiadri continuarono lungo la strada lastricata di sampietrini, i suoi tratti somatici tagliavano l’aria di una magia cosmica per farsi riconoscere nel loro perfetto anonimato.
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Leggendo questo librick si respira un’atmosfera rallentata, mistica, sospesa sul sottile confine del surrealismo, in cui solo chi attraversa una crisi esistenziale può ritrovarsi. Scrittura scorrevole, e il finale tinto di narcisismo aiuta ad alleggerire il fardello letterario dell’uomo deja vu.