MOVIMENTO IN TRE TEMPI 

   «Non ho voglia di dormire» disse il Passato alla sua mamma.

   «Su, non fare i capricci. Chiudi gli occhi e pensa solo a cose belle. Dormi.» La mamma spense la luce e chiuse la porta dietro di sé.

   Ma lui non ne voleva proprio sapere. Rigirandosi nel letto, non riusciva a non pensare a quanto si era divertito quel giorno con il suo amico Futuro. Avevano corso un sacco ad acchiapparella. Ma quel gioco non gli piaceva molto: perdeva sempre lui. Il suo amico infatti era di gran lunga più veloce e gli sfuggiva ogni volta che stava quasi per afferrarlo. A nascondino, invece, si che era forte. Aveva un talento innato.

   Il bimbo si stava agitando parecchio perchè voleva giocare ancora, subito, senza aspettare l’indomani mattina.

   All’improvviso sentì bussare alla finestra. Si alzò e andò a vedere: era Notte.

   «Che ci fai tu ancora sveglio?» gli chiese quella.

   «Non riesco a dormire perché vorrei giocare con il mio amico Futuro.»

   Notte allora gli spiegò che adesso c’era lei lì fuori e non confidava proprio nel fatto che la mamma del suo amico l’avrebbe lasciato uscire col buio.

   «Non è vero!» brontolò allora lui «È solo una scusa! Non c’entra niente il buio. Le mamme non lasciano mai fare ai bambini quello che veramente desiderano. Comandano e basta»

   «Non dire così. Le mamme vi vogliono bene e fanno quello che credono giusto per voi» lo corresse Notte «Adesso fuori è buio e quindi è pericoloso uscire. Ecco perché vi dicono di stare a casa. Domani, quando Sole mi darà il cambio, tu e Futuro potrete vedervi di nuovo e giocare quanto volete.»

   Ma Passato non era convinto. Lui voleva giocare adesso, non domani. Non riusciva a comprendere perché doveva aspettare così tanto. «Voi grandi non riuscite a capire noi bambini, non ci ascoltate fino in fondo. Se solo provaste a vederci per quello che siamo, capireste.»

   Notte rimase un attimo a riflettere. Poi gli rispose: «Forse hai ragione tu, ma resta il fatto che se esci là fuori a quest’ora rischierai di perderti nel buio.»

   Il bimbo allora mise il broncio e si tappò le orecchie con le mani. «Non voglio ascoltarti più. Torna nell’oscurità da dove sei venuta.»

   Notte scosse la testa sconsolata e sparì. Il bambino, anch’egli sconsolato, tornò a letto. Ma continuava a non avere sonno.

   Dopo poco, Passato sentì un ticchettio contro vetro. Tornò alla finestra e, non vedendo nessuno, domandò: «Ciao, chi sei?»

   «Ciao, sono Vento. Ero qui che volteggiavo attorno e ho sentito per caso quello che Notte ti ha detto. Sai, lei non capisce.»

   «Già» constatò sconsolato il bambino, con lo sguardo triste.

   «Ma io ti capisco, sai? So cosa vuol dire non essere visti pur essendoci, e per giunta sotto gli occhi di tutti» disse Vento, proponendogli poi: «Perciò ti aiuterò.» Quindi spalancò la finestra e, con un soffio formidabile, sollevò il piccolo trasportandolo fuori, per poi farlo planare dolcemente sull’erba.

   «Uh, che bello! Sono uscito! Adesso andrò subito da Futuro e così finalmente giocheremo!» gridava tutto contento Passato, che adesso aveva preso a saltellare avviandosi verso la casa del suo amico.

   Il fioco bagliore azzurro della piccola lucina scaccia-paura sul comodino emanava un corto barbaglio fuori dalla finestra. Futuro si svegliò di soprassalto. Chi stava battendo i pugni alla sua finestra? Alzatosi dal letto si avvicinò al vetro, stropicciandosi ancora gli occhi tutto assonnato. Appena riconobbe Passato, gli chiese sorpreso che cosa stesse facendo lì fuori a quell’ora.

   «Dai, vieni. Adesso al parco giochi non c’è nessuno e quindi sarà tutto per noi. Potremo divertirci come vogliamo e giocare tutta la notte!» cercò subito di convincerlo il suo amico, carico di entusiasmo ed energia.

   Futuro, però, era dubbioso. «Ma sei sicuro? Di notte noi bambini dovremmo dormire, e non disubbidire alle nostre mamme. E se ci scoprono? Io non ho nessuna voglia di venire punito!»

   «Fifone! Fifone!» iniziò allora a canzonarlo l’altro, accompagnando lo sfottò con dei gesti con le mani.

   Lui, allora, si irritò molto, ribadendo che non era affatto vero e non c’entrava niente la paura.

   Ma alla fine, come accade per molti uomini, l’orgoglio vinse. Accettò quindi di seguire l’amico, fino al parco giochi.

   I due giocarono allegramente per un lungo tempo. Ad un tratto però si udirono dei passi che fecero tremare la terra. Comparve un gigante: era Presente. Probabilmente era stato attratto da tutto quel vociare e forse avvertito da qualcuno.

  «Cosa ci fate voi due qui fuori a quest’ora della notte? Non è il vostro tempo adesso, dovete dormire» iniziò quello, visibilmente turbato. «È molto pericoloso ciò che avete fatto. Questo tempo è di mio dominio, e di mio dominio soltanto!»

   Quindi proseguì, comandando solenne: «Per punizione tu, Futuro, che ti sei palesato anzitempo, sarai destinato a illudere gli uomini.» Arrivò un nuvolone spaventoso che scaricò fulmini e pioggia sul bimbo, sciogliendolo fino a farlo scomparire.

   Poi, Presente si rivolse all’altro bambino disubbidiente. «E tu, Passato, dato che hai preferito non dormire, sarai destinato a tormentare gli uomini che non vogliono dimenticare.» Chiamò allora Vento, che prese il bambino e lo portò via con lui trascinandolo negli abissi della notte.

   Ed è così che ancora oggi molti uomini vivono male il presente pensando continuamente solo al futuro, ansiandosi per ciò che potrebbe accadere e che quasi mai si avvera esattamente come l’avevano immaginato.

   Allo stessa stregua, molti uomini rimangono rinchiusi nella notte del loro passato, incapaci di lasciarsi alle spalle una vissuto che è solo memoria e che non ha più senso di essere l’unico riferimento.

   Quegli uomini purtroppo rischiano di essere inadeguati a vivere il presente, solo perchè non lo vedono per quello che è. Dovrebbero invece imparare ad aprire gli occhi per cogliere le giuste opportunità che il tempo propone loro. Sarebbe bello che trovassero pace bastando a sè stessi, e trovassero il coraggio di innalzare i loro respiri per farli incontrare nel vento.

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Discussioni

  1. Non posso che complimentarmi con te. Bella l’idea e scritta bene. Ho apprezzato la frase “trovare il coraggio di innalzare i loro respiri per farli incontrare nel vento”, che ho trascritto nel mio libricino delle citazioni. Personalmente, sul ruolo di Passato e Futuro rispettivamente per dolori e delusioni, introdurrei le figure di Trauma e Aspettativa (magari in una puntata successiva? la leggerei volentieri!), che restituiscono la responsabilità alla persona, piuttosto che attribuirla ad una dimensione spazio-temporale, il cui concetto è del tutto relativo. Complimenti, bravissimo favolista.

  2. Amico mio, tu sei un genio! Incredibile questo racconto, che meraviglia! E la parte che ho adorato: Vento che bussa alla finestra di Passato, entrambi invisibili ma reali. Bellissimo, bravo!