Quartiere Marina

Serie: Città di Castello


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Per ottenere risposta a quella domanda, non potevo far altro che mettermi in gioco. Ah, che bella via Manno e tutte le sorprese che regala!

Ma ora torniamo a noi, e alla mia superba curiosità.

Un elegantissimo, bianco fedora le adorna maestosamente il capo, dal quale fuoriescono lunghi e liscissimi capelli neri, con una piega leggermente ondulata. Porta dei vistosi orecchini, rotondi, dal diametro decisamente grande e un piccolo ciondolo posto proprio al centro. Sembra che ha una forma simile a quella di un gatto, tipo seduto, ma non lo vedo bene da così lontano. Un lungo abito in tulle stile impero anch’esso bianco, ne lascia tutte le braccia scoperte e persino le spalle, nelle quali intravedo vaghi riflessi di alcuni strass nelle trasparenti spalline.

Io, a bocca aperta ormai da chissà quanto, finché lei si gira, tirata da un movimento improvviso del cane.

 

Noto un tatuaggio, subito sotto il suo polso destro, nella fine dell’avambraccio.

Sembra una pianta o qualcosa del genere, anche quello non l’ho visto bene.

D’altronde la vista non è più quella di un ragazzino mentre l’intuito invece ragazzi, beh… quello si è affinato negli anni, diventando sempre più astuto ed intelligente. Cauto e guardingo, ma praticamente sempre sul pezzo.

Un po’ come del buon vino conservato bene, che più passa il tempo e più saprà omaggiare lautamente chi avrà l’onore di servirsene. Comunque quell’inchiostro disegnato sulla sua pelle mi porta subito di rimando al mio, di tatuaggio: ancora limpido e fiero sta nel braccio sinistro da almeno quarant’anni.

Ribattuto solo una volta dall’ora, provo la sensazione che anche quello portato dalla donna abbia tantissimi anni.

 

Lei d’altronde, è appena sulla sessantina, come minimo. O almeno credo, può trarmi in inganno.

 

Voglio comunque andare oltre, son deciso a sentire la sua voce, scambiare in primis qualche sommaria parola.

In qualche modo penso che la presenza del cane mi torni utile nel primo approccio, mentre dalla posizione che ora lei mantiene ho perso completamente di vista il suo tatuaggio. 

Prendo un piccolo respiro e penso che tergiversare sia meno proficuo di qualsiasi cosa, dunque mi muovo.

 

Proprio mentre cammino in direzione sua e quando lei sembra accorgersi di me, vengo investito dal suo profumo.

 

Vacillo, con tutto me stesso. No, non fisicamente, assolutamente no!

 

Quel profumo mi destabilizza, come se qualcuno ha raccolto per lunghi anni i freschi petali di chissà quale genetica combinazione floreale per poi lanciarmeli addosso tutti insieme, in quel preciso istante, ricoprendomi totalmente da testa a piedi come l’acqua alla fine della cascata sensoriale sotto la quale io mi trovo.

Sorride, e guarda leggermente verso il basso. 

Forse ha visto in me un segno di cotanto stupore e rapimento insieme, resto ammaliato.

 

In preda all’imbarazzo, ormai a due passi da lei, dico:

«Come si chiama?»

 

E prontamente, mi risponde «si chiama Minnie! Fai ciao al signore, Minnie! con vocina dolce, in direzione del cane.»

«No, come si chiama lei, intendevo…» la spiazzo immediatamente.

Si, non posso farle passare liscia la precedente destabilizzazione. Sarò anche un inguaribile esteta, si.

Un amante dell’eleganza e vengo vorticosamente trascinato nei meandri delle sensazioni, okay, ma… fregarmi in quel modo, attraverso quel profumo, è stata una cosa alquanto inaspettata.

Perciò me la deve in qualche modo pagare, questa mia prima uscita è proprio il prezzo per cui la obbligo a sborsare.

«Oh, scusi, non… non me lo… Piacere, io sono Giovanna» dice, protendendo una mano verso di me.

Allora decido di giocare il tutto e per tutto, o la va o la spacca.

Con i polpastrelli della mano destra tocco le sue morbidi dita.

Sento che ancora conservano gelose il velluto di un tempo, saggiamente celato da una coltre di ben vestite ed amare vicissitudini e gliele stringo leggermente, mentre mi inchino, dandole un sottile bacio sul dorso:

«Franco, madame, scusi se la disturbo. Non ho potuto fare a meno di notarla, in mezzo a tutte queste persone. Mi son detto che…» la mia frase non trova seguito, perché vengo interrotto. 

 

Lei ha per un attimo sorriso, imbarazzata, poi togliendo la mano se ne esce con un secco: «molto gentile, signor Franco, arrivederci» girando le spalle, dando subito un secco strattone a Minnie, che come un automa sotto i comandi dello stesso programmatore si appresta a sgambettarle vicino, andandosene entrambe via.

Non posso fare altro che deglutire le poche parole rimastemi in gola, le quali mi lasciano una pesante sensazione mischiata al sapore intenso del caffè precedente e, in questo preciso momento, mi viene una forte nausea.

Mando giù il rospo, e un po’ scocciato dai sentenziosi occhi addosso di alcuni passanti che hanno più o meno in primo piano visto e sentito la scena, continuo a camminare. Ho fatto qualcosa di sbagliato, mi domando?

Sono stato eccessivo? Oppure son sembrato semplicemente un idiota, madame..!?

Ma che mi è saltato in mente, dove cazzo siamo, in Francia!? Dio santo.

Lo vedi? Devo smetterla di farmi trascinare cosi tanto dagli eventi, come ancora oggi mi rimprovera la mia ex moglie.

Cerco di non farci momentaneamente caso, stacco per un attimo la spina dei pensieri legati a questa maledetta o benedetta Giovanna, come diavolo si chiami, e continuo a dirigermi per la mia strada.

Conservavo nelle tasche dei pantaloni, la mia Oval 838 Half Brent Dublin color nocciola, la pipa Brebbia Pura che mio figlio mi ha regalato qualche giorno fa. Ultimamente poco avvezzo al suo utilizzo, mi ritrovo come desideroso di scacciar via del fumo sotto forma di malinconia. Cioè, che dico, di scacciar via quest’ansiogena e malinconica sensazione attraverso gli sbuffi pesanti e corposi del tabacco.

Chissà se l’apposito filtro di balsa da 6mm l’ho sistemato bene stamattina, non mi ricordo.

D’altronde ripeto, questi giorni sto fumando pochissimo.

Ora ne sento il bisogno, e si. Giovanna, o come ti chiami, la colpa è solo tua.

Non è mio solito puntare il dito verso gli altri, ma sono abbastanza certo del fatto che quando salirò tutti quei gradini, arrivando finalmente nella maestosa terrazza Umberto I ad osservare cielo e mare che si fondono in un solo numero dell’immaginario pantone simpaticamente usato dal pittore che oggi dipinge la mia giornata…

…penserò solo a te.

Serie: Città di Castello


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Discussioni

  1. Che interessante incontro che ha avuto il nostro protagonista!
    Solo che, come ha ben detto anche lui, non dovrebbe lasciarsi trasportare così tanto dagli eventi. E non dovrebbe fumare. 😊

    1. Eh, i vecchi vizi son duri a morire e lui non è più un giovinotto! Anche se ha una certa età, ogni tanto si concede qualche vigorosa boccata. Sicuramente non va in astinenza come Frank 🤣 Lieto comunque, di averti sollazzato con il nostro cagliaritano in giro per i quartieri storici.

  2. “E prontamente, mi risponde «si chiama Minnie! Fai ciao al signore, Minnie! con vocina dolce, in direzione del cane.»«No, come si chiama lei, intendevo…» la spiazzo immediatamente.”
    Mi ha ricordato immediatamente la pubblicità dell’auto! 😅

    1. Ahahahah, dai, ma… di che auto? 😅 Presumo la recente “topolino” ma io non guardo le reti televisive, le pubblicità se le sento son solo quelle che talvolta appaiono durante l’ascolto su Youtube.

  3. A chi non è successo? Di essere liquidato dopo una, più o meno innocente avance. Succede, meglio far finta di niente e andarsene con la coda fra le gambe. Mi è piaciuto. Occhio ai tempi verbali.

    1. Grazie davvero, Giuseppe! Si, talvolta i tempi sono un errore in cui cado ahimè facilmente! Per questo sono molto contento che tu abbia commentato, ti ringrazio! Per quanto riguarda il protagonista chissà, dai. Ha fatto bene a gettarsi, magari la donna non era pronta per una cosa del genere!

  4. C’è un gravissimo errore di ortografia quando parlo del tatuaggio di lui. Anziché d’allora è rimasto dall’ora come aveva inizialmente scritto il correttore automatico da tastiera mobile. Eppure lo avevo cambiato, ricordo benissimo. Non capisco

    1. Puoi modificare il testo cliccando sul piccolo, piccolissimo tasto “Modifica” vicino al titolo, che solo l’autore può vedere. Forse, proprio per le sue dimensioni ti era sfuggito. 😊👌

      1. Ciao carissimo, no ma ti dirò, il tasto lo conosco benissimo. È ben visibile sia da mobile che da laptop, però una volta che pubblico… mi secca, rimandare “in sospeso”. Preferisco lasciarlo così. Un po’ come un dipinto, che una volta terminato resta così com’è, senza potervi apportare modifiche. Vorrà dire che ci dovrò stare ancora più attento, mi aiuterà nel migliorare me stesso!